“Non posso crederci!” Darcy viene subito verso di me. “Con che faccia ti fai vedere ancora in giro?” “Darcy, per favore, voglio solo parlarle.” “Hai perso questo privilegio.” Scuoto la testa e mi scompiglio i capelli. “Devo vederla.” “Non mi fai pena.” “Non m’interessa cosa ti faccio, voglio solo poterle parlare.” “Be’, lei non ti vuole vedere, Johnston. Dovevi pensarci prima di pagare quel bastardo di Trey.” “Puoi solo dirle che sono qui?” “Non c’è” suo padre dice a gran voce. “È andata via prima.” “Cosa ti aspettavi? Hai mandato qualcuno a consegnare quella maledetta cassa per tutta la settimana!” Darcy dice furiosa. “Era distrutta.” “Io pensavo che…” “Tu non pensi, Johnston. È questo il tuo grande problema” il padre di Sloan dice. “Coraggio, vieni con me, facciamo due chiacchiere.” Seamus Kylemore possiede questo albergo da quando era un ragazzo. Come mio padre, anche lui sta mandando avanti l’azienda di famiglia, credo abbiano più o meno la stessa età e anche lui, come mio padre, ha perso sua moglie e si è trovato da solo a crescere quattro figli, uno più incontenibile dell’altro. Non ha avuto un compito facile, ma ha fatto un ottimo lavoro, nessuno può dire il contrario. E Sloan… Lei è la sua bambina, a volte credo che stia ancora cercando di tenerla al sicuro da tutti per evitare che qualcuno possa farla sentire inadatta. È sempre stata la sua paura più grande. “Tu più di tutti sai che mia figlia ne ha passate tante” mi porge un bicchiere che io accetto e poi si siede accanto a me. Mi ha fatto accomodare nel suo ufficio situato al piano terra dell’albergo. “E tu più di tutti sai quanto io abbia cercato inutilmente di allontanare Trey da questo posto.” “Ci ho provato anche io come tu sai, a quanto pare è impossibile liberarsi di lui.” “Non approvo quello che hai fatto.” “Neanche io, credimi.” “Ma so che tu non sei lui e che tu, al contrario di Trey, la ami davvero.” “E a cosa serve, Seamus? Lei mi odia.” “Lei è ferita, ma non ti odia.” “Io non volevo che si sentisse ancora così, volevo che fosse felice, che…” “Non volevi che ti amasse?” “Lo sognavo ma non lo volevo.” Seamus mi guarda corrucciando la fronte. “Io volevo che fosse libera, che facesse tutto quello che le era stato negato, che vivesse.” Seamus sorride triste. “E sono rimasto per sette anni a guardare, perché era l’unica cosa che volevo fare. Guardarla vivere. Ma poi lei… Lei è così…” Scuoto la testa. “Ho ceduto perché lo voleva, te lo giuro. Lei lo voleva.” “Oh di questo ne sono sicuro.” “E io volevo solo prendermi cura di loro, volevo proteggerle. Ed è quello che ho fatto sette anni fa. Nel modo peggiore.” “Perché lo hai fatto? Perché non parlare con lei, farla ragionare…” “Perché lui non voleva mollare l’azienda.” “Potevi venire da me.” “Era qualcosa che dovevo fare io.” Mi guarda in attesa. “Dovevo rimediare in qualche modo.” “A cosa?” “È colpa mia tutto quello che è accaduto. Se io non fossi stato così stupido, se io avessi parlato prima, se le avessi detto subito che l’amavo. Dovevo sistemare le cose e quello era l’unico modo.” Seamus annuisce pensieroso. “Trey voleva il suo posto, capisci? Voleva questa azienda. Non l’avrebbe mai lasciata. E le avrebbe rese infelici per il resto della loro vita. Ho agito d’impulso. Lei era venuta alla festa di Natale da sola. Mi ha detto delle cose e io…” Scuoto la testa. “Sono andato da lui e ho messo a posto le cose. E voglio essere sincero con te, come lo sono stato con lei.” Lo guardo negli occhi. “Sarei pronto a rifarlo.” “Anche se sai già che le perderai entrambe?” “Hai mai visto Sloan fare surf da sola?” “No, mai.” “Il viso rivolto verso il cielo, le gambe nell’acqua, i capelli bagnati sulla schiena, l’espressione di una persona che è in pace con se stessa e con la vita. L’immagine della bellezza della libertà.” “Deve essere uno spettacolo meraviglioso.” “Lo è, il più bello che abbia mai visto.” “Sei un brav’uomo, Reid.” “No, Seamus. Sono solo un uomo innamorato. Di due donne splendide. E che si accontenterà di guardarle da lontano d’ora in poi.” Mi alzo e lui con me. “Ti prego, fai solo in modo che…” Faccio una pausa per poter respirare senza piangere. “Puoi dire a Sam che mi dispiace? E che la amo più della mia stessa vita. Può dirglielo, per favore?” “Sam ti ha sentito.” Mi volto di scatto verso la porta. “Sam ha sentito tutto.” “Oh dio, tesoro, mi dispiace così tanto…” Corre verso di me nel momento in cui apro le braccia. “Mi dispiace, mi dispiace…” “Ti prego, torna” mi dice singhiozzando, stringendomi all’altezza della vita. “Lo vorrei tanto, credimi.” “La mamma è sempre triste, piange tutte le notti e io non so cosa fare.” Sento le sue lacrime bagnare la mia camicia. “Fai qualcosa, per favore. Trova una soluzione.” Si stacca lentamente e mi guarda. “Solo tu puoi riuscirci.” “Cosa posso fare? Non vuole neanche che mi avvicini a te.” “Non lo so, pensa a qualcosa!” Guardo questa ragazzina con gli occhi pieni di lacrime e l’unica cosa che mi viene in mente di fare è inginocchiarmi davanti a lei. Sam mi guarda confusa, ma poi le prendo le mani e le dico: “Ho bisogno del tuo aiuto”. “Sei in ginocchio.” Annuisco. “Hai bisogno di me.” “Ho bisogno di te, piccola Sam. Non puoi neanche immaginare quanto.”
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...