25 Reid

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Undici anni prima

“Ehi, ti stai nascondendo?” Chiude la porta cigolante del fienile e si avvicina lentamente, sedendosi poi su una balla di fieno accanto a me. “Pensavo avessi un problema solo con il Natale.” “A dire il vero non mi piacciono le feste in generale.” “E come mai?” “Troppe persone e troppo desiderio di essere felici.” “E cosa c’è di male nel voler essere felici?” Sorrido e la guardo. “Probabilmente nulla.” “Hai per caso un problema con le persone, Reid Johnston?” “Io? E cosa te lo fa pensare?” “Sembra che tu abbia scritto sulla fronte non rompetemi le scatole.” “Io non la direi proprio così pulita.” Scoppia a ridere facendo ricadere i capelli davanti al suo viso. “Sei sempre così divertente.” “Ti assicuro che non è mia intenzione esserlo.” Solleva la testa e si lascia andare con la schiena contro il legno. “Hanno fatto un bel lavoro.” “Parli dell’albergo o di… Questo” indica la sua gamba. In verità parlavo dell’albergo che è stato appena ristrutturato e motivo per cui hanno dato questa festa, non so come vada con il resto. “Non capisco perché tutti hanno paura di parlarne.” “Cosa intendi?” “Non c’è più” dice serena. “Io l’ho accettato.” “E gli altri non lo accettano?” “Non lo so, mi guardano tutti in modo strano.” “Viviamo a Letterfrack, sono tutti curiosi e pettegoli.” “Ma questa è la mia vita.” Le sorrido. “Ed è stata una mia scelta.” “Una scelta coraggiosa.” “Lo pensi davvero?” “Io non lo so se al posto tuo avrei preso la stessa decisione.” “Mi sembrava solo la cosa più giusta per me.” “Sono sicuro che tu non l’abbia presa a cuor leggero, che tu ci abbia riflettuto bene e che… Che tu sia stata davvero coraggiosa.” Sorride anche lei. “Sono sempre io” dice guardandomi. “Certo che lo sei.” “Vorrei solo che le persone mi guardassero senza pensare a cosa mi manca, capisci cosa intendo?” “Sono sicuro che nessuno ti guarda così.” “Ah no?” Si mette in piedi di fronte a me. “E tu?” Deglutisco nervoso. “Io… Non so…” “Cosa vedi quando mi guardi, Reid?” Cosa vedo, Sloan. Vedo una ragazza giovane e bellissima e piena di vita, con un futuro davanti aperto a tutte le possibilità di questo mondo. Vedo il coraggio, la tenacia e la luce, ma vedo anche tanto dolore e tante lacrime nascoste al mondo per non mostrare le tue paure. Quando ti guardo, Sloan, non faccio che pensare a te, nella warehouse, stretta contro il mio corpo. “Ti assicuro che l’ultima cosa che vedo è quello che pensi.” Non riesco a dirle altro. “I ragazzi” dice mordendosi un labbro. “Non mi guardano.” “Sono certo che sia una stronzata.” “Per loro sono sempre la…” “Non dirlo” la fermo. “Non dirlo mai più.” “Nessuno vuole vedermi nuda.” Porca miseria lurida. “Nonostante penso che tu sia troppo giovane per queste cose e che nessuno dovrebbe vederti nuda, neanche il tuo dottore – che spero sia donna – ti posso assicurare che non è così.” “Tu vorresti vedermi nuda?” Cazzo sì. “Assolutamente no.” Si rabbuia subito. “Non per il motivo che pensi” mi alzo in piedi agitato. “Siamo amici, le nostre famiglie…” Che cazzo c’entrano le nostre famiglie? “Hai diciott’anni, Sloan, è presto per pensare a queste cose.” Annuisce lentamente. “Scusa se ti ho messo in imbarazzo, non era mia intenzione.” “Non lo hai fatto.” “Bene.” “Sono a tua disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.” “Grazie, Reid.” “Non c’è di che.” Mi rilasso e respiro finalmente di nuovo. “Posso chiederti un favore?” “Puoi chiedermi tutto, lo sai.” “Faresti sesso con me?” “Che cosa?” Urlo quasi isterico. Lei non si scompone, porta le mani dietro la nuca e inizia ad armeggiare con i lacci del vestito. “Cosa diavolo stai facendo?” In un attimo il suo vestito scivola con un fruscio lungo il suo corpo, andandosi a posare sui suoi piedi. “Sloan…” Vorrei guardare altrove ma non ci riesco. “Adesso cosa vedi, Reid?” Chiede sicura e senza un briciolo di imbarazzo né di esitazione nella voce. Se ne sta di fronte a me con indosso solo degli slip e io la guardo. Tutta. Parto dal viso, gli occhi accessi e speranzosi, le labbra appena dischiuse, il collo, le spalle esili, il seno turgido proteso verso di me, la pelle chiara, le braccia lungo i fianchi. E poi lo sguardo scende ancora perché so che ha bisogno che io la guardi per intero e che le faccia capire che se non l’ho guardata fino a oggi, è solo perché mi sono imposto di non farlo. Ha diciotto anni, è la figlia minore di uno dei nostri migliori clienti, ha un’infanzia alle spalle fatta di ospedali, sofferenza e umiliazione, e sta appena imparando a vivere. Io sono più grande, più triste, più vissuto, più stronzo. “Quello che vedo è una giovane donna che ha fretta di riprendersi quello che ha perso.” Il suo sguardo perde sicurezza. “Che ha fretta di tagliare ogni traguardo.” Il suo labbro trema. “E io non sarò uno di quelli.” Ora che può finalmente stare in piedi sulle sue gambe non sarò io a impedirle di correre la sua gara. Non si fermerà al primo traguardo, ce ne sono tanti altri da tagliare e io non vedo l’ora di vederglielo fare. “Sei bellissima” faccio scivolare ancora lo sguardo lungo il suo corpo con estremo dolore. “Ma non farò sesso con te.” “Perché?” Perché non posso toglierti qualcosa solo perché la voglio per me. “Perché un giorno te ne pentirai, te lo assicuro.” E io non potrei convivere con questo.

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