16 Reid

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Undici anni prima

“Guarda che è Natale, non il giorno dei morti” Alex mi fa notare. “E siamo a una festa.” “Stai per caso cercando di dirmi che dovrei divertirmi?” “Non sarebbe una cattiva idea.” “Lo sai quanto mi sta sul cazzo il Natale.” “Oh eccome se lo so.” “E se c’è una cosa che mi sta più sul cazzo del Natale sono queste stupide feste aziendali.” “Fa bene all’umore degli operai ed è un modo per ringraziare chi lavora sodo durante tutto l’anno, per non parlare dei clienti che aiutano a mandare avanti la baracca.” “Una baracca che non ti riguarda” preciso, mandando giù il mio bicchiere. “Sei o non sei un umile dipendente?” “Io ci tengo a quello che faccio” mi risponde serio. “E ci tengo a questo posto.” “Al posto o alle persone di famiglia?” Gli chiedo, indicando con la testa la porta in fondo dove mia sorella ha appena fatto la sua comparsa. “Vaffanculo, Reid” Alex mi dice, prima di sistemarsi la camicia e dirigersi verso Ellie che quando lo vede gli si getta praticamente al collo. Scuoto la testa contrariato e mi verso un altro bicchiere. “Con chi ce l’abbiamo oggi?” L’unica voce che vale la pena di sentire mi sorprende alle spalle. Prendo un profondo respiro e mi volto lentamente. “Solite persone, solite rotture di palle.” Sorride e tutta la sala s’illumina e non è certo dovuto a queste cazzo di luci intermittenti avvolte intorno a ogni trave. “Sono qui con Silas. Mio padre è dovuto rimanere in albergo.” “Ha mandato le nuove leve a mantenere alto il nome dei Kylemore?” “Anche tu mi sembra sia qui per fare gli onori di casa.” “Ma io non sono una nuova leva, sono vecchia, anzi, vecchissima.” “A me non sembri poi tanto vecchio” dice mordendosi un labbro mentre io sento qualcosa minacciare il mio stomaco già messo a dura prova dai tre whiskey che ho bevuto uno dietro l’altro. “Qualcosa da bere?” Chiedo cercando di cambiare argomento. “Cosa consiglia la casa?” “Magari un bicchiere di prosecco.” “Prosecco? Alla distilleria?” “È una festa di Natale, dobbiamo poter offrire di tutto.” “Voglio quello che stai bevendo tu” mi dice convinta. “Non credo sia roba per te.” “Sono maggiorenne.” E non so perché il modo in cui lo dice mi provoca un brivido lungo la spina dorsale, se di eccitazione proibita o di terrore non sono in grado di dirlo. “Questo non vuol dire che tu abbia la stoffa per certa roba.” Annuisce lentamente, prima di prendere il bicchiere che avevo appena versato per me e che avevo tra le dita. Lo porta alle labbra e fa un breve sorso, poi lo allontana dalla sua bocca e fa scivolare la lingua lungo il labbro superiore. “Niente male” dice mentre io sento qualcosa di ingombrante e imbarazzante tirare nei miei pantaloni. Posa il bicchiere sul tavolo alle nostre spalle e poi allunga una mano verso la mia. “Vieni con me” dice, mentre sento le sue dita scivolare piano tra le mie. “Voglio farti vedere una cosa.” Cazzo. Cazzo. Cazzo. “Io… Dovrei, sai… Vecchie, nuove… Onori…Casa…” Scoppia a ridere e poi scuote la testa. “Ci vorrà solo un minuto.” No. Non sta pensando a quello che penso io perché lì un minuto non sarebbe sufficiente. Neanche un’ora a dire il vero lo sarebbe, non se riuscissi a far scivolare le mani sotto a quel vestito rosso che… “Coraggio, non avrai mica paura di me?” Di te? Assolutamente. Sei tu che devi averne, Cappuccetto rosso. Il lupo ha appena sentito il tuo odore e ti seguirà e ti troverà e poi ti sbranerà, fino a che non avrà avuto ogni parte di te per sé.

Sloan chiude la porta della warehouse alle nostre spalle e sprofondiamo nel buio totale. “Sloan…” “Shh” mi dice posando un dito sulle mie labbra. “Cosa stai facendo?” “Volevo solo rispettare la tradizione.” “Di cosa stai parlando?” Apre la sua borsetta e tira fuori qualcosa, nella penombra della sala capisco che si tratta di un rametto. “È vischio” mi dice, la sua voce inizia a perdere sicurezza. “Si usa per…” “So benissimo per cosa si usa.” Restiamo in silenzio per alcuni istanti, i nostri respiri sono lenti e profondi. Nessuno dei due è agitato o in ansia e credo che sia la cosa peggiore, perché vuol dire che entrambi sappiamo esattamente cosa vogliamo. “Sloan.” “È solo un bacio, Reid.” La sua mano scivola sul mio viso. “Innocente e indolore. Domani a quest’ora lo avrai dimenticato.” “Perché io?” “Perché no.” E con una risposta del genere avrei dovuto capirlo che sarebbe stato un disastro; che le sue labbra sensuali che premevano contro le mie potevano essere definite in cento altri modi ma non innocenti; che avrei provato mille altri dolori nella vita ma che nessuno sarebbe stato altrettanto devastante come quello che ho sentito nel vederla andare via. E che soprattutto, non sarei più stato in grado di dimenticare il sapore del suo respiro nella mia bocca. E l’ho baciata. Ho infilato le mani tra i suoi capelli e lo tenuta premuta contro di me. L’ho trattenuta. E ho sperato, ho pregato e poi ho temuto. Temuto che lei ne chiedesse ancora, che mi guardasse con i suoi occhioni blu e mi dicesse che voleva di più di un bacio sotto il vischio. Non è andata così. Ha fatto due passi indietro e poi si è allontanata con la sua andatura lenta e poco stabile. Ho visto solo la sua schiena nuda mentre la porta della warehouse si richiudeva dietro di lei. Sapevo in quel momento che non avrei guardato più quel posto allo stesso modo. Sapevo in quel momento che non avrei potuto più guardare lei senza volerla disperatamente solo per me.

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