L'inizio del torneo[2/5]

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Nemeria rimase in silenzio a macinare tutte le informazioni. Tutti, a modo loro, stavano bene e si erano salvati. Sopravviveva un solo nome da spuntare alla lista. Per quanto lo odiasse, era giusto che chiedesse anche di lui.

- E Dariush, invece? -

- Non credevo ti interessasse sapere qualcosa di lui. -

- Era comunque un membro della famiglia. -

- Questo tuo attaccamento è commovente, Fiammella. Nonostante tutto quello che ha fatto alla sua donna, a te interessa sapere se è vivo o se è morto. Sono davvero colpito. -

- Parla. - ringhiò Nemeria di rimando.

- Ammetto sia anche divertente stuzzicarti, ma per oggi è meglio non tirare troppo la corda. - gracchiò e si sistemò in modo da intrecciare le gambe con quelle di Zahra, - Lui è stato comprato da Mina ed è diventato uno dei suoi gladiatori preferiti. Domani, se vi affronterete, sarà una gran bella sfida. -

Il tono crudelmente divertito della sua voce non le piacque affatto.

- Vive nell'altra ala della scuola? -

- Ovviamente. Ho sentito voci interessanti su di lui, roba da farti tremare fin nelle ossa. -

- Cosa? -

- Cose da paura, come ti ho detto. - alzò la pietra di luna all'altezza occhi di Zahra, - Che ne dici? Questo vale abbastanza per rivelarle ciò che abbiamo sentito? Ah, e non dire di no solo perché ti sta antipatica, capito? -

La Dominatrice non rispose subito. Si prese il suo tempo per squadrarla, per sezionarla con quegli occhi così colmi di risentimento che Nemeria poté sentirne il peso tangibile sulla pelle. Fu allora che le balzò all'occhio la leggera bruciatura che le deturpava la guancia. Si mimetizzava molto bene nel colorito scuro, ma più la guardava più coglieva i segni di diverse cicatrici. Quelli più espansi si localizzavano sul viso e sulle braccia ed erano ustioni. Lievi, lievissime ustioni che lei le aveva inflitto durante lo scontro alla cisterna.

- Non lo so. Sei tu l'esperto di queste cose. - proferì dopo un po'.

- Dai, pensaci. Sei una Dominatrice della terra, te ne intendi di gemme e pietruzze. -

Zahra la prese in mano e la osservò in controluce con solo un occhio aperto. Solo il tenue lucore giallastro che barbagliava sul fondo della pupilla lasciava intendere a Nemeria che la stava analizzando.

- È una pietra di luna pura, senza altre contaminazioni. - la lasciò cadere sul palmo aperto del suo compagno.

- Allora posso scucirmi un po'. - decretò Abayomi.

Non aveva smesso di fissarla nemmeno per un istante. Per quanto la rabbia le facesse ribollire il sangue, Nemeria non poteva non sentirsi intimorita. Non sapeva se a raggelarla fosse il suo viso deturpato dalle fiamme o la follia in quegli occhi senza ciglia che trasfigurava ogni suo sorriso in un ghigno.

- Dicono che è uno di quei gladiatori che arriva sempre al suo limite, ma che in qualche modo riesce a tornare indietro. Quando gli manca tanto così dal diventare un mostro, ecco che rinsavisce. Mina lo adora proprio per questo. Lo dice spesso quando andiamo a cena da lei e lo guarda con degli occhi, oserei dire, da innamorata. - simulò un sonoro sospiro d'amore e sghignazzò, divertito da se stesso, - Io ci spero sempre che scoppi mentre siamo lì, ma sa mantenere bene il controllo. -

- Non l'ho visto durante la prova. - obiettò Nemeria.

- Che importanza ha? Mina ha già preventivato che, probabilmente, non arriverà vivo alla fine del torneo. È andato troppo in là per poter tornare indietro. - si massaggiò il mento, corrucciò le sopracciglia e accarezzò la coscia di Zahra, meditabondo, - Ammiro la sua stupidità per certi versi. Ha creduto di poter fare soldi combattendo nell'arena e ha continuato a farlo finché persino lui ha capito di essere a un passo dal trasformarsi in Jin. -

- Dariush? Nell'arena? -

- Dalla tua faccia devo dedurre che non ne sapevi nulla. - batté le mani e le strofinò le une contro le altre, - Ebbene sì, il vostro amatissimo capo ha sempre combattuto, da prima di conoscere quella Sha'ir. Poi si è trovato tra le mani quel piccolo bocconcino di Altea e l'ha presa con sé. Andava in giro a dire che non le avrebbe mai più fatto del male, né a lei né alla sua amica. Ah, chissà cosa penserebbe il suo vecchio se stesso se solo scoprisse che oltre a scoparsela, la picchiava pure. Ma d'altronde cosa ci si poteva aspettare da un contadinotto come lui? Non poteva salvarsi da solo, figuriamoci aiutare due puttane. -

Nemeria non ci vide più. Si alzò così tanto in fretta da far cadere la sedia e balzò sul letto. Le sue mani ghermirono il vuoto a un pollice dal collo di Abayomi, i polsi bloccati dalla stretta di Zahra. Benché la sua pelle fosse caldissima, le pietre che rivestivano le braccia della Dominatrice costituivano una corazza troppo spessa perché potesse ferirla.

- A-ah, stavolta ci hai provato, ma ti è andata male. La cagna Tian non ti ha insegnato che la stessa tattica non può funzionare due volte? -

Le mise un piede sul petto e Zahra lasciò la presa nel momento in cui Abayomi la calciò via, con una forza che Nemeria non immaginava avesse. Cadde dal letto e sbatté la testa contro il pavimento. Rotolò su un fianco e si portò le mani alla testa per proteggersi. La stanza girava e i contorni pulsavano, dilatandosi e riempiendosi a ogni battito di ciglia.

- La tattica non è il tuo forte. -

Abayomi si inginocchiò al suo fianco. L'ombra di Zahra incombeva su di lei dall'altra parte, le mani strette a pugno piegate e già pronte a colpire.

- Ma non è questo il luogo per il nostro confronto. Ammetto di preferire l'intimità della nostra piccola arena, ma qui ci si diverte molto di più. - le prese il mento e le strinse le guance, costringendola a una smorfia ridicola, mentre descriveva il contorno dell'orbita col pollice, - Questi occhi mi fanno impazzire. Gira voce che nelle tue vene scorra sangue di Jarkut'id, però io sono certo che ci sia qualcosa di più dietro. Il modo in cui hai usato il fuoco durante lo scontro contro Zahra, quell'esplosione di fiamme... ho visto solo una persona nella mia vita usare il potere in quel modo ed è la stessa che mi ha ridotto così. -

Nell'anima si aprì una crepa e Nemeria si sentì tremare fin nelle viscere. La sua mente si svuotò, i pensieri smisero di respirare e le orecchie fischiarono come in apnea. Tutto rimase immobile e sospeso finché il calore non ridusse la paura in una nube di vapore.

- Allora? Ci ho preso? -

- No, e sai perché? - Nemeria ricambiò il suo ghigno con il suo miglior sorriso, - Se fosse stato per me, tu a quest'ora saresti stato solo un mucchio di cenere. -

Il ghigno sulle labbra di Abayomi divenne incerto, si accorciò e si allungò un paio di volte prima di esplodere in una risata sguaiata. Poi la costrinse in piedi e la attirò a sé, così vicina che i loro nasi quasi si potevano toccare.

- Spero di poter combattere con te domani. - sibilò euforico.

- Non ho paura di te. Né di te, né di Zahra. -

- Oh, lo so. Ma anche la bambina più cattiva con la giusta dose di educazione capisce qual è il suo posto. -

La lasciò andare e aprì le braccia, girando su se stesso, come per raccogliere i consensi di un pubblico invisibile. Si appoggiò a Zahra e le soffiò qualcosa all'orecchio che strappò anche a lei una risata.

- Brindiamo a domani e ai nostri scontri. Che la fortuna sia sempre con noi! - si bloccò, riversò la testa all'indietro e si passò una mano lungo il collo, - Ora, se non hai altri affari da proporre, direi che te ne puoi andare. Qualcuno potrebbe interpretare male la tua permanenza qui. La tua amica... non vorrei mai fraintendesse i nostri rapporti. -

A Nemeria saltò in mente una parola. Arsalan la ripeteva spesso quando gli affari andavano male e l'aveva sentita sussurrare da sua madre, salvo poi rimangiarsela e correggersi subito. Il calore diminuì e questa prese forma nella sua naturale nitidezza.

- Fottiti. - scandì e alzò il dito medio, prima di aprire la porta e uscire a grandi passi.

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