Il battesimo del fuoco[1/5]

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Le decisioni sono soltanto l'inizio di qualcosa. Quando si prende una decisione, in realtà si comincia a scivolare in una forte corrente che ti porta verso un luogo mai neppure sognato al momento di decidere.

(Paulo Coelho)

Il cielo imbrunì presto e le nuvole illividirono, colmandosi dell'aria umida della sera

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Il cielo imbrunì presto e le nuvole illividirono, colmandosi dell'aria umida della sera. Il vento le sospingeva in avanti, le gonfiava e vi passava attraverso, per poi calare in una parabola discendente tra le strade di Kalaspirit e nel cortile della scuola. Era un vento caldo e secco, che spolverava la terra di granelli di sabbia rossa e scrocchiante. Anche a occhi chiusi, Nemeria percepiva la loro carezza ruvida sulla guancia e tra le ciglia. Si stropicciò le palpebre, stronfiò per togliersi i granuli rimasti appiccicati alle labbra e alle narici e abbracciò il paesaggio con lo sguardo.

Erano già passate due ore dall'inizio della prova e alcuni si erano addormentati, per lo più ragazzi della sua età o poco più grandi, probabilmente sfiniti dagli allenamenti del pomeriggio. Erano stati svegliati dai maestri che li sorvegliavano ed esortati a tornare nelle loro stanze senza possibilità di replica. Non che avessero qualcosa da obiettare: avevano fallito la prova e questa consapevolezza si accompagnava a un'espressione diversa per ognuno. Nell'indifferenza, Nemeria poteva cogliere la vena della paura; nella stanchezza, l'ombra del dubbio; nell'incertezza, la ruga della rassegnazione.

Non li seguì mentre si allontanavano, né si soffermò più di tanto sui loro mormorii preoccupati o sui singhiozzi decapitati tra i denti. Per quanto provasse dispiacere per loro, non doveva perdere di vista il suo obiettivo. Così lasciò che il vento acchiappasse gli strascichi delle loro conversazioni e li disseminasse lontano da lei, prima che piantassero radici nella sua testa.

Al suo fianco, Noriko piegò una gamba, distese le braccia e chiuse pollici e indici ad anello. Era stato il suo unico movimento in quelle due lunghe ore. A piedi nudi nella sabbia, si manteneva in perfetto equilibrio, come se non avesse fatto altro in tutta la sua vita. Anche l'immobilità di Ahhotep era ammirabile, seppur diversa. Se lei era uno stelo d'erba bloccato nel ghiaccio, una vita cristallizzata nell'inverno, Noriko era una quercia che sfidava il vento.

Durga pareva riposare all'ombra dei suoi rami. Aveva disegnato una griglia e vi aveva disposto dei sassolini che aveva trovato frugando sotto la sabbia. Per distinguerli, aveva disegnato una mezzaluna bianca con l'unghia, ripassandola due o tre volte perché fosse visibile. Quella era forse la quinta partita che cominciava, Nemeria non le aveva contate tutte. Però aveva notato che quel gioco catalizzava completamente la sua attenzione. Avrebbe volentieri partecipato anche lei, se solo avesse potuto chiederle di spiegarle le regole.

Udì un lieve russare alle sue spalle, il respiro lento e profondo del sonno. Una donna con il collo adornato da collane colorate e le labbra dipinte di blu avanzò verso una ragazza che era crollata rannicchiata di lato. Al suo fianco, chiuso come una chiocciola, dormiva il suo compagno, uno sha'ir con i capelli macchiati d'oro e il collo chiazzato di lentiggini.

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