Dolore amaro

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Luke Pov's

Un rumore fastidioso ed altamente potente giunge distintamente alle mie orecchie, facendomi sobbalzare sul letto. Rivolgo immediatamente il mio viso verso l'orologio della mia camera da letto, constatando che sono le 23:30. Il bussare incessante e rabbioso contro la porta m'intima a scendere rapidamente al piano inferiore. Nel frattempo pure mamma si è svegliata a causa del rumore e di conseguenza mi urla d'andar ad aprire il portone con cautela. Sbuffo sonoramente seccato e controvoglia mi dirigo all'entrata. Chi sarà mai a quest'ora? Guardo attentamente dallo spioncino e per poco non mi viene un infarto. Il cuore smette di battere, l'ultimo respiro rimane bloccato in gola, la bocca mi si secca, le budella s'arrovellano e le gambe si liquefanno. Non ci credo. È impossibile! È impossibile! Non riesco a muovermi né ad articolare qualsiasi tipo di suono udibile. L'uomo non smette di picchiare fortemente i pugni contro la porta tant'è che alla fine mamma mi si avvicina, scuotendomi energicamente per una spalla. Mi scruta prima preoccupata poi infuriata.

«Luke.»

L'uomo continua a bussare sempre con più forza.

«Luke!» Mi richiama nuovamente mia madre. «Chi è?»

L'osservo imbambolata per qualche istante, riuscendo solo dopo ad articolare un'importantissima parola: «Papà.»

Lei di tutta risposta strabuzza gli occhi per l'incredulità, arretra come ubriaca e porta la mano destra sul cuore. Continua a guardarmi con estremo sbigottimento, tentando invano di decifrare un mio impossibile diniego. Quando entrambi capiamo la realtà dei fatti, rimaniamo ad osservarci con gli occhi lucidi. Lei, senza attendere oltre, apre rapidamente la porta. Istantaneamente ci ritroviamo l'uomo più importante della nostra vita a pochi passi da noi con la barba lunga, folta e sporca, il viso raggrinzito e segnato dal dolore, il fisico più asciutto ed una protesi al posto della gamba destra. Ci guarda con gli occhi grondanti di pura gioia mentre afferra saldamente in una mano un enorme borsone. Il suo sguardo passa incredulo da me a mamma e poi viceversa. Mamma è la prima a muoversi: si avvicina traballante all'amore della sua vita per poi tirargli in volto uno schiaffo colmo d'apprensione e dolore. Lui non blocca il suo gesto, ma l'osserva con gli occhi stracolmi d'amore e felicità. Papà lascia cadere il borsone rovinosamente a terra per poi stringere con vigore il corpo esile di mamma contro il suo petto.

«Sono tornato.» Sussurra tra le lacrime. «Non vi lascerò mai più.»

Mamma scoppia a piangere contro il suo petto, affondando il viso nella tuta sporca e logora di papà e bloccando i gemiti contro il suo cuore. Mio padre alza il capo e m'incita ad unirmi a loro con un gesto gentile della mano. Con titubanza mi avvicino a loro, avvolgendo ancora incredulo le braccia intorno ai loro corpi. Appena papà mi stringe contro il suo petto, mi lascio andare pure io in un pianto liberatorio. Non riesco ancora a crederci...papà è veramente tornato! È veramente tornato! Allora i miracoli esistono realmente!

DRIN! DRIN! DRIN!

Con un colpo secco faccio cadere la sveglia a terra, balzo rapidamente giù dal letto quando improvvisamente avverto un rumore assordante di vetri rotti provenienti dal piano inferiore. Scendo le scale in tutta fretta, rischiando più volte d'inciampare, cadere e fratturarmi il coccige. Non appena giungo all'ingresso noto mamma inginocchiata e chinata con il volto verso il pavimento mentre singhiozzi rumorosi e colmi di dolore puro abbandonano le sue labbra tremanti. Papà le si avvicina per poi circondarla tra le sue possenti braccia. Mamma urla, batte i pugni contro il suo petto e si dimena. Lui rimane zitto, la stringe di più a sé con occhi lucidi ed accetta il suo dolore. Alzo il capo e solo ora noto un tipo sulla soglia di casa con l'impermeabile nero mentre non molto distante da lui ci sono vetri rotti ovunque. Precisamente sono pezzi del vaso d'ingresso. Oh Dio! Cos'è successo?! Con cautela e trepidazione mi avvicino allo sconosciuto, scrutandolo con distacco e cipiglio. Non so bene il motivo ma avverto il cuore pesante ed un presagio molto negativo abbattersi sulle mie membra e sul mio spirito.

«Cos'è successo?»

«Lei è Luke Morris?»

Accenno un incerto sì col capo.

«Mi spiace per la vostra perdita.»

«Quale perdita?»

«Allison Morris è deceduta pochi giorni fa.» Rivela freddamente. «Siamo vicini a lei ed alla sua famiglia.»

COSA?! No! Non può essere! È solo uno scherzo di cattivo gusto o un incubo. Papà è tornato ieri notte e lei non può esser...senza indugio e con il cuore sempre più sofferente, rivolgo la mia attenzione a mio padre, sperando invano in un suo diniego. Ed è proprio in questo momento che non avverto più il cuore battere. Le gambe per poco non cedono mentre flash riguardanti la vita trascorsa con mia sorella si susseguono l'uno vicino l'altro. Scuoto il capo incredulo, riuscendo ad articolare poi solo parole velenose dettate unicamente dal dolore.

«Non è vero! Non è possibile!»

«Un incidente.» Continua imperscrutabile il tipo con l'impermeabile. «È stato così improvviso e...»

Colto dall'ira e dal dolore, lo afferro brutalmente dal colletto del suo cappotto, trascinandolo furiosamente fuori dalla mia abitazione. Lo spingo rudemente fuori da casa mia, sbattendogli sonoramente la porta in faccia. Mi volto rapidamente verso i miei genitori, notando mamma singhiozzare sonoramente con gli occhi rossi e gonfi e papà accanto a lei che finalmente lascia scorrere via sia dal suo corpo che dal suo animo tutto il dolore accumulato. Porto istintivamente una mano sul cuore, non riuscendo più ad avvertire i battiti, mentre le gambe mi cedono, facendomi cadere rovinosamente a terra. Guardo stordito e scosso un punto vuoto della stanza. Avverto la gola seccarsi, le budella disintegrarsi ed il mio animo spezzarsi in mille schegge. Piango, singhiozzo ed emetto urli muti. Rivedo ancora il suo volto sempre serio e celestiale, il suo portamento elegante ed i suoi modi costantemente maschili. Osservo i suoi occhi così simili a quelli di papà e le sue labbra uguali a quelle di mamma. Le sue mani, candide e delicate, si poggiano sulle mie, rivolgendomi un sincero saluto. Percepisco il suo respiro caldo e brioso solleticarmi la guancia bagnata ed una delle sue tante promesse soffiate al vento. In un impeto d'ira, mi alzo rapidamente da terra, uscendo velocemente di casa. Avverto le gambe molli, il cuore abbattuto e lo spirito distrutto. Non riesco a reggere tutte queste emozioni. Non ci riesco! Cado rovinosamente sul prato bagnato, rivolgendo poi il mio volto rigato da lacrime amare verso il cielo turchese e pulito.

«NOOOOOO!»

Lascio libero sfogo al tormento, alla furia ed al dolore. Urlo, sbraito e mi rivolgo a Dio con parole crudeli. Lemmi però dettati unicamente dalla debolezza del mio corpo e del mio spirito. Avverto ogni particella del mio fisico bruciarsi, il sangue ribollirmi nelle vene ed il cuore sanguinare copiosamente. Mi chino sull'erba bagnata, mischiando la rugiada alle mie lacrime. Sputo muco e dolore sul prato, artiglio la terra morbida con le unghie e mi plasmo con essa. Perché lei? Perché Allison!

NephilimDove le storie prendono vita. Scoprilo ora