Dopo quasi un'ora, la ragazza si fermò davanti a una scala all'incrocio tra due gallerie che Nemeria non ricordava di aver esplorato. Alcuni pioli erano marci, altri spezzati, ma le corde che li sostenevano sembravano nuove. Noriko le passò la lanterna e, una volta in cima, spostò la grata. Perlustrò con lo sguardo la strada, prima di compiere gli ultimi passi e uscire all'aperto. Soltanto allora Nemeria seguì il suo esempio.
Era una mattina uggiosa e nuvole latrici di pioggia avevano preso in ostaggio il cielo. A tratti, un timido sole faceva capolino, per poi essere di nuovo strattonato nella sua prigione. Non era la classica giornata estiva, ma per gli occhi di Nemeria, così abituati al buio, quella luce era quasi accecante.
- Siamo nel Quartiere della Pietra. È il quartiere artistico, diciamo. Pittori, scultori, architetti e miniaturisti vivono qui fin dalla fondazione di Kalaspirit. Il nome è dovuto alla preminenza di una di queste arti, indovina quale? -
Nemeria si guardò intorno. Se fosse capitata lì per caso, non avrebbe creduto di essere nel Quartiere della Pietra. Non c'era niente di spettacolare nella strada che stavano percorrendo, anzi, era un luogo abbandonato a se stesso, una specie di ghetto dove a ogni angolo poteva nascondersi un assassino o un borseggiatore in cerca di una facile preda. Una leggera foschia aleggiava nell'aria, creando un'atmosfera spettrale che il vento non riusciva a disperdere. I pochi passanti che incrociarono puzzavano d'alcool o si trascinavano balbettando frasi sconnesse con ancora una bottiglia di vino in mano, mentre cani e gatti dal pelo arruffato li osservavano irrequieti, raggomitolati a ridosso delle case fatiscenti oppure nei pressi delle poche osterie già aperte.
Nemeria camminava a testa bassa, a braccetto con Noriko, domandandosi come fosse possibile che quel Quartiere versasse in condizioni tanto pietose. Dove vivevano loro non era strano vedere mendicanti o altri bambini cenciosi che sorvegliavano i passanti nella speranza di poter rubare qualcosa, a quello si era abituata, come al caos e all'allegro cicaleccio a ogni ora del giorno. Lì, invece, tutto sembrava morto, persino gli abitanti davano l'impressione di essere dei derelitti in attesa della forca.
- Per di qua. - le indicò Noriko.
Si immisero in una stradina claustrofobica dove l'odore di urina ed escrementi era così forte da rendere l'aria irrespirabile. Nemeria dovette tapparsi il naso per non vomitare la cena della sera precedente. In fondo, circondata da un nugolo di zanzare e mosche, cigolava un'insegnata di legno smangiato che riportava: Arsalan, tatuaggi e decorazione del corpo.
- Perché siamo qui? - domandò titubante Nemeria.
- Te l'ho già detto, dobbiamo cercare di rendere il tuo aspetto più normale. -
L'ingresso si apriva su una rampa di scale in pietra nera, che terminava davanti a un'altra porta. Un campanello dalla forma di un tozzo uccello era appeso sopra di essa, un silenzioso guardiano dagli occhi strabici e il becco più grosso della testa. Quando Noriko lo suonò, emise un suono stridulo, simile al gracchiare di una cornacchia, agitandosi tutto come se fosse vivo. Dopo qualche istante, una donna sulla trentina, alta e magrissima, con i capelli neri tagliati corti e le mani pesantemente inanellate, apparve sulla soglia. Puzzava di sudore, vino e qualcos'altro che Nemeria non capì.
- Ti sembra l'ora di presentarti, Noriko?! - berciò mentre si stropicciava gli occhi gonfi di sonno, - Se sei venuta per chiedermi soldi, caschi male. Non ho intenzione di darti nemmeno uno youan. -
Noriko non fece una piega, attese che la donna si stiracchiasse e smettesse di sbadigliare prima di fare un passo verso di lei, tirandosi dietro Nemeria.
- Sono qui perché mi devi ancora un favore, Asuka, e so che tu e Arsalan siete persone di parola. -
- Ti abbiamo già abbondantemente ripagato per averci avvertito del furto dei Dodici, che vuoi ancora? -
- Per quello sì, ma non per quel mercante che ha provato a vendervi pigmenti di pessima qualità. -
Asuka si batté una mano in faccia con un gesto plateale, poi esalò un profondo respiro e si rassegnò, invitandole a entrare.
La stanza che le accolse era più grande di quanto Nemeria avesse immaginato. Era un ambiente circolare, con il pavimento composto da pannelli rettangolari di paglia intrecciata. Le lanterne, tutte appoggiate su scaffali e panche di legno nero, erano costituite da un telaio su cui era stato teso un foglio sottilissimo. Il cassettino alla base, decorato con iscrizioni sbozzate direttamente nel rame, attirò subito l'attenzione di Nemeria. Al centro della stanza, un uomo alto e possente armeggiava con pennelli, aghi e alcune boccette colorate.
- Ars, abbiamo visite. - lo chiamò Asuka.
- Che genere di visite? - chiese quello, rimanendo ancora di spalle.
Arsalan aveva una voce melodiosa, quasi femminea. I capelli lunghi erano stretti sul collo da un semplice nastro viola e, quando si voltò, Nemeria rimase sorpresa nel vedere quanto fossero delicati i lineamenti del suo viso, abbellito da labbra a cuore e occhi a mandorla, messi in risalto dalla pelle chiara come il latte.
- Oh, Noriko! Vedo che hai portato un'amica. Posso offrirvi qualcosa? -
Noriko annusò l'aria mentre si toglieva i sandali. Nemeria rimase un attimo interdetta, ma poi si affrettò a seguire l'esempio.
- Hai fatto il tè verde con la malva. -
Ars sorrise: - Sì, sai che è l'unico che riesce a svegliare Asuka. -
- Vada per quello, allora. -
- Ci sono anche dei chinsako. -
Noriko si girò verso Nemeria. Sembrava così a suo agio, rilassata, come non lo era mai stata.
- Vuoi assaggiarli? Sono molto buoni. -
- Basta che non ne mangi troppi, non sono semplici da trovare e Ars si scoccia a cucinarli. - intervenne Asuka.
- Asuka, non ci si comporta così con gli ospiti. - la riprese Ars.
La donna lo liquidò con un gesto vago della mano e sparì al di là della porta davanti a loro, una specie di cucinotto semibuio.
- Scusatela, appena sveglia è intrattabile... coraggio, non restate in piedi. Il tatami forse non è comodissimo per chi non è abituato, se preferite posso andare a prendere i cuscini di sopra. -
- Non ti preoccupare, va bene così. - lo rassicurò Noriko, posando a terra il ginocchio sinistro per primo, seguito dal destro e poi raddrizzò la schiena, sovrapponendo le punta dei piedi.
Nemeria studiò quei movimenti, chiedendosi se anche lei dovesse fare lo stesso. Le sembrava un modo insolito di sedersi, avrebbe preferito abbandonarsi a gambe incrociate sul pavimento, ma probabilmente non sarebbe stato educato. Così, cercando di non perdere l'equilibrio, imitò quello che aveva fatto l'amica, tirando poi le spalle in dentro e il petto in fuori per sembrare il più marziale possibile.
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Fighting Fire
FantasyPRIMO LIBRO DELLA SAGA "JINIAN" "Un bambino è la forma più perfetta di essere umano." (Vladimir Nabakov) Nemeria è una bambina come tante, se non fosse che è una Jinian, una figura leggendaria capace di dominare i quattro elementi. Sotto la guida de...