Amicizia [1/4]

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VIII

Amicizia

Per raro che sia il vero amore, è meno raro della vera amicizia.

(François de La Rochefoucauld)

Il risveglio la mattina seguente non fu poi così traumatico

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Il risveglio la mattina seguente non fu poi così traumatico. Nemeria sapeva di aver sognato qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe dovuto ricordare, ma a parte una sensazione di vuoto e malinconia, per quanto si sforzasse, non le veniva in mente nulla. Provò a chiedere a Noriko se avesse per caso parlato nel sonno, ma lei disse che aveva dormito beata per tutta la notte. Mentre le metteva la crema, Nemeria si domandò se il motivo per cui non si sentiva riposata fosse dovuto al non ricordarsi cosa aveva sognato.

- Stai attenta oggi, guardati sempre le spalle. Dubito che quell'uomo ti venga a cercare alla luce del giorno, però non abbassare mai la guardia, per nessuna ragione al mondo. - le raccomandò Noriko.

Nemeria fece un cenno con la testa per farle capire che l'aveva ascoltata, anche se i suoi pensieri vagavano altrove, persi ancora tra le nebbie oniriche e la febbrile ricerca di un ricordo, che era certa essere fondamentale.

Era così distratta che nemmeno si accorse quando Noriko uscì, o di essersi riaddormentata, finché Altea non fece irruzione nella tenda con la sua solita, fastidiosa allegria mattiniera.

- Buongiorno, scoiattolo! Spero tu abbia riposato abbastanza, perché oggi ci aspetta una luuunga giornata. - esclamò e le si piantò davanti con le mani sui fianchi e il sorriso di una bambina il giorno del suo compleanno, - Ehilà, ci sei? Non puoi continuare ad avere sonno a quest'ora! -

Nemeria sollevò piano la testa e si asciugò il rivolo di bava che le inumidiva il mento e il collo, dandosi della stupida più di una dozzina di volte. Si mise svelta a sedere e rovistò tra i vestiti in cerca di qualcosa da mettersi. Non possedeva molti indumenti – quattro tuniche, tre pantaloni e un paio di pezzi di biancheria spaiata – e cercava sempre di non mettere le stesse cose per più di due giorni. Ormai si era abituata alla puzza, praticamente le sue narici erano diventate insensibili, così come allo sporco, però ci teneva a conservare, almeno in parte, le sue buone abitudini. Hediye era sempre stata inamovibile sull'igiene e la pulizia personale: Etheram aveva sempre obbedito, non le piaceva sentire la sensazione di sudore addosso, mentre con Nemeria e Rakhsaan era stata una battaglia. Suo fratello faceva i capricci e, col suo pupazzo stretto al petto, sgattaiolava fuori dall'acqua non appena Hediye si distraeva; Nemeria, invece, si trasformava in una bambina diligente e disponibile, smaniosa di aiutare i membri della tribù nelle loro mansioni quotidiane. Una volta era persino andata fino alla tenda dell'Alta Sacerdotessa per chiederle se avesse bisogno di una mano per il rituale degli Spiriti. Ridacchiò ripensando alla faccia di quell'odiosa di Ziba e delle sue amiche, quando avevano appreso che Nemeria aveva davvero avuto il coraggio di fare una cosa del genere. Lei si era sentita molto orgogliosa del suo impavido gesto.

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