Papà!

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Improvvisamente i ricordi forti e drammatici diventano polvere stellata a causa della voce grave e dolce dell'uomo dinanzi a me, offrendomi poi l'aiuto per alzarmi dall'asfalto sporco e lievemente bagnato dalla brina notturna.

«Sono desolata.» Mi scuso visibilmente affranta. «Stavo pensando ad altro e non ho visto dove andavo.»

Subito dopo i miei occhi analizzano luminosi l'uomo dinanzi a me, colui che mi ha dato la vita e mi ha amata come la stella più rara di questo universo: mio padre. Non avrei mai, e ripeto mai, immaginato d'incontrarlo, in quanto non mi ricordavo di lui, nonostante sapessi d'aver avuto una famiglia durante la mia breve vita da umana. In realtà non ero a conoscenza nemmeno sul loro stato attuale, poiché non sapevo se fossero vivi o morti. Adesso che ho riacquisito buona parte dei miei ricordi, un senso di pesantezza mi blocca il cuore mentre le lacrime offuscano la mia vista. Le membra vengono scosse da una potente scarica elettrica mentre il mio spirito geme di gioia e dolore. Oh papà! Finalmente ti ho ritrovato! Finalmente sei qui, di fronte a me!

«Non si preoccupi.» Mi guarda dolcemente. «Nonostante ciò, le consiglio vivamente di non perdersi nell'ammirare il cielo notturno, soprattutto se cammina in città dove le macchine sfrecciano rapide a causa di guidatori pochi inclini a rispettare il codice stradale.»

Inevitabilmente le mie labbra si distendono in un sorriso genuino ed irrimediabilmente osservo ciò che mi, o per meglio dire ci, circonda. Prima però che possa dir qualcosa, l'anziano signore tossisce leggermente, attirando istantaneamente la mia attenzione.

«Mi scusi signorina se sono troppo diretto, ma noi ci conosciamo?»

Vorrei urlargli di sì, stringerlo forte a me e piangere tra le sue braccia. Vorrei abbracciarlo, sentirlo prossimo al mio cuore e baciarlo. Non ho mai sentito un dolore così straziante al petto se non quando sapemmo del sua scomparsa in guerra. Oh papà!

«No.» Ribatto con finta sicurezza. «Non credo.»

L'anziano sembra visibilmente deluso dalla mia risposta e posso ben comprenderne il motivo. Quasi istintivamente mi ritrovo a far vagare lo sguardo intorno a noi, adocchiando in brevi istanti un bar piccolo ed accogliente.

«So che non ci conosciamo, ma vorrebbe condividere con me una buona tazza di cioccolata calda?»

Immediatamente noto il suo irrigidimento e le sue palpebre aprirsi eccessivamente per lo stupore. Forse sono stata troppo diretta ed avventata, ma non posso non ardere dal desiderio di condividere finalmente qualche bel momento con mio padre. Sarò certamente egoista, ma bramo la sua compagnia, soprattutto perché non lo vedo da più di trent'anni, poiché lui partì per la guerra ed io, anagraficamente parlando, morì poco tempo dopo. Sto per chiedergli scusa ed andar via quando improvvisamente prende parola ed accetta non molto convinto il mio invito. Irrimediabilmente gli sorrido grada e gaia. Non appena entriamo nel piccolo bar, prendiamo posto e quasi immediatamente una cameriera vestita di rosso ci serve.

«Cosa vi porto?»

«Per me un caffè.»

«Lei invece?» Mi domanda la ragazza dalla divisa rossa.

«Una cioccolata calda con panna e scaglie di cioccolato bianco.»

La ragazza mi guarda con scetticismo per poi arricciare il naso, sbuffare leggermente e sparire dietro il bancone. Posso ben capire il suo "non è giusto", in quanto io posso permettermi di bere qualcosa di così calorico, essendo così magra, ma posso ben discolparmi affermando d'allenarmi più del dovuto, perciò necessito costantemente di energia...molta energia. Inoltre siamo a febbraio, fa freddissimo e quindi una cioccolata calda è perfetta.

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