Insieme [1/5]

697 92 113
                                    

Non camminare dietro a me, potrei non condurti

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico.

(Albert Camus)

C'è un momento nella notte che è dominio del silenzio, così buio che le ore paiono incastrarsi negli orologi o nel cielo spruzzato di stelle opache. Si colloca in quel lasso di tempo durante il quale la luna declina verso l'orizzonte e il sole si desta dal suo sonno, e si protrae finché il firmamento non schiarisce nell'albeggio. Molti lo chiamano il Tempo del Ritorno: ubriachi e derelitti annaspano verso casa a braccetto con i dolori anestetizzati dal vino e dalle droghe, mentre ricordi e timori, con uno strascico intessuto di “se” e “ma”, fanno visita agli insonni e ai nottambuli.

Nel silenzio di quel Tempo, Nemeria attendeva in un sottile dormiveglia. Batuffolo era steso vicino a lei e, a volte allungava la zampa sana verso il suo piede, la sfiorava e poi si girava dalla parte opposta, come se la sua presenza lì accanto lo facesse sentire meno solo. Oppure voleva trasmetterle la sicurezza che le mancava.

- Sono qui. - biascicava Nemeria e gli accarezzava la testolina.

Aveva la bocca impastata e le palpebre pesanti, ma il sonno si divertiva a giocare a nascondino, mentre il dolore era fin troppo logorante, grattava da sotto le bende e le pizzicava la pelle della spalla, là dove il peso del corpo si scaricava. Eppure, nonostante le ferite, era il cuore a gravarle nel petto: rigido e freddo, trafitto dall'angoscia, pesava quasi fosse ricoperto da uno strato di neve e ghiaccio. Percepiva l'assenza di Noriko in modo tangibile nella mancanza di un altro respiro nella stanza e del frusciare della paglia quando si alzava per controllare come stesse. Era strano e spaventoso ritrovarsi di nuovo sola. Quando sarebbe tornata Noriko? Stando attenta a come si muoveva, Nemeria si girò dall'altra parte, dando la schiena alla parete, e aprì gli occhi. Il letto dell'amica era ancora vuoto, con il cuscino sprimacciato e le lenzuola che sapevano di fresco.

Trasse un profondo respiro e allungò la mano fino alla testa di Batuffolo. Quando aveva visto il sangue, aveva subito compreso cos'era successo, ma non aveva trovato le parole per chiedere a Nande di rimanere. Forse la reputava troppo piccola per capire cosa succedeva al corpo di una donna quando sbocciava, senza sapere che Nemeria era più che preparata: Hediye gliene aveva parlato, le Anziane glielo avevano spiegato ed Etheram era stata la prima. I crampi l'avevano tormentata per tre giorni, prima che gli impacchi di sua madre sortissero effetto. Nemeria le era rimasta accanto e aveva provveduto, nel suo piccolo, affinché non le mancasse nulla e non si sentisse mai sola in un un momento così importante. Quando Etheram aveva intrapreso il Primo Sentiero, i suoi cicli di luna erano diminuiti con il suo distaccarsi dalla mortalità, fino a ridursi a piccole e scolorite macchie di sangue sulla biancheria. Per le mortali non era così, loro fiorivano e appassivano ogni mese, come Hediye e molte altre, che pativano per oltre sette giorni e guardavano con invidia coloro che proseguivano le loro vite come se nulla fosse. Nemeria si chiese se Noriko stesse bene e si promise di starle accanto come aveva fatto con Etheram.

Fighting FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora