14 Reid

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Continuo ad annuire al padre di uno dei miei giocatori che si lamenta del poco tempo in cui il figlio è stato in campo rispetto agli altri per evitare di mandarlo a quel paese, quando la voce del mio nuovo barman preferito viene in mio aiuto. “Hai finito?” Chiede all’uomo. “Tuo figlio è una mezza sega e dico mezza solo perché è alto sì e no un metro e trenta.” Quanto adoro questo mio presunto cognato quando mette a mia disposizione il suo carattere rude e incazzoso. “Vedi di andare ad assillare qualcun altro, okay? Lascia in pace il coach che ha avuto una giornataccia.” L’uomo si allontana portando con sé la sua birra e io tiro un sospiro di sollievo. “Non è stata proprio così male la giornata, abbiamo pareggiato.” “Non parlo della partita ovviamente.” “E di che, allora?” Si avvicina di più a me. “Ho sentito una voce.” “Che tipo di voce?” “Qualcosa riguardo un portafogli smarrito.” “Sul serio?” Salto su subito. “Ma sono qui da quindici minuti, non ho ancora ordinato il mio pranzo!” “E io l’ho saputo da Brennan circa dieci minuti fa.” “Cosa? Ma se neanche c’era!” Andy scrolla le spalle. “Che traditore del cazzo! E io che mi sono schierato dalla sua parte!” “E anche io se è per questo.” Il traditore in questione fa segno a un altro padre seduto a due sgabelli da me di smammare. A Brennan ultimamente piace giocare al teppista di strada, facile ora che è il marito di Ellie. “Io stavo cercando di fermare il flusso” si difende sedendosi accanto a me. “Ma se lo hai detto ad Andy!” “Io non l’ho detto ad Andy. Lui passava di là per caso mentre Ellie me lo stava raccontando.” “Confermo” Andy avvalora la sua tesi. “Sapete cosa? Non m’importa. Si tratta solo di uno stupido portafogli.” “Che si trovava nella casa sbagliata. Tra i cuscini di un divano non tuo.” “E allora? Ho accompagnato Sam a casa, ricordi?” “Oh sì, ricordo molto bene” Alex dice. “E poi ci sei anche rimasto?” Andy chiede. Lo guardo male. “Era tra i cuscini, non per terra davanti alla porta di casa.” “E con questo? Mi sarò seduto un attimo, mica ho lanciato sua figlia dall’auto in corsa!” “Troppe spiegazioni” Alex dice. “Che?” “Il buon vecchio Reid ci avrebbe mandato a quel paese senza tanti giri di parole.” “Sto per mandartici adesso.” “Qui nessuno va da nessuna parte fino a che non abbiamo chiarito questa storia” Andy interviene. “C’è per caso qualcosa che io non so?” Alex chiede a Andy. “Di che parli?” “Ho l’impressione che tu sappia qualcosa più di me.” “Cosa che non sarebbe una novità” una voce dall’altra parte del bancone ci raggiunge. “E tu quando sei arrivato?” Andy chiede a Sullivan. “Sono arrivato a tra i cucini di un divano non tuo.” “Io me ne vado” mi alzo in piedi deciso a mollarli con le loro stronzate, ma in fondo alla sala c’è mia sorella che attende solo di portare a termine la sua battaglia e a me non resta che scegliere il male minore. “Posso almeno mangiare qualcosa?” Mi risiedo rassegnato. “Per adesso puoi bere” Andy afferra un boccale alle sue spalle. “Solo se sputi il rospo.” “Cosa diavolo vuoi che sputi? Non basti tu che sputi nei miei drink?” Andy posa davanti a me un boccale di birra. “In questo non ho sputato.” “Magra consolazione.” “Quindi” Sullivan scala di un posto e si siede accanto a me. “Parlavamo di un portafogli, di un divano, di un passaggio a casa…” Sbuffo. “Ho dato un passaggio a sua figlia che era a casa Brennan, mi sono fermato per fare due chiacchiere, mi sono seduto sul divano e il portafogli deve essermi scivolato dalla tasca. Sua figlia è nella mia squadra, conosco la sua famiglia da anni, si riforniscono da noi. E io ci parlo con i clienti, chiaro? Fine della storia.” “La spiegazione fila” Sullivan dice. “Peccato che prima di arrivare a divano e cuscini, io abbia sentito qualcosa riguardo una consegna speciale dall’altra parte del bancone.” Che figlio di una… “Uh, consegna speciale?” Brennan si rianima. “Non sapevo ne facessimo.” “Non lo sai perché non c’è il tuo nome sull’insegna. Sei un umile impiegato.” “Non mi pare che tu sia seduto su una poltrona ai piani alti.” “Cosa c’entra questo. Si tratta sempre dell’azienda di famiglia.” “Famiglia di cui lui ora fa parte” Andy mi fa notare, regredendo in un secondo a barman meno preferito di tutta la contea di Galway. “Purtroppo” aggiungo prima di bere qualche sorso. “Non c’è niente di male, sai?” Sullivan riprende la parola. “A far vedere che sai essere una persona gentile.” “Io sono una persona gentile.” Andy e Alex scoppiano a ridere. “Lo sono con chi merita la mia cortesia” preciso guardandoli a turno. “E sicuramente la signorina Kylemore merita, non è così?” Chiede senza rendersi conto di quanto sia in errore. “Signora” lo correggo tra i denti e ne approfitto per dirlo ancora una volta a me stesso, nel caso nel frattempo soffrissi di demenza precoce. “Signora Connolly.”

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