21 Sloan

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Quando riesco a infilare le chiavi nella serratura sono già le undici e mezza e quando riesco a mettere piede all’interno, capisco subito dal silenzio e dall’oscurità che mi avvolgono che nessuno mi ha aspettata in piedi. Be’, Sam posso capirla, lei di solito va a dormire alle dieci e mezza, anche se non credevo che rispettasse gli orari, ma quello che non mi aspettavo di certo, era trovare Reid addormentato sul mio divano. Chiudo piano la porta e mi avvicino, decisa a svegliarlo e mandarlo a casa, ma poi mi ricordo della sua domanda e della mia, entrambe rimaste in sospeso e senza una risposta. Mi siedo sul tavolino di fronte al divano e resto a guardarlo, a seguire la linea dura della sua mascella, a osservare il suo profilo appena visibile dalla luce che viene dalla finestra del salotto, a guardare il suo petto alzarsi e abbassarsi lentamente e a immaginare la natura dei suoi sogni e a voler entrare nella sua testa dura per leggervi cosa ci ha nascosto tanto bene, perché lo so che pensa più di quanto dice o vuole far credere e so anche che tende a tenere tutto per sé. Reid non è un uomo che ama condividere. Lo conosco da tanti anni, diciamo che non ha molti segreti per me, a parte uno, l’unico che vorrei conoscere. Eppure è qui, in casa mia. È rimasto tutta la sera con mia figlia, si è offerto di stare con lei senza battere ciglio e io mi sono trovata di nuovo a sperare come se fossi ancora una stupida ragazzina che sogna il suo principe azzurro. Mi alzo e vado verso la mia stanza dove trovo Sam beatamente addormentata, apro l’armadio e prendo una coperta, poi torno in salotto e mi avvicino di nuovo a lui. Sistemo la coperta sul suo corpo fin sotto al mento e quando per sbaglio lo sfioro, lo sento sospirare piano nel sonno. Non resisto e quindi cedo, faccio scivolare la mia mano lungo il suo viso e poi mi chino su di lui. I miei capelli ricadono sul suo viso mentre premo le labbra sulle sue. “Sloan” sussurra sulla mia bocca. “Sì, Reid, sono io” gli dico trattenendo il fiato. Lui sorride appena senza aprire gli occhi e capisco che sta dormendo, che probabilmente il suo è stato un riflesso involontario, che sono stata ancora una volta la solita ingenua Sloan. Mi risollevo appena un po’ delusa e mi volto, decisa ad andarmene a dormire. Quando arrivo alla porta del salotto lo sento parlare ancora. “Resti ad aspettarmi” dice. Non mi volto ma sorrido. “E la tua non è solo una consegna.” Attendo qualche secondo anche se so che non avrò alcuna risposta e poi torno nella mia stanza, dove trovo mia figlia sveglia, seduta al centro del mio letto. “Oh tesoro, scusami, ho fatto tardissimo.” “Non importa.” “È andato tutto bene, qui?” “A meraviglia. Il coach è crollato prima di me.” “Credo che si alzi molto presto la mattina.” “Che noia” dice, prima di rimettersi giù e di darmi le spalle. “Già” commento sedendomi sul letto a fissare il vuoto. Eppure non posso fare a meno di pensare che l’unica cosa che ho sempre desiderato è di potermi annoiare insieme a lui.

Faccio saltare due toast e li metto nel piatto insieme agli altri, poi torno alle uova e spengo il fuoco. Sistemo le ultime fette di bacon in un altro piatto e le porto in tavola, proprio mentre vedo la sua testa arruffata affacciarsi nella mia cucina. Dire che Reid Johnston è tremendamente affascinante non gli renderebbe giustizia, e dire che la sua vista qui, di primo mattino, nella mia cucina ancora parzialmente al buio, non mi provochi un paio di capriole allo stomaco sarebbe una stronzata. E ancora di più dire che non mi fa lo stesso effetto di quando ero ragazzina, quello sarebbe quasi come bestemmiare. E dire che il mio cuore non bussa con forza nel mio petto nel momento in cui i suoi occhi assonnati mi sorridono sarebbe come giurare il falso. E dire che non sono innamorata di lui da quando mi ha aiutata a salire i gradini dell’autobus alla fermata di fronte scuola, sarebbe una stupida bugia. E dire che non ho atteso tutta la vita di vederlo di primo mattino seduto a tavola con noi, sarebbe la più grande cazzata del secolo. Perché ho amato un solo uomo durante tutta la mia esistenza e non c’è stato un momento in cui io abbia smesso di farlo, anche quando non avrei dovuto. Anche quando al dito portavo la promessa fatta a qualcun altro.

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