57 Reid

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Amezzogiorno meno dieci i due compari si presentano al mio cospetto. “Siamo venuti a prelevarti.” Chiudo il registro delle consegne – sì uso ancora carta e penna io, sono figlio di mio padre dopotutto – e li guardo. “Avevate paura che saltassi il pranzo?” In effetti il pensiero mi aveva sfiorato, soprattutto dopo la partita di ieri. È stato già difficile evitare le battute e le prese per il culo durante il pranzo post partita, dove per fortuna sono stato salvato da un paio di padri troppo apprensivi e troppo competitivi che mi hanno tenuto in ostaggio per tutto il tempo, ma poi lo stomaco ha avuto la meglio. D’altronde son vent’anni che li sopporto, posso fare uno sforzo anche oggi. “Non andremo a pranzo.” “Non scherzare con i miei sentimenti, Brennan. Anche se io scherzo con i tuoi, non è detto che tu debba ripagarmi con la stessa moneta, potresti anche semplicemente porgere l’altra guancia.” “Ti abbiamo preso un sandwich” Shane mi mostra una busta di carta. “Un sandwich.” “Al bar dell’azienda.” Soffoco un conato di vomito e Shane sbuffa. “Coraggio, abbiamo un compito da portare a termine.” “È solo lunedì, non credo di potervi sopportare fino al weekend.” “Ordini che provengono dall’alto” Alex indica con un dito il soffitto. Guardo Shane perplesso. “È una cosa importante. Papà si fida solo di noi.” “Mi stai prendendo per il culo?” Urlo dal sedile di dietro dell’auto. “Stiamo eseguendo solo gli ordini.” “Che cazzo ci facciamo qui?” Alex parcheggia. “Scegliamo gli alberi di Natale.” “Perché?” “Perché tuo padre ce lo ha chiesto.” “Perché avete pensato di dovermi coinvolgere in questa cazzata? E poi, non mancano ancora alcune settimane al Natale?” “Lo sai che iniziamo presto in azienda.” “Veramente anche Justin mi sta mettendo in croce per andare a prendere l’albero per casa nuova.” “È tradizione, lo sai” Shane dice, scendendo dall’auto e aprendo poi il mio sportello. “Coraggio, poche storie.” Sbuffo e scendo anch’io. “Ci serve un albero per ogni reparto, quello per l’entrata, per il pub, il negozio di souvenir…” “Non dimenticare quello per il salone, deve essere enorme.” “Pure!” “Per la festa aziendale, no?” Shane mi dà una pacca sulla spalla. “Ah giusto, la festa aziendale” un ricordo doloroso ed eccitante al tempo stesso percorre la mia mente e anche il mio corpo. “Stavolta potresti anche essere fortunato e non venirci da solo” Alex mi dà una gomitata complice. “Andiamo, papà ha detto che se non ci sbrighiamo i migliori saranno già presi.” Li seguo svogliato infilando le mani nelle tasche. “E perché non ci ha pensato da solo?” “Immagino che sia il suo modo per dirci che dobbiamo iniziare a pensarci noi alle cose importanti.” “Come scegliere quattro alberi di Natale?” Alex continua a camminare mentre Shane si ferma e mi guarda, la sua espressione è troppo seria per quello che stiamo facendo. “Io credo sia più uno sperare che noi continuiamo la tradizione di famiglia insieme.” “E allora perché ci portiamo dietro Brennan e non Ellie?” Shane guarda Alex parlare con uno degli addetti al vivaio, lo guardo anche io e lo ascolto mentre gli spiega esattamente di cosa abbiamo bisogno, con particolari e gesti e… Passione. Alex ci mette il cuore in tutto quello che fa. Alex ama tutto ciò che fa. “Credo che tu sappia perché c’è lui con noi.” “Diciamo che avevo i miei sospetti.” Sbuffo ma non sono davvero seccato. “Come ci vedo male, lo sai?” Shane ride. “Malissimo.” “E io che speravo nella pensione.” “Ehi, ho visto qualcosa che potrebbe fare al caso nostro là in fondo!” Alex ci chiama. “Coraggio, non abbiamo tutto il giorno.” “Arriviamo, arriviamo.” Alzo gli occhi al cielo. “Sempre così agitato.” “Sempre così Brennan” Shane commenta, mentre entrambi lo raggiungiamo verso una fila di alberi appena tagliati. Shane e Alex iniziano a contrattare con il proprietario, parlano di altezze e densità dei rami e radici, io cerco di essere paziente, a dire la verità mi importa poco degli alberi e ancora meno del Natale, ma a quanto pare ormai sono incastrato, non solo nella mia famiglia di origine, ma anche in quella allargata. “Questo, questo è perfetto!” Una voce a pochi metri da noi richiama la mia attenzione. “Sei sicura? È enorme.” Un uomo con una bambina in braccio le risponde. “Starebbe benissimo davanti alla finestra in salotto.” La donna si volta di profilo e solo allora mi accorgo che è incinta, molto incinta, sicuro più di mia sorella Ellie. “Questo, papà!” La bambina che ha in braccio sostiene la versione della madre. Ci mancherebbe, due donne contro un uomo, Shane e io non ce la facciamo in due contro una donna figuriamoci questo povero cristo come sta messo. Non oso immaginare se il nascituro dovesse essere femmina. Amico, hai tutta la mia comprensione. “Che stai guardando?” Alex si avvicina.
“Io? Niente.”
“Ci dai una mano a decidere?”
“È proprio necessario?”
“Sì.” “E va bene” infilo le mani nelle tasche e raggiungo Shane, ma non posso evitare di voltarmi ancora una volta verso quella famiglia.
“Tutto quello che volete” dice lui, baciando la donna sulle labbra e a me dovrebbe venire voglia di prenderlo per il culo, sul serio, dovrei gongolare, infierire, ma non ce la faccio. L’unica cosa che riesco a fare è invidiarlo e l’unica cosa a cui riesco a pensare è a come reagirebbero un’altra donna e un’altra bambina se si trovassero al loro posto.

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