Busso alla porta della camera di Sam e poi infilo la testa all’interno. “Come va con i compiti?” “Ho quasi finito.” “Hai bisogno di una mano?” “No, ce la faccio.” “Okay.” Resto ancora sulla porta, indecisa su come continuare la conversazione, poi provo a prenderla alla larga. “Stasera abbiamo ospiti a cena.” Troppo larga e troppo formale. “Ho invitato il coach.” Sam mi guarda da sopra la spalla. “Se per te va bene” aggiungo. Ancora troppo. Dannazione. “Non è la prima volta.” “No.” “Quindi perché sei così nervosa?” “Io non sono nervosa.” “Se lo dici tu.” “Allora…” Insisto. “Per te ci sono problemi?” “Vuoi sapere se per me va bene se tu e coach Reid uscite insieme?” “Cosa? Chi ha parlato di uscire insieme!” Mi scaldo subito. “No, in effetti, vi vedete solo qui o all’hotel, non è proprio come uscire.” “Perché non è come pensi.” “E com’è?” “Che vuoi dire?” Volta la sedia girevole e si alza, venendo verso di me. “Siete amici?” “Be’, certo.” “E tu non vuoi essere qualcosa di più? Che so, una fidanzata?” “Sam!” “Insomma, tu e papà avete divorziato, no?” “Non sono discorsi da fare adesso.” Scrolla le spalle e se ne torna verso la scrivania. “E comunque io avevo detto allo zio Silas che stasera sarei rimasta da lui.” “Cosa? E perché?” “Dobbiamo recuperare alcune puntate.” La guardo poco convinta. “Ho dimenticato di dirtelo.” “Sam…” “Cosa c’è?” “Non lo stai facendo perché credi di doverlo fare, vero?” “Mi piace passare la notte da Silas.” “Non sono sicura che sia questo.” “E dai, mamma! Lo sai che seguiamo la stessa serie.” “Sì, ma…” “Non vuoi che vada?” “Certo che voglio che tu vada.” “Allora finisco questi compiti di matematica e poi preparo la mia borsa, ha detto che sarà qui per le sette.” Annuisco ancora poco convinta. “Divertitevi, allora” dico incerta. “Anche voi” risponde lei, di sicuro molto meno incerta di me.
“Tu non ne sai nulla di questa storia, vero?” Chiedo a Silas, mentre attendiamo che Sam prenda le sue cose. “Di che storia parli?” Chiede, infilando una patata in bocca. “Del fatto che mia figlia stia cercando di non starmi tra i piedi.” “È questo quello che sta facendo? Non me ne sono accorto.” “E tu la stai aiutando. Non odiavi Reid Johnston?” “Non ho mai detto una cosa del genere.” “Ma non ti era neanche simpatico.” “No, non direi.” “E allora perché stai aiutando mia figlia a sistemarmi?” Silas mi sorride. “Forse perché ti vogliamo bene entrambi.” Sospiro rassegnata. “Non voglio che pensi che mi sia d’intralcio o che so io.” “Se la cosa può farti stare serena, non è questo che pensa, ma che tutti e due abbiate bisogno di una spinta.” “Ha dieci anni, Silas! Non dovrebbe pensare a certe cose!” “È tua figlia, Sloan, è un passo avanti a tutti.” “Non te la caverai così.” “Sono pronta!” Sam compare in salotto. “Ci vediamo domani dopo scuola.” Mi dà un bacio veloce e scompare all’esterno. “Rilassati. Andrà tutto bene.” “So che andrà tutto bene, è con te.” “Non parlavo di Sam.” Silas mi dà un bacio a sua volta prima di lasciarmi sola, con la paura mista al desiderio che per una volta nella mia vita, andrà davvero tutto bene.
“Credo che sia quello che bevi di solito” Reid mi porge due bottiglie sulla porta di casa. “Hai spiato anche nel mio frigorifero?” “Diciamo che conosco il grado alcolico che vige in ogni casa che frequento.” “Però…” Lo prendo in giro, mentre si accomoda all’interno. “Siamo già al frequentare questa casa?” “Non per vantarmi, ma ho delle grandi doti, come quelle di prendere le persone per sfinimento.” Rido mentre mi dirigo verso la cucina. Mi sollevo per prendere due bicchieri dal ripiano in alto quando sento il suo petto premere contro la mia schiena. “Dovresti proprio metterli più in basso.” “Perché? Ora che certi individui frequentano la mia casa…” Scuote la testa e mi porge i bicchieri. Li poso sul ripiano e li riempio entrambi. “E Sam? Dov’è?” “Da Silas.” Mi volto e gliene porgo uno. “Dice che aveva una puntata da recuperare, sai, la sua serie preferita.” “Siamo soli?” Annuisco agitata. “Quindi” posa il bicchiere di nuovo sul ripiano, poi prende il mio e lo mette accanto al suo. Fa scivolare entrambe le mani dietro la mia nuca e si china sulla mia bocca. “Posso baciarti come immagino di fare da quel cazzo di magazzino? Senza telecamere né minorenni in giro?” “Puoi fare tutto quello che vuoi.” “Questo non avresti dovuto dirlo” lo sussurra sulle mie labbra prima di sfiorarle. “E sappi che non potrai rimangiartelo.” “Non ho alcuna intenzione di farlo.” “Bene” preme sulla mia bocca mentre mi schiaccia con il suo corpo contro il ripiano dietro di me. Mi aggrappo ai suoi polsi con la speranza di sostenermi a qualcosa, perché Reid non è un tipo che bacia, Reid è più il tipo che prende tutto quello che hai con uno solo dei suoi respiri. Sento le sue mani scivolare lente lungo tutto il mio corpo e la sua lingua esplorare ogni angolo della mia bocca, prima che mi sollevi prendendomi per le natiche e mi faccia sedere sul ripiano della mia cucina. Poi appoggia le mani accanto al mio corpo e si stacca quel poco che basta per vedere i suoi occhi accesi e pericolosi. “Lo useremo questo, te lo giuro, più tardi.” “Più tardi?” Chiedo in ansia, con la paura che voglia pensare alla cena invece di pensare a qualcos’altro. “Ti ho detto che sono l’uomo che ti ama di più al mondo, ma non ti ho ancora detto che sono anche quello che ti desidera di più e non sarò soddisfatto fino a che non avrò avuto ogni parte di te, per me.”
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...