Dopo un paio d’ore e una camomilla Sam sembra essersi calmata. Silas ci ha portate subito a casa ed è rimasto con noi. Mio padre e Darcy sono rimasti in hotel per coprire i nostri turni, impossibile pensare a qualcuno che ci sostituisca di domenica sera con così poco preavviso e in albergo ci sono due gruppi di turisti americani, non potevamo abbandonare tutti il lavoro. Silas si è offerto di restare con noi stanotte e io non me la sono sentita di fare la dura e l’indipendente stavolta, quella che ha tutto sotto controllo e che può cavarsela sempre da sola. Stavolta non ce la faccio. E non solo per il ritorno improvviso di Trey. Silas mi passa una tazza di camomilla. “Non la bevo quella robaccia.” Mette via la tazza e mi mostra una bottiglia. “Ora ragioniamo.” Si siede sul divano accanto a me davanti al fuoco e versa due bicchieri, poi me ne porge uno. “Non posso crederci.” “A cosa? Al fatto che Trey abbia avuto la faccia di presentarsi qui o a quello che ha fatto Johnston?” Mando giù un sorso generoso. “Tutte e due le cose.” “Sam sembrava sconvolta.” “Sam non conosce quell’uomo. Non si fa vedere da sette anni, Silas.” “E allora perché adesso?” Sospiro pesante. “Non lo so.” “Pensi che c’entri Reid? Che abbia saputo di voi e che sia venuto per… Per cosa? È stato lui a lasciarvi.” “Non lo so, Silas, non lo so.” “Okay, scusa. Non ti fanno bene le mie domande.” “È tutto così assurdo. E la reazione di Reid…” “Già.” “Non posso perdonarlo.” “Ha agito d’istinto.” Mi volto verso di lui. “Lo stai per caso giustificando?” “Sto solo dicendo che ha agito d’impulso e che la situazione probabilmente gli è sfuggita di mano.” “Sai cosa mi ha fatta avvicinare a lui? Cosa mi ha fatto credere che forse ci fosse una possibilità per noi? Il fatto che Reid sia un uomo adulto, maturo, con la testa sulle spalle. Uno che non agisce secondo l’istinto, ma che ponderi le sue azioni e le conseguenze che queste possono scaturire. Mi faceva sentire al sicuro e invece adesso mi sembra di essere tornata al punto di partenza, con accanto un uomo su cui non si può contare, che va a picchiare la gente solo perché…” Scuoto la testa al ripensare alle parole che Trey ha detto a Reid e a quelle che invece Reid ha detto a me. “Cosa pensi di fare, adesso? Gli parlerai?” “Non credo che sia un bene che lui stia vicino a Sam in questo momento.” “E di te? Cosa mi dici?” “Io non posso” mi alzo dal divano e faccio alcuni passi nel salotto, mi avvicino alla finestra e solo allora mi accorgo che il suo pick up è parcheggiato all’esterno. Silas deve capire qualcosa, perché si alza anche lui e viene alla finestra. “Non è uno che molla.” “Non direi.” “Vuoi che gli dica di andare via?” “No” mi avvio verso la porta e infilo le scarpe. “Assicurati solo che Sam non ci veda, okay?” Apro la porta ed esco all’esterno, dirigendomi veloce verso il pick up mentre lo sportello si apre e Reid scende dalla vettura. “Ti avevo detto che non volevo parlarti.” “Tu devi ascoltarmi.” “Io non devo fare proprio niente.” “Scusa, hai ragione, non devi, però, per favore, dammi solo due minuti.” “Non voglio che Sam ti veda.” Vedo il dolore attraversare i suoi occhi anche se siamo al buio. “Mi dispiace” inizia facendo un passo verso di me. “Ho agito in preda alla rabbia. Quando l’ho visto alle spalle di Sam, il primo istinto è stato quello di lasciarlo lì per terra nel suo stesso sangue, ma poi Sam si è spaventata ed è corsa a nascondersi da me.” Ingoio le lacrime e resto in ascolto. “Cercava protezione, capisci? La mia.” “E tu, invece, le hai dimostrato che con te è al sicuro.” “Lui continuava a spaventarla, Sam piangeva, e lui continuava a dire sono suo padre, posso vederla quando voglio e io ho provato a stare calmo, ad andare via e portarla subito da te, ma poi lui ha detto che… Quando sei rimasta incinta e lui ti ha lasciata, io volevo… Io volevo dirti che…” Trattengo il fiato mentre sento il cuore accelerare senza sosta. “Volevo prendermi cura io di voi, volevo chiederti di sposarmi e volevo dare il mio cognome al tuo bambino.” Non riesco a dire nulla, ho paura di non riuscire neanche più a respirare. “Ma poi lui è tornato. E tu gli hai dato una possibilità e Sam cresceva.” Si passa le mani sul volto, la destra è gonfia e viola. “E stava crescendo senza un padre mentre io” si tocca il petto. “Io ero lì, capisci?” “Questo non giustifica il tuo comportamento.” “Non cerco una giustificazione.” “E allora perché sei qui?” “Sono qui perché voglio che tu sappia che io vi ho sempre amate e che avrei fatto qualsiasi cosa.” “Che significa?” “E che sono disposto a fare qualunque cosa.” Lo guardo spaventata e confusa. “Non dimenticarlo mai, per favore.” Mi lascia qui, in piedi, sul viale di casa mia, con i miei dubbi e la mia confusione, mentre sale sul suo pick up e mette in moto, scomparendo veloce nella notte.
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...