29 Reid

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Resto seduto nel mio pick up per almeno dieci minuti prima di decidermi a scendere e a percorrere i pochi passi che mi separano dalla porta, perché so che una volta oltrepassata non potrò tornare indietro. Il locale è per fortuna semivuoto e il mio solito sgabello è libero, quindi mi siedo di fronte a lui con la sensazione di essermi appena seduto al banco degli imputati. “Non dire niente” lo fermo subito, prima che possa parlare. “Posso almeno chiederti se vuoi qualcosa?” Lascio andare il respiro e poi nego con la testa. “Okay” Andy fa segno al ragazzo che è con lui dietro al banco di togliersi dai piedi e poi appoggia i gomiti sul legno avvicinandosi a me. “Io non vorrei parlare, ma qualcuno deve pur farlo.” “Diciamo che non so cosa fare.” “Riguardo a cosa?” “Stavo per prendere una decisione.” “Okay.” “E invece di proseguire mi sono fermato qui davanti.” “Per quale motivo?” Lo guardo male. “Non sappiamo neanche questo.” “Stai godendo, vero?” “Per niente.” “Non vedevi l’ora di vendicarti.” “E di cosa dovrei vendicarmi?” “Di come ho reagito, di come ti ho trattato quando ho saputo di te e Shane.” “È acqua passata. E poi, sei qui, no?” Sorrido mio malgrado. “Vediamo se riesco a cavarci qualcosa.” “Non ti avevo chiesto di non dire niente?” “Qualcuno deve parlare e visto che tu non ti decidi…” “Si tratta di lei.” “Lei.” “È quello che ho detto.” “Vai avanti.” “Sono successe delle cose negli ultimi tempi.” “Che tipo di cose?” “Cose che mi hanno fatto riflettere.” “Devo sedermi? No perché tu che rifletti…” Lo guardo di traverso e lui alza le mani. “Forse non ho fatto la scelta giusta.” “Quando? Ora o…” “O.” “Ci hai messo un po’ ad arrivarci.” “Non posso cancellare quello che ho fatto.” Andy diventa serio. “No.” “E non posso tenerlo segreto per sempre.” “Non puoi, non se ci tieni a lei.” Sollevo un sopracciglio. “Avresti potuto evitare tutto questo, lo sai?” “Non sono venuto per una paternale.” “E allora perché sei qui? Vuoi la mia approvazione?” “Non lo so cosa voglio, non sapevo da chi altri andare.” “Be’, siamo tutti amici. O io sono speciale?” “Se non la smetti vado a dire a mio fratello che regalo hai intenzione di fargli per Natale.” “Non oseresti.” “Non provocarmi.” “Dovevo farmi i cazzi miei.” “Ma sei debole e sentimentale, tutta la tua rudezza si è dissolta nel vento non appena mio fratello ti ha fatto gli occhi dolci.” “Stai per assaggiare la consistenza del legno del mio bancone.” Rido e scuoto la testa. “Sono venuto qui perché sapevo che non avresti giudicato.” “E non lo sto facendo, non l’ho fatto neanche allora. Però, Reid, se anche non volessi dirle la verità…” “Non potrei mai mentirle.” “Lo hai fatto fino a ora.” “E guardami” mi indico. “Guarda cosa mi è costato.” “Ti è costato lei.” Sentirlo dire da Andy è ancora peggio che dirlo davanti allo specchio. “Puoi rimediare. Puoi provarci, almeno.” “E se lei finalmente si accorgesse di che tipo di uomo sono?” “Sei un brav’uomo, Reid, che ha fatto un errore.” Scuoto la testa e fisso gli occhi sul bancone. “Posso chiederti una cosa?” “Sono o no il tuo barman preferito?” “Puoi tornare a esserlo solo se mi prometti che non userai questa cosa contro di me in futuro, neanche quando ti farò incazzare.” “Tu mi fai incazzare tutti i giorni.” “E allora tu dovrai essere forte tutti i giorni.” “Non è già quello che faccio?” Sollevo di nuovo lo sguardo su di lui. “È possibile cambiare le cose? Cambiare quello che si è fatto, non so, trovare un rimedio.” Andy sospira pesante. “No, Reid, non si può cambiare ciò che si è fatto e non si può cambiare quello che abbiamo, né ciò che siamo. Si può solo provare a migliorarlo e migliorare, un po’ come Shane ha fatto con me.” “Direi che ha fatto un grande lavoro.” “Sai perché lo ha fatto?” “Non iniziare con frasi sdolcinate o con cose che mi metteranno inevitabilmente in imbarazzo.” “Lo ha fatto perché ci credeva, perché ci crede. In se stesso, in me e soprattutto, in noi.” Annuisco sorridendo. “E tu? Tu ci credi?” “E qui sta il problema.” “Be’, Reid, vedi di capirlo, o perderai tutto un’altra volta e credimi, nessuno è così infrangibile, neanche tu.” “Ci penserò su.” “Bene” dice, sollevandosi dal bancone. “E ora dimmi, posso darti qualcosa?” “Puoi prepararmi qualcosa da portare via?” Mi guarda curioso. “Devo fare visita a una persona” dico mentre lui sorride trionfante. Ringrazia che non ho tempo da perdere con te, faccia di cazzo, e che non posso romperti il naso perché poi arriverebbe il sangue e io non lo reggerei e io devo reggere, perché ora devo andare in un posto e ho bisogno di essere integro e al meglio delle mie possibilità. “Cosa vuoi che ti prepari?” “Non so, qualcosa che si cucina per una persona che sta male.” “Male? Male come?” “Influenza, debolezza…” “E tu hai intenzione di andare a fare da infermiere a qualcuno che sta male?” “Poche chiacchiere, dai una voce a Cloe in cucina.” “Tu odi i germi.” “Se è per questo odio anche te e guarda dove sono seduto!” “E se poi ti ammalassi?” “Sono vent’anni che non prendo un raffreddore, sono indistruttibile.” “A parte per la questione del sangue…” “Devo chiamare io Cloe in cucina? O ci diamo una mossa?” “Vado, vado.” Andy alza gli occhi al cielo e si affaccia in cucina per parlare con Cloe mentre io inizio a pensare a una scusa nella mia testa per presentarmi da lei, con tanto di medicine e cena, che non mi faccia sembrare quello che sono, ovvero un uomo disperato che non ha idea di come dire alla donna che ama che ci crede, in lei e in noi, e che ha bisogno che ora ci creda anche lei.

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