Il dolore di una madre: Vivian

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Vivian era al bosco, cercava qualcosa per la cena di quella sera. Erano passati pochi giorni dalla morte di suo padre e tutto intorno a loro sembrava essersi fermato. Alla grotta non c'era stata più una risata o un sorriso, per quanto Vivian tentasse di tirare su il morale di sua madre, Fannie non aveva le forze neanche per alzare il capo. La lupa nera passava le giornate fuori dalla grotta, ai piedi della tomba del suo compagno. Ogni giorno andava lì appena si svegliava e tornava solo per dormire. Poggiava il muso sulle zampe e guardava il cumulo di terra in compagnia solo del lieve vento.

Vivian cercava di non lasciarla mai sola, la teneva d'occhio in caso di pericoli ma, purtroppo, doveva anche allontanarsi alla ricerca di cibo. La lupa nera, per quanto Vivian la sforzasse, non aveva intenzione di mangiare o, se mangiava, era in poche quantità.

In poco tempo Fannie si sciupò molto: diventò magara, le costole ai suoi fianchi erano ben visibili, le zampe la reggevano a stento e gli occhi erano sempre lucidi per le lacrime e gonfi per il mancato sonno.

Vivian non riusciva a vederla in quelle condizioni e, molte volte, cercava di utilizzare erbe vitaminiche per far si di tenerla in forze. Il tutto era vano. La lupa color crema sapeva bene che se sua madre avesse voluto sarebbe subito tornata quella di prima. Il punto era che non voleva.

Era ormai buio e Vivian continuava a camminare per il bosco illuminata solo dalla luce della mezza luna, il lieve vento le scompigliava il pelo. Alzò il muso al cielo e chiuse gli occhi, sospirò e scosse il muso quando le immagini del corpo di suo padre le tornarono alla mente. Non riusciva a cancellarle: era lì steso a terra, privo di vita a causa dei leoni. La lupa color crema non riusciva a spiegarselo. Più ci pensava e più non trovava una risposta logica alle sue tante domande.

I suoi pensieri vennero interrotti da un rumore. Un rametto spezzato, aspirò l'aria, una preda era nei dintorni e non poteva farsela scappare. Corse verso Nord, con agilità saltò su un masso e, drizzando la schiena, si guardò intorno. Appena vide davanti a lei un cervo correre, saltò giù e iniziò a seguirlo. Lo raggiunse e lo uccise in poco tempo. Se lo caricò in spalla e iniziò ad incamminarsi verso la tana. Vivian in quei giorni era cresciuta sia fisicamente che mentalmente. I lunghi giri intorno alla cascata e le varie cacce avevano aumentato la sua agilità, forza e precisione, mentre, la morte del padre, aveva portato in lei una crescita improvvisa.

Arrivò alla cascata, davanti a lei vide la figura di sua madre ritirarsi alla grotta. I suoi passi erano sempre più lenti e deboli. La lupa color crema le si avvicinò e la aiutò a rientrare. Una volta dentro Vivian poggiò a terra il cervo e guardò sua madre.

"Ho portato la cena." Le si avvicinò Vivian dolcemente.

Lei si girò lentamente.."Brava piccola, mangia pure." Disse poggiando il muso sulle sue zampe.

"Devi mangiare anche tu." La guardò Vivian per poi avvicinarsi al cervo. Iniziò a scuoiarlo e dividerlo.

"Tranquilla, ho già preso un coniglietto che si aggirava per il bosco."

Vivian la guardò con la coda dell'occhio. Non credeva alle sue parole e non aveva prove per crederle. Finì di dividere il cervo e ne diede un piccolo pezzo a Fannie.

"Vi-"

"Mamma... accontentami..." La interruppe Vivian sussurrandole quelle parole.

La lupa nera non riuscì a dire di no a quegli occhi distrutti e iniziò a mangiare. Vivian sorrise leggermente e si sedette al fianco di sua madre mangiando la sua parte.

Mentre mangiavano, lo sguardo di Vivian era più volte catturato dalla collana che aveva al collo sua madre. Fannie si accorse del continuo sguardo e abbassò il muso guardandola anche lei.

La Scintilla #Wattys2018 [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora