Rivincita[6/6]

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L'occhio nero si rivoltò nel cranio. Quando si riallineò sulla stessa linea visiva di quello normale, pure la sclera era diventata nera, con i capillari in rilievo diramati come radici giovani fin dentro la pupilla. Nemeria passò le dita sulla lama. Le fiamme si affievolirono in un basso strato crepitante.

Si impose la calma e il potere si ridimensionò nell'alveo di un torrente. Scorse dalle dita all'impugnatura e poi all'elsa in un flusso veloce ma controllato, ruscellando al di sotto della superficie. Le contaminazioni d'oricalco ne rallentavano la propagazione, ma non erano che piccoli scogli.

L'armatura di roccia di Zahra si spaccò sulla fronte e la crepa si allungò fino allo zigomo sinistro. Zahra urlò e si gettò alla carica. A ogni suo passo, nella terra si ripercuoteva un fremito, come il preludio di un terremoto. Nemeria attese. Al momento opportuno, saltò al di là del muro di sabbia che si stava alzando dietro di lei, scattò di lato, poi in avanti. Cambiò mano all'ultimo e con la shamshir descrisse un tondo da sinistra. Zahra sollevò il braccio per parare. La shamshir tintinnò contro uno spuntone, così Nemeria ritrasse la spada e affondò nella roccia con l'altra mano, ora avvolta dal fuoco. Le fiamme lambirono la tunica di Zahra e si fecero largo nell'armatura. La dominatrice si abbandonò ad un grido di dolore. Quando tentò di sferrarle l'ennesimo pugno, Nemeria balzò indietro a zigzag. Quindi piegò il ginocchio e distese la gamba, dandosi di nuovo slancio. La ingaggiò con un fendente e contrattaccò a ogni suo tentativo di tenerla vicina protendendo la mano infuocata. E, ogni volta che Zahra si allontanava, tornava a pressarla. La costrinse alle regole del suo gioco, così come prima lei era stata alle sue. E più andava avanti, più la lama della shamshir diventava calda, abbastanza per arrivare non solo a scalfire, ma anche ad affondare nella roccia stessa. Il potere fluiva dentro alla lama, la riempiva dall'interno rendendola letale.

Nemeria passò la spada dalla sinistra alla destra e attaccò. Colpì in diagonale dal basso verso l'alto, si ritrasse, finse un montante e caricò con tutta la forza dello slancio del braccio. Zahra indietreggiò e intercettò l'affondo della sua mano. Snudò un sorriso ferale, un crepaccio aperto su una bocca di denti aguzzi.

- Ti ho presa. -

Nemeria trattenne il fiato e gli occhi si sgranarono. Un attimo più tardi, il dolore eruppe come un tornando. Il suo urlo soverchiò la risata di Zahra e morì in un gemito soffocato quando la colpì allo stomaco, scaraventandola contro la parete dell'arena. Quando ricadde a terra, Nemeria non riusciva a vedere o sentire nulla. L'unica percezione rimasta era la consistenza granulosa della sabbia rovente contro la guancia e l'impugnatura della shamshir, più calda della luce del sole che le feriva la mano.

Alzati e combatti.

I pensieri dell'elementale si sovrapponevano ai suoi, intrecciandosi sulla linea di confine della sua coscienza. Nemeria fece perno sul gomito, si mise a carponi e rimase così, con il respiro che baciava la sabbia a ogni suo ansito.

Devi vincere, Cuore di fuoco.

Più voci, lontane mille miglia, chiamavano il suo nome. Sul fondo degli occhi chiusi, Agni ballava a piedi nudi nel cerchio di pietre e i sistri che impugnava tra le mani scandivano flebili intonazioni.

Nemeria strinse la shamshir e si rimise in piedi. Si guardò il braccio e lo vide già solcato da un motivo di rivoli rossi, tra cui biancheggiavano le schegge delle ossa rotte. Il dolore serpeggiava silenzioso tra i lembi slabbrati della carne esposta, stillando a terra in gocce pesanti. L'odore ferroso del sangue era così intenso da farle girare la testa. Nella cortina di fumo che pervadeva il suo sguardo, l'unico soggetto a fuoco era Zahra.

Vai.

Corse verso di lei, schivò la barriera di spuntoni che la dominatrice interpose tra di loro e le fu subito addosso. Menò un fendente che le aprì in due il guanto di roccia e la lama arroventata azzannò la carne. I colpi successivi andarono a vuoto, ma non si arrese. Disegnò una diagonale dalla spalla al fianco. La lama penetrò l'armatura come se non ci fosse stata. Zahra sibilò furiosa e si voltò, sferrando un pugno alla cieca. Nemeria si scansò e, quando vide che si era scoperta, colpì ancora. La shamshir sciolse la roccia, morse la pelle e la strappò, portandosela via in un arco di sangue e sassi semi fusi. Nemeria scattò lontano per evitare gli spuntoni e contemplò, stralunata, i tagli anneriti sotto la corazza spaccata. Fumavano, come se al di sotto ci fosse una sorgente d'acqua sotterranea.

- Ti ammazzo! -

Il suo urlo non le fece paura. Si lanciò su di lei prima che Zahra potesse fare altrettanto. Fece una finta e la dominatrice si lasciò ingannare. Il montante affondò, ma Nemeria era già alle sue spalle. Fletté le gambe e la colpì dietro il ginocchio. La punta arroventata della lama lacerò muscoli e tendini. Zahra cadde sotto il suo stesso peso e Nemeria le trafisse la spalla da parte a parte. Senza concederle tregua, colpì la tempia con il pomello della spada, lì dove il viso non era protetto dalla pietra. La dominatrice crollò distesa nella sabbia. Il solo segno che fosse ancora viva era rappresentato dalla sabbia che il suo respiro spostava.

Nemeria rimase a osservarla dall'alto, lo sguardo fisso nell'occhio indipendente, che continuava a schizzare a destra e a sinistra.

Uccidila.

Si riempì i polmoni di tutta l'aria che potevano contenere e strinse la shamshir.

- Non... puoi... uccidermi. - Zahra rantolò e inclinò la testa per guardarla meglio, - Non puoi... il pubblico chiede la grazia per me. -

Nemeria trattenne a stento un ghigno nel percepire la paura nella sua voce. Si sentiva inebriata dal timore che la irrigidiva.

Uccidila.

Le guardie entrarono nell'arena e la circondarono, scudo e lance alzate. Nemeria le ignorò. Zahra chiuse gli occhi e affondò il viso, ormai totalmente scoperto, nella sabbia.

Nemeria piantò la shamshir a terra a un pollice dal suo naso. La lama, dove il sangue era colato, presentava delle strie nere e grumose.

- Non ti mettere mai più sulla mia strada. - le sibilò, in modo che fosse l'unica a udirla.

La bolla che la circondava scoppiò e Nemeria venne investita dagli applausi del pubblico. Tutti si erano alzati, anche chi prima aveva fatto il tifo per Zahra. Tutta la loro eccitazione la sommerse e si rovesciò su di lei come un'onda anomala.

- Nemeria! Nemeria! Nemeria! -

- Brava! -

- Sei la migliore! -

Mentre le guardie la scortavano fuori dall'arena, quelle parole le colmarono il petto. E anche se tremava – per il dolore, per la fatica, per lo shock – in quel momento Nemeria si sentì invincibile

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