Il coraggio di combattere [3/4]

771 108 81
                                    

Camminarono a lungo, Nemeria non seppe capire con certezza per quanto. Quando arrivarono alla base dei Cani il sole era tramontato da un pezzo.

Si erano appropriati di un palazzo fatiscente alla periferia della città, con la facciata ricoperta di crepe e rampicanti bruciati dal sole che ne avevano fatto la loro dimora. La maggior parte delle finestre erano rotte e le ante cigolavano al vento, sarebbe bastato una folata un po' più forte per farle precipitare al suolo. Della porta non era rimasto altro che una rientranza nella parete con diverse assi di legno accatastate le une sulle altre.

A Nemeria venne spontaneo domandarsi come sarebbero entrati, quando deviarono il percorso e si infilarono in una stradina secondaria così stretta che dovettero procedere in fila indiana, con le spalle che strusciavano contro la pietra del palazzo vicino. Passarono attraverso un buco tra due assi e sbucarono in un giardino invaso dalla sterpaglia, con un pozzo dimenticato in un angolo e una costruzione di legno traballante dieci passi più in là.

Zahra la strattonò verso una porticina incassata e Nemeria non oppose resistenza, sebbene sentisse le mani in fiamme.

L'interno era quasi più vuoto della loro tana. Era una sola grande stanza, con un paio di scaffalature che fuoriuscivano direttamente dai muri di pietra, alcune lampade ad olio sparse qua e là anche sul pavimento e i materassi ammassati contro le pareti. Nemeria ne contò una quindicina, tutti con ciuffi di fieno e lana che spuntavano da diversi buchi. Vide una ragazza e un qazam che stavano apparecchiando la tavola, un'asse di legno che si reggeva su quattro gambe abborracciate, mentre uno Jarkut'id li fissava dal fondo della stanza appoggiato al muro, alla sinistra di una porta chiusa. Aveva i capelli bianchi raccolti in una coda laterale e le orecchie si allungavano verso l'alto, con la punta che sporgeva di mezzo pollice sopra la testa. Vedendo l'espressione stupita di Nemeria, alzò un sopracciglio e la seguì con lo sguardo finché sia lei che Kimiya non furono davanti a lui.

- Chi sono? -

Aveva una voce bassa, baritonale, molto più adulta di quanto Nemeria si aspettasse.

- Le nostre nuove ospiti. Abayomi vuole che le teniamo in cantina. Ti dirò i dettagli più tardi, adesso andiamo di sotto. - rispose Zahra.

Lo Jarkut'id annuì, sfilò il mazzo di chiavi che portava alla cintola e aprì la porta. Una scala a malapena illuminata si inoltrava nell'oscurità. C'era umidità nell'aria e un folto pelame di muschio si era insediato negli angoli del soffitto e tra uno scalino e l'altro. Un ragno stava smembrando uno scarafaggio, uno dei tanti che zampettavano in giro.

Nemeria trasse un profondo respiro e mentre scendevano cercò di ignorarli e non prestare attenzione al rumore che facevano sotto la suola dei suoi sandali quando li pestava. Kimiya sembrava ancora più terrorizzata di lei, era così rigida che il ragazzo che la scortava dovette più di una volta costringerla con la forza a proseguire. Quando giunsero nella cantina, uno spazio poco più piccolo del piano superiore con una finestra sbarrata, si aggrappò al suo braccio per non farsi incatenare al muro. Ci volle l'intervento dello Jarkut'id per tenerla abbastanza ferma da stringerle il collare alla gola.

- Allora, vi spiego le regole. - Zahra si accucciò davanti a entrambe, le braccia poggiate sulle ginocchia, - Non lamentatevi, non urlate, non tentate di scappare. Nessuno potrà sentirvi e noi riusciremmo a ritrovarvi ancor prima che riusciate ad abbandonare il Quartiere. A breve vi sarà servita la cena e l'acqua. Fatevela bastare fino a domani mattina, non abbiamo intenzione di spenderne più del necessario per due prigioniere che forse moriranno. E tu... - diresse il suo sguardo su Nemeria, - prova anche solo uno dei tuoi scherzetti col fuoco e la tua amica sarà la prima a pagarne le conseguenze. -

Nemeria tacque. Aveva i sudori freddi e i palmi delle mani umidicci, ma si impose di non distogliere lo sguardo. Non voleva mostrarsi debole, non poteva permetterselo, non in quel momento, in cui erano in gioco sia la sua vita che quella di Kimiya.

Fighting FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora