“Un’altra fetta di pizza, coach?” “Non chiedere, butta dentro” dico indicando il mio piatto e facendola ridere. “Ma quanto diavolo mangi?” “Sono uno che consuma parecchio” dico, guardando Sloan di soppiatto che per tutta risposta alza gli occhi al cielo. “Certo, lo sport.” “E il lavoro.” “Ti piace quello che fai”? “Cosa? Alzare sacchi di farro?” “Non farai solo quello.” Scrollo le spalle. “È l’azienda di famiglia.” “E non potevi fare altro?” “Non so, non ci ho mai davvero pensato.” “Non avevi dei sogni da ragazzo?” “Sam” Sloan tenta di fermare le sue domande. “Non me lo ricordo, come mi ripeti tante volte, sono vecchio, ormai anche la memoria è andata.” “Che scemo” Sam dice ridendo. “Pensavo, non so, che ti piacesse lo sport, che volessi giocare.” “Ci ho provato” dico, con una punta di risentimento indesiderato nello stomaco. “Non è andata.” “Come mai?” “Sam!” “Che ho detto?” “Non importa” dico a Sloan, preoccupata per le domande personali che Sam mi sta facendo. “Non ero così bravo e poi, la famiglia aveva bisogno di me qui. È stata una decisione semplice da prendere.” “Mi dispiace” Sam dice triste. “E di cosa?” “Che tu non abbia potuto avere quello che volevi.” Ah piccola Sam, sei tutta tua madre e io vi amo più di quanto avrei pensato fosse possibile amare qualcuno nella vita. “Forse non ho potuto avere alcune cose, ma sai, ce ne sono altre che vorrei e che sto facendo di tutto per avere.” “Ah sì?” “Di recente ho capito che ho perso un bel po’ di tempo dietro alle cose sbagliate.” Mi guarda con attenzione, così come Sloan. “Ma la vecchiaia aiuta ad aprire gli occhi.” “La vuoi smettere con questa storia? Non sei affatto vecchio.” “Forse per te, mamma!” Sam si alza in piedi e posa il suo piatto nel lavandino. “Per me lo è eccome, potrebbe essere mio padre!” La spontaneità e la totale assenza di malizia delle sue parole non dovrebbero provocare questo pandemonio nel mio petto e nel mio stomaco. Forse non avrei dovuto mangiare tutta questa pizza. Forse non avrei dovuto iniziare a sperare. “Io vi lascio, ho un compito da finire” si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia, poi va da sua madre e l’abbraccia. “Non aspettarmi alzata” le dice scherzando, prima di scomparire verso la sua stanza. La porta sbatte e io crollo nell’abisso più profondo, fatto di silenzio, di colazioni in solitudine consumate in piedi, di assenza di amore. La sua mano si posa sulla mia prima che i miei pensieri mi tolgano aria. “Cosa?” Mi chiede mentre mi volto verso di lei. “È stupido.” “Tu prova a dirmelo.” “Non so se capiresti.” “Potresti fidarti di me e provare.” Le sorrido tirato. “Lo farò, ma non adesso. Adesso devo assolutamente baciarti, quindi trova un armadio uno sgabuzzino, quello che ti…” Non finisco la mia stupida arringa, perché Sloan si è già alzata in piedi e si è seduta sulle mie gambe. “Non avevi detto che non amavi parlare?” E io ti ho per caso detto quanto ti amo? Non credo, ma non è il momento neanche per questa confessione. “E Sam?” “La sua porta cigola.” La guardo curioso. “L’ha sbattuta dietro di sé, se dovesse aprirla per uscire la sentiremo.” “Sei diabolica.” “Forse saranno le cattive compagnie.” “E dimmi, ultimamente ti vedi con tipi poco raccomandabili?” “Uno solo.” “Un’esclusiva, quindi. Fortunato…” “Spero solo che lui lo abbia capito.” “Che è fortunato?” Scuote la testa. “Che io non voglio che lui.” E adesso ci vorrebbe, avete ragione. La confessione, il momento dell’ammissione. E no, non sto parlando del fatto che io sia innamorato di lei, ma di quello che purtroppo ho fatto perché ero troppo innamorato di lei, perché volevo proteggerle e fare in modo che nessuno le facesse più soffrire, che nessuno le trattasse più come persone non degne di amore. Ma non lo farò, perché vorrebbe dire perderla. E io l’ho appena avuta tra le mani, come fare a rinunciarvi? Avete idea di cosa vuol dire desiderare una sola persona nella vita, vederla avere un figlio da un altro, vederla sposare un altro, vederla soffrire per un altro, vederla piangere per un altro e poi vederla, sola e stanca e triste. No, non ce l’avete un’idea. Non immaginate cosa abbia voluto dire per me non fare un passo prima, prima che tutto precipitasse, prima che lei dicesse sì, prima che lei iniziasse a non fidarsi più degli uomini, prima dell’inizio di tutto. Ci sono tante cose per cui non mi perdonerò mai, ma non ci sarà un giorno d’ora in avanti in cui non tenterò disperatamente di farmi perdonare da lei.
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...