...manca il soprannaturale...

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Da quella notte è trascorsa esattamente una settimana e domani finalmente tornerà Caleb. Non ne posso più di Logan. AAAAH! Mi farà uscire pazza a causa della sua eccessiva bipolarità e della sua finta diplomazia in ambito lavorativo. Cosa c'entra adesso Logan? Risolvo subito il dilemma: Caleb è partito nuovamente per un consiglio con altri stilisti circa una settimana fa e mi ha lasciato incurante nelle mani di Logan. Prima che però mi abbandonasse completamente nelle sue mani, gli chiesi aiuto per qualche bozzetto, ma l'unica ricorsa che mi ha fornito è stata Logan. Logan! Di certo con darmi una mano non intendevo assolutamente lui. Sbuffo sonoramente, stringendo al petto il mio Book e velocizzando il passo quando una voce estremamente acuta e fastidiosa perturba il fantomatico silenzio. Mazikeen.

«Non si è ancora stancata di andare dal signor Freeman?» Domanda perfidamente, squadrandomi con quel suo sadico ghigno. «Le ha bocciato i disegni per ben due volte.»

«Sarà, ma almeno io svolgo egregiamente il mio lavoro al contrario tuo.» Sibilo velenosa, lanciandole uno sguardo di puro odio. «Dovresti ringraziare unicamente le tue bocce e le tue cosce sempre divaricate se "lavori" ancora qui come segretaria.»

La diretta interessata rimane ammutolita per qualche istante per poi tornare in sé e guardarmi con puro rancore. Subito dopo le labbra carnose e perfettamente tinte si allargano in un sorriso sadico e maligno mentre i suoi occhi luccicano di malvagità. Malvagità pura.

«Parlerò personalmente con il signor Freeman e la farò licenziare!»

«Fammi un fischio quando ci riuscirai.» Dico con scherno, alzando il braccio, per poi salutarla con un sorriso beffardo e vittorioso stampato in volto.

Subito dopo apro la porta dell'ufficio di Logan, addentrandomi rapidamente al suo interno e sigillando l'entrata senza far troppo rumore. Mi volto leggermente verso la scrivania, constatando che l'uomo che mi ha convocata ha il capo chino e gli avambracci tesi in bella mostra. I suoi occhi sono completamente catturati dai molteplici fogli posti sulla scrivania tanto da non rendersi conto della mia presenza. Aguzzo meglio lo sguardo, osservandolo con meno timore di esser scoperta. Adesso Logan ha la mascella serrata, la fronte corrucciata e le narici dilatate. Gli zigomi sono messi in risalto dal gioco di luci ed ombre che vivacizzano il suo studio mentre una ciocca ribelle di capelli scuri gli accarezza lievemente la fronte. Devo rivelarti che quest'espressione l'assume ogni qual volta che è intento a scervellarsi su qualcosa di estremamente importante. Difatti si rende conto dell'intrusione nel suo studio solo dopo una buona decina di minuti, alzando di conseguenza il capo e catturando in breve tempo il mio sguardo nel suo. Immediatamente il mio corpo viene pervaso da una potente scossa mentre il mio cuore comincia a scalpitare in petto. Accidenti!

«Da quanto sei qui?» Domanda rocamente, distruggendo il silenzio.

«Dodici minuti.» Rispondo visibilmente esausta. «Che sarà mai!»

Accompagno poi la mia esclamazione con uno sbuffo sonoro, facendolo innervosire ancor più.

«Siediti e mostrami i disegni.» Ordina con voce autoritaria.

Mi avvicino riluttante, lasciando rapidamente il mio Book sulla scrivania per poi ritrarre altrettanto velocemente la mano. Non ho alcuna intenzione di sfiorarlo né tanto meno toccarlo, poiché so già che il mio corpo impazzirebbe ancor più di quanto non lo faccia già. Logan mi lancia un rapido sguardo per poi prestare la sua completa attenzione ai miei disegni. Dopo averli contemplati per una buona decina di minuti, lancia il Book con strafottenza e finta delusione sulla scrivania per poi osservarmi inquietato.

«Non vanno bene.» Sentenzia severo. «Rifalli.»

Cosa?! Colta dall'ira, mi alzo rapidamente dalla sedia, facendola inevitabilmente stridere contro il pavimento, e sbatto furiosamente entrambe le mani sul tavolo, producendo un gran rumore. I miei occhi lo inceneriscono con un solo sguardo mentre dalle mie labbra fuoriesce un ringhio esasperato. Immediatamente dopo noto Logan mostrarmi un ghigno alquanto beffardo e compiaciuto.

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