“Ne vuoi parlare?” “Di cosa?” “Di quello che Ellie ti ha chiesto.” “Non c’è niente da dire al riguardo, in realtà non c’è niente da dire su qualsiasi argomento e anzi, non dirò un’altra parola fino a quando non ti vedrò nuda distesa sul letto.” “Vuoi essere serio per una volta?” “Più serio di così?” Si avvicina a me con l’espressione pericolosa di una che vuole parlare. “È una cosa importante.” “Se lo dici tu” scrollo le spalle. “Ellie ti vuole bene.” “Deve farlo per forza.” “Reid…” Sbuffo. “Non mi va di parlare di certe cose.” “Perché ti rendono umano?” “Perché mi rendono sentimentale e debole.” “E tu non vuoi che la gente di veda così.” “A me non importa di come mi vede la gente, hai notato che tratto tutti di merda? A me importa di come mi sento, non di come appaio. Sono io che non voglio sentirmi così.” “Non c’è nulla di male a lasciarsi andare alle emozioni.” Le circondo la vita e l’attiro a me. “Non quel tipo di emozioni, a quelle ti lasci andare perfettamente.” Rido e mi chino su di lei. “Non sono quello che tutti credono.” “Questo lo so.” “Ma non sono neanche cosa tu credi che io sia.” “Io non credo niente, io lo so cosa sei, Reid. E so chi sei.” “L’unica cosa che devi sapere, Sloan, è che sono l’uomo che ti ama.” Sorride sulle mie labbra. “E ora, per favore, potresti spogliarti?” Ride e mi dà una leggera spinta. “Che c’è? Ho chiesto anche per favore.” “Stai cercando di evitare il discorso.” “Sto cercando solo di portarti a letto. In queste cose sono semplice come tutti gli uomini del pianeta.” “Mi fai morire.” “Non hai visto ancora niente.” La sollevo e me la carico su una spalla, portandola poi verso il letto, la faccio ricadere sul materasso e poi scivolo su di lei. “Voglio sentirtelo dire ancora.” “Cosa?”
“Che ti faccio morire.” Mi sorride maliziosa. “Tu dammi un motivo valido per farlo.”Dopo una notte turbolenta e dopo averle dato tre motivi più che validi, all’alba sgattaiolo fuori da casa sua per tornare nella mia, farmi una doccia al volo e passare da mio padre che in questi ultimi giorni ho trascurato. So che c’erano dei lavori da fare in casa e che lui non chiederà mai l’aiuto di nessuno, quindi fingerò di essermi alzato presto come sempre e di essere passato di là perché non avevo nulla da fare, sperando che mi lasci fare e che non attacchi con il solito discorso sul futuro dell’azienda. Chiudo la porta di casa e mi avvio a passi veloci verso il mio pick up coperto di ghiaccio, apro la portiera e accendo motore e riscaldamento, poi mi chino sul sedile per aprire il cassetto e cercare qualcosa con cui sbrinare i vetri. Rovisto per un po’ nel casino fino a che non trovo lo spray anti gelo. Mi risollevo, esco fuori dalla vettura e mi reco sul davanti e proprio in quel momento vedo una figura sospetta che si aggira tra i cespugli del giardino di Sloan. Non mi scompongo, con corro verso di lui, non mi faccio prendere dal panico. Mi reco sul retro del mio pick up e afferro la mazza da Hurling che tengo sempre sotto il telone e poi a passi lenti ma decisi vado incontro al suo destino, che è molto simile a quello di un cadavere che viene ritrovato all’alba in una pozza di sangue in un fossato lungo la statale che porta a Galway. “Sai perché sono qui” dice, non appena gli sono davanti. Neanche lui si scompone più di tanto. “E tu sai cosa succederà, ne abbiamo già parlato.” “Cosa vorresti fare con quella?” Indica la mia mazza. “Sai anche questo.” Annuisce lentamente, poi guarda verso la casa. “Non è la tua famiglia quella.” “Non è di certo la tua.” “Devo incontrarle.” “Scordatelo.” “Non puoi impedirlo.” Faccio un passo verso di lui e gli dico sul viso: “Avevamo un accordo”. Non sono un tipo violento e non amo fare del male al prossimo, per questo lo colpisco solo sulla gamba destra, facendolo piegare sull’erba. Poi mi chino su di lui e gli dico all’orecchio: “Gli accordi si rispettano. E anche le promesse. Ti avevo giurato che se fossi tornato ti avrei spezzato le gambe e lo sai, sono un tipo preciso, uno che porta sempre a termine tutto quello che ha iniziato.” Mi risollevo e lo guardo dall’alto, mentre lui resta sull’erba, la gamba tra le mani. “Potrei dirle la verità” ringhia tra i denti. Evidentemente non ho colpito abbastanza forte. “E io potrei farla finita ora.” “Non lo faresti mai, le tue sono solo minacce prive di fondamento.” “Tu mettimi alla prova.” “Perché cazzo lo stai facendo? Per lei? Sul serio?” “Non potresti mai capire.” “Puoi avere lei, ma Sam resterà sempre mia figlia, questo non potrai mai cambiarlo.” “Potresti morire” gli dico serio. “Che so, in un incidente.” “Non ne saresti capace.” Si rimette in piedi zoppicando. “Non provocarmi, posso anche colpirti in modo da non ucciderti ma renderti un vegetale per il resto della tua vita.” “Sei un bastardo, Johnston.” “Il peggiore che potessi incontrare.”
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the good man
AléatoireC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...