La Runa s'illumina

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«Va' via!»

La mia voce esce roca e diabolica. Non ho alcuna intenzione di discutere con lui né tanto meno di vederlo ora come ora. Lui, di tutta risposta e come se nulla fosse, si avvicina con passo felpato, fermandosi a pochi centimetri da me.

«Non ti sei presentata nuovamente all'appuntamento.»

Il suo tono freddo e duro mi fa ben capire che non è qui per intrattenere una chiacchierata allegra.

«Come scusa?» Domando, alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto.

«Ti avevo esplicitamente scritto d'incontrarci sul ponte alle 21:00.» Ringhia, serrando le mani in pugni d'acciaio.

Istantaneamente punto i miei occhi nei suoi, irrompendo successivamente in una risata amara e priva d'ilarità. Chi si crede di essere? Pensa di poter dettar legge in casa mia come se nulla fosse? Tsk! Ed è proprio in questo preciso istante che mi maledico per averlo salvato. Per quale assurdo motivo ho sacrificato la mia vita per lui?

«Logan.» Lo richiamo con voce carica di risentimento. «Non ho alcuna intenzione di passare un secondo in più con te, perciò ti ringrazio per avermi salvata dai non-morti ed aver portato il dolce la scorsa sera ma...non farti più vedere.»

Immediatamente i suoi occhi s'illuminano d'ira.

«Non puoi ordinarmi cosa fare e non fare.»

Compie due passi decisi nella mia direzione ed inevitabilmente indietreggio, facendo collidere la schiena al muro. Istantaneamente una potente scarica di dolore pervade nuovamente tutto il mio corpo, facendomi serrare la mandibola per non gemere. Ho realmente pochi secondi a disposizione prima che la sofferenza fisica diventi insopportabile. Devo assolutamente prendere la medicina, ma, nonostante ciò, non voglio farmi vedere debole dinanzi a lui. Sarebbe la mia condanna a morte.

«Va' via.»

Il mio ringhio lo fa avanzare ulteriormente ed afferrare saldamente il mio braccio destro quando improvvisamente la ferita comincia a pulsare drasticamente. Questa volta non riesco a reprimere il gemito di dolore. Immediatamente Logan mi lascia libera come fosse scottato. I suoi occhi mi analizzano ora preoccupati mentre una lacrima traditrice mi solca il volto, ma rapidamente la asciugo.

«Logan...non farti più vedere.»

«Non posso.»

La sua attenzione ora è rivolta unicamente al mio braccio.

«Logan tu...»

Prima che possa terminare di parlare, un ennesima e potentissima scossa mi fa crollare. Le palpebre si chiudono, facendomi affogare nel buio, ma stranamente non avverto la collisione brusca con il pavimento, anzi percepisco una puntura fastidiosa nel braccio. Lancio un ultimo urlo di dolore prima che il buio mi faccia totalmente sua.

Improvvisamente avverto le pulsazioni del cuore aumentare eccessivamente, percependo uno strano fastidio all'altezza dello sterno. Inevitabilmente tento di respirare, riuscendovi a fatica. Avverto il mio corpo trasudare da ogni poro ed alcune ciocche di capelli incollate alla mia fronte. Infastidita ed incapace di capire cosa stia succedendo, mi muovo, o almeno tento di muovermi, in quello che presumo esser un letto. Sfortunatamente non riesco a far nulla in quanto c'è qualcosa che m'impedisce qualsiasi tipo di movimento. Lentamente ed a fatica riesco a dischiudere una palpebra, osservando sin da subito con nitidezza ciò che mi circonda.

Consto immediatamente sollevata di trovarmi in camera mia e che inoltre sono le quattro del mattino. Lentamente abbasso lo sguardo, trasalendo seduta stante: due braccia muscolose mi circondano possessivamente la vita. Subito dopo percepisco la mia schiena combaciare con qualcosa di duro e caldo che sicuramente non è il morbido materasso. Rapidamente faccio saettare il mio sguardo, constatando di non star più indossando le mie robe, ma soltanto una maglietta e l'intimo. COSA?! Sbatto ripetutamente le palpebre, incapace di credere alla realtà dei fatti. Il panico ed il terrore s'insinuano prepotentemente in me, facendomi muovere convulsamente e colpire con un gesto deciso del gomito qualcuno dietro di me. Inevitabilmente l'uomo emette un ringhio roco, allentando istantaneamente la presa. Colgo al volo l'opportunità, allontanandomi rapidamente da lui ed alzandomi altrettanto velocemente dal letto. Afferro senza alcuna esitazione il coltello che ho lasciato appositamente nel primo cassetto del mobiletto vicino al letto, puntandolo verso il materasso. Le mie pupille saettano febbricanti, studiando ipnoticamente ogni gesto dell'uomo intento a capire cosa stia succedendo, facendomi ben ammirare i suoi muscoli scolpiti non eccessivamente. Pigramente alza un braccio e si scompiglia nervosamente i capelli. Improvvisamente apre le palpebre, scurandomi...divertito? Seriamente?! Sto impugnando un maledettissimo coltello! Cosa c'è d'esilarante in tutto ciò?

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