Punizione [2/4]

717 106 80
                                    

- Me ne occupo io. - mormorò qualcuno alla sua sinistra.

Schiuse le palpebre. Aveva il ginocchio di Noriko a un palmo dal naso e il mento della ragazza era alzato, gli occhi incatenati su qualcuno che non era lei.

- Non posso lasciarla riposare. -

C'era forse apprensione nella voce di Tyrron? Era stato lui a coprirla con la kandys?

- Posso occuparmene io. - ribadì Noriko, - La porto in infermeria e poi la lascerò nelle mani di Sayuri. -

- La Syad dell'aria è l'unica scelta che abbiamo, finché Roshanai non si riprende. - sospirò.

Una spostamento d'aria avvertì Nemeria che si era rimesso in piedi.

- La affido a te. -

Quando Tyrron si allontanò, Noriko l'afferrò sotto l'ascella e la costrinse in piedi. La sorreggeva con la forza di un solo braccio come se non pesasse nulla.

- Appoggiati. -

Anche volendo, Nemeria non avrebbe potuto fare altrimenti. Il respiro incespicò in un rantolo dolorante quando tentò di raddrizzarsi e la spina dorsale la incurvò in avanti, nell'unica posizione in cui il suo corpo sembrava sopportare il dolore. Si lasciò trascinare da Noriko, lasciò che fosse lei a guidarla attraverso i corridoi, le scale e le stanze, in un lungo ed estenuante supplizio. Perse più volte conoscenza e quando riaprì gli occhi vide uno scorcio diverso, sfumato nei contorni e tenue nei colori. Poi le fitte lancinanti divennero di nuovo insopportabili e l'oblio la riaccolse prontamente.

- Stendila lì. - disse una donna a Noriko, non appena entrarono in infermeria.

- Non c'è Serafim? -

L'altra esitò. L'incarnato scuro, quasi nero, era l'unica cosa che Nemeria riuscì a distinguere.

- Ayhè, Mina... -

Noriko si irrigidì, strinse così forte la spalla da strapparle un gemito acuto. Quando se ne rese conto, la sua mano si appoggiò delicatamente poco sotto il seno, dove la frusta le aveva disegnato un taglio meno profondo degli altri.

La spinsero a distendersi su una branda dal materasso duro e bitorzoluto e il cuscino poco morbido. Noriko avvicinò uno sgabello e si sedette, mentre la donna andava avanti e indietro portando creme, unguenti e bende. Nemeria la spiò da dietro le ciglia, sospesa in un limbo ovattato dove il dolore faceva da cornice e da soggetto ad ogni suo pensiero.

- Tienila ferma. -

Non capì il perché di quella frase finché non le versarono l'alcol sulla schiena. Urlò forte, ancora di più di quando l'avevano frustata, e scalciò come un animale impazzito. Noriko dovette immobilizzarle la testa e le braccia. Le mutande erano intrise di sangue, sudore e, Nemeria se ne rese conto quando l'odore le pizzicò le narici, urina.

- Mi... mi dispiace... -

La presa sul collo si trasformò in una carezza. Le fasciature rendevano il tocco di Noriko ruvido e goffo, ma il calore che trasmettevano, così familiare, quasi nostalgico, stemperò le lacrime e il bruciore.

- Dovresti andarle a prendere qualcosa di pulito. -

Noriko non rispose. La mano indugiò sul profilo delle orecchie e poi si spostò pigramente sulla nuca, seguendo uno dei tanti rami in boccio che scendeva lungo il collo. Le frustate avevano calpestato i fiori e deturpato la radice. Il giardino che Arsalan le aveva disegnato era stato profanato.

- Vado. - rispose Noriko.

Si alzò di scatto e uscì dall'infermeria. I suoi passi erano così leggeri da non produrre alcun rumore, se non il lieve strusciare della suola di cuoio sul pavimento di pietra. Senza che nemmeno la toccasse, una bava di vento accostò la porta.

Fighting FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora