Solitudine: Vivian

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Un fruscio di foglie attivò i suoi sensi, il rumore di passi pesanti le mettevano addosso una forte adrenalina. Vivian correva nel fitto bosco seguendo le tracce di un'orso. Appena lo ebbe davanti agli occhi si fermò: era un grande orso bruno.

"Hey tu, credo proprio che sarai il mio pranzo." Urlò la lupa color crema attirando l'attenzione dell'orso su di sé.

L'orso si girò e ringhiò attaccandola. Vivian schivò con prontezza e si avventò sul suo petto graffiandolo. L'orso tentò di prenderla usando le sue grandi zampe ma ella scivolo fra esse finendo alle sue spalle. Gli morse la coda e la tirò via facendolo urlare dal dolore. Vivian si aggrappò con gli artigli alla sua schiena e si arrampicò raggiungendo la sua spalla. L'orso iniziò ad agitarsi tentando di buttarla giù, ma la lupa color crema si teneva ben salda con gli artigli. Gli graffio gli occhi rendendolo cieco e lo morse al collo strappandogli via un pezzo di carne, a quel punto saltò giù lasciandolo morire dissanguato.

Da quando i suoi genitori erano morti, Vivian andava ogni giorno al bosco ad allenarsi. Sfidava prede sempre più grandi e pericolose, voleva essere pronta a ogni pericolo. Si sentiva soddisfatta dei suoi miglioramenti, anche se ciò, non colmava la sua solitudine.

Si avvicinò all'orso morto, lo scuiò ricavandone una pelliccia e si cibò della sua carne lasciandone un pò per la sera. Si mise in groppa la pelliccia e riprese il suo cammino.

Quella giornata era alquanto tranquilla: Il cielo era serno, non c'era neanche una nuovola. Il sole filtrava tra le piante illuminando il cammino e, un lieve venticello, rinfrescava la zona. Era una di quelle giornate dove la gioia poteva essere al primo posto. Solo che Vivian non aveva motivi per gioire. Mentre tornava alla cascata passò davanti al Picco dell'Aquila, alzò il muso e lo guardò ripensando alle parole del padre.

'Ah, quello? Quello è il picco dell'Aquila. Si dice che sia caduta qui per proteggere i suoi abitanti dai pericoli circostanti con la sua grande vista.'

"A quanto pare ti sbagliavi papà, non ti ha protetto..." Sussurrò Vivian e scosse il capo riprendendo il suo cammino.

Tornò alla grotta e poggiò a terra la grande pelliccia. Si avvicinò alle erbe di sua madre e controllò se fossero essiccate. A quel punto le prese e si mise al lavoro, creò degli impasti di erbe curativi in caso di ferite gravi e delle pozioni nel caso quell'inverno le avesse portato febbre alta. Mise il tutto nell'angolino apposito ripensando alle parole che le ripeteva sempre sua madre quando era una cucciola.

'So che non ti piace fare ciò, ma almeno le minime cose sulla cura devi saperle, o se ti ritroverai sola e ferita non saprai come curarti.'

"È stata una fortuna che io ti abbia dato ascolto..." Sorrise leggermente.

Uscì dalla tana dirigendosi al campo fiorito. Si distese ai piedi del cumolo di terra e sospirò giocando con i fiori che la circondavano.

"Sai papà, oggi ho ucciso un orso, credo di star migliorando. Mi sento più forte e più agile, riesco a fare scatti migliori e a dare morsi più forti. Saresti sodisfatto." Sussurrò lievemente senza togliere lo sguardo dai fiorellini. "Invece mamma, sono finalmente riuscita a cerare quelle pozioni per la febbre. Non capivo qual'era il problema e... niente alla fine ho scoperto che non dovevo aggiungere le foglie di biancospino ma quelle di menta." Ridacchiò lievemente.

Ogni giorno andava lì e si stendeva davanti al cumulo di terra dove giacevano i suoi genitori. Parlava loro di cosa faceva nelle giornate, di come stava, di cosa pensava e a volte si zittiva pensando a come le avrebbero  risposto, a cosa le avrebbero detto o consigliato. Si sentiva sola e non aveva nessun'altro.

"Mi sento sola..." Sussurrò lievemente poggiando il muso sulle zampe e chiuse gli occhi ripensando ai suoi genitori. I suoi ricordi la riportarono indietro, a quando erano al branco della Terra. Sentì un colpo al petto. Lo stesso branco che lei aveva chiamato casa, le aveva portato via le persone più importanti della sua vita. Però, allo stesso tempo, non riusciva a non sorridere quando ripensava ai momenti passati con Dark.

'Lo sai che sei davvero bella quando ridi?'

"Se mi vedessi ora... quante cose sono cambiate Dark... tantissime..." Sussurrò la lupa color crema scuotendo il capo. Le mancava, avrebbe voluto che almeno lui fosse lì, lui sarebbe riuscito a tirarla su di morale. Ma sapeva che ciò non era possibile.

Riaprì gli occhi e sospirò. "A volte papà, mi tornano in mente ricordi di quando ero solo una cucciola, di quanto adoravo vederti cacciare e, ora probabilmente, sei tu che guardi me." Con una zampa si toccò la collana che aveva al collo riportando alla mente le ultime parole di sua madre.

'Perdonami... non sto compiendo a piendo il mio ruolo di madre ma... non ce la faccio. Tu, invece sei più forte. Fatti una nuova vita... va via da qui... siì felice...'

"Sai mamma, ti ho perdonata. Penso di aver capito come ti sentivi senza papà vicino o, almeno, ho provato a capirti. Ma non ci riesco, non riesco ad andare via da qui. Se resto qui, nonostante tutto, mi sento vicina a voi ma se andassi via la vostra mancanza diventerebbe insopportabile." Sospirò e una lacrima le solcò il muso. "Forse... non sono così forte come credevi..."

Si alzò lentamente, il tempo era volato e il sole stava già per tramontare. Salutò i suoi genitori e si diresse verso il bosco per controllare che tutto fosse ancora tranquillo prima ti ritirarsi. Camminò a lungo, le sue zampe erano ormai abituate a quelle zone. Una piccola idea le sfiorò la mente, voleva avvicinarsi al territorio del branco della Terra. Camminò lentamente come se una parte di lei le dicesse di non farlo, mentre l'altra le urlava di non preoccuparsi. Raggiunse i confini e guardò quella che una volta era la sua casa, non sapeva che emozioni provare, erano in contrasto tra loro odio e mancanza. Guardava da lontano senza dire o fare nulla, voleva solo ascoltare, provare a percepire qualche voce o qualche rumore. Si nascose dietro a un albero e si guardò intorno accertandosi che nessuno l'avesse vista.

"Siamo di ronda anche domani?"

Vivian iniziò a sentire delle voci e indietreggiò restando nascosta.

"Si, anche domani. Ma credo che sarà una ronda più ampia. Sarà con noi anche il Beta." Rispose l'altra voce.

"Pensi che stia succedendo qualcosa di grave nei dintorni?" Chiese l'altro.

"No, non credo. Ce lo avrebbero detto." Rispose sicuro di sè.

"Forse hai ragione. Beh, meglio andare, qui sembra che non ci sia nulla. Torniamo al branco e riposiamo per domani."

Dette quelle parole i due pian piano sparirono dalla visuale di Vivian. La lupa color crema uscì allo scoperto e sorrise soddisfatta dal non essersi fatta scoprire ma, allo stesso tempo, pensava a chi potesse essere il nuovo Beta. Forse Clem aveva ripreso al suo fianco Rush, questa decisione avrebbe reso molto felice suo padre.

Si guardò intorno ancora una volta per accettarsi che i due fossero davvero andati via, per poi ripercorrere i passi che aveva fatto in precedenza. Si guardava intorno con attenzione, sembrava che niente di pericoloso si aggirasse nei dintorni, così, appena fu buio, tornò alla grotta. Mangiò la carne d'orso che le era rimasta quella mattina e si stese sbadigliando. Poggiò il muso sulle proprie zampe e guardò la sua collana facendo un lieve sorriso.

"Me la sto cavando bene... no?" Chiuse gli occhi. "Buonanotte mamma, buonanotte papà." Sussurrò prima di addormentarsi.

La Scintilla #Wattys2018 [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora