63 Reid

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Non appena scendo dall’auto di Shane il mio telefono inizia a squillare. Lo prendo dalla tasca della giacca e quando vedo il nome sul display faccio segno ad Alex e mio fratello di aspettarmi dentro. “Ehi” rispondo, quando sono certo di essere lontano da orecchie da pettegolo. “Ciao! Sei al lavoro, ti disturbo?” “Sono appena arrivato al Veldons.” “Non ho guardato l’ora. Morivo dalla voglia di chiamarti per dirti delle ultime novità.” Dalla sua voce sembra felice e non posso fare a meno che sentirmi felice anche io. “Che novità?” “Darcy è tornata.” “Davvero? E quando?” “Ce la siamo trovata davanti stamattina. Voleva farci una sorpresa.” “È stupendo.” “E la cosa più bella sai qual è?” “Quale?” “Resterà per Natale. Papà è al settimo cielo, Silas un po’ meno, ma lui deve fare sempre storie.” Sorrido. “Era da tanto che l’aspettavamo.” “Sono felice per voi.” “Non vedo l’ora di dirlo a Sam. Lei adora Darcy. A tal proposito, volevo dirti che oggi probabilmente non mi troverai all’hotel.” “Okay.” “Andiamo a prendere Sam a scuola, le facciamo una sorpresa e poi ci concederemo un pomeriggio tra ragazze.” “Mi sembra un ottimo piano.” “Mi dispiace.” “E di cosa?” “Che non ci sarò per la consegna.” “Adesso non ho bisogno di scuse per vederti.” “È vero.” La sento sorridere. “Che ne dici se passo da te sul tardi? Magari quando Sam è andata già a dormire.” “Direi che mi sembra un’ottima idea.” “Fatti trovare nuda.” “Sarà fatto.” “A stasera, allora. Divertitevi.” “A stasera.” Chiudo la conversazione e infilo di nuovo il telefono in tasca. “Sono curioso.” Una voce alle spalle mi fa sobbalzare. “Quando le hai detto di farsi trovare… Ehm… Senza vestiti…” “Attento a quello che dici, Sullivan.” “Mi chiedevo solo se davvero…” “Non andare avanti.” Alza le mani ridendo. “Posso sapere come fai a essere sempre nel posto sbagliato nel momento sbagliato?” Scrolla le spalle innocente. “Non osare dire una sola parola lì dentro.” “Io sono qui per mangiare, mica per parlare.” Apro la porta e gli faccio segno di entrare, poi entrambi ci dirigiamo verso il bancone. “Mi chiedevo dove fossi finito” Andy dice vedendomi. “Ti preoccupavi di avere un cliente in meno, oggi?” “Veramente stavo già saltando dalla gioia.” “Tu e gioia nella stessa frase?” “Perché non vai a farti fottere? Sei ancora in tempo per il turno del mattino.” “E allora tu come mai sei ancora qui?” “Perché probabilmente lui ha già dato” Brennan dice, prendendosi un canovaccio in faccia, sicuramente lurido. “Chi era al telefono?” Shane chiede, sicuramente per vendicare il suo concubino. “Secondo te sono affari tuoi?” “Era lei” Sullivan risponde al posto mio. “Non ti avevo detto non una parola?” “Infatti erano due.” “Cosa mi sono perso?” Brian compare dal retro con l’aspetto di uno che si è appena alzato dal letto, cosa alquanto possibile dato che a quanto ne so si alza dieci minuti prima di venire al lavoro. “Reid era al telefono con la figlia di Kylemore” Sullivan continua a ignorare le mie minacce. “E che si dicevano?” Alex chiede. “Non ho sentito tutta la conversazione.” “No, certo che no.” “Solo degli spezzoni.” “Fondamentali?” Shane incalza. “Dipende dai punti di vista.” Come dite? Vi chiedete perché non lo interrompo? Semplice. Servirebbe a qualcosa? L’unico modo per fermare l’onda d’urto è sbatterci contro e fingersi morti o uccidere tutti prima che ti travolga. Lo so, la seconda ipotesi è allettante, ma Ellie non me lo perdonerebbe mai. “Certe cose non si possono ripetere.” Sullivan fa l’ingenuo ora. “Sono private.” Che faccia di… “Quindi era roba che scotta?” Brian sembra interessato. “Che scotta?” Andy lo guarda. “Qualcosa di hot.” “In che senso?” Sullivan chiede spiegazioni. “Qualcosa che riguarda la sfera sessuale.” Brian gliele fornisce. E sì, li lascio ancora fare. Sapete, dopo un po’ non ti resta che lasciarti trascinare. “Ahh… Be’, forse.” “Uhh” Brian si sfrega le mani. “Coraggio, sputa il rospo” Brennan si sporge verso di lui. “Sempre che si possa dire davanti a Brian.” “Ehi” il chiamato in causa si lamenta. “Perché ora te la prendi con me? Io sto cercando di cavarci qualcosa, al contrario di te.” Ah Brian. Vediamo se riesco a cavarci io qualcosa da te. “Mi ha detto che sua sorella è tornata in città.” Il gelo cade nel Veldons. “S-sua sorella?” Brian chiede mentre sento Alex già gongolare. Forse è per questo che ha sopportato in silenzio tutti questi anni, sapeva che il momento in cui ci avrebbe messo tutti in ginocchio sarebbe arrivato. Un boccale compare magicamente davanti a me. Evviva. Non sono più l’attrazione della festa. Brian Veldons sono cazzi tuoi. “Darcy.” Vedo chiaramente il momento in cui Brian Veldons capisce di essere fottuto. E nella triplice copia che una volta fu di Brennan. Non lo fa più lo stronzo, adesso, vero? Avete presente il gelo di cui parlavo qualche riga più su? Sembra qualcosa che ricorda molto la falce che pende sulla tua testa. E con tua intendo quella di Brian. Com’è piacevole e rassicurante tornare dall’altra parte della barricata. “Io avrei… Qualcosa nel retro…” Farfuglia prima di sparire sul serio nel retro del locale e senza neanche aver preso le ordinazioni. Inizio a temere di essermi giocato il pranzo con la mia bravata. “Lo hai terrorizzato” Andy mi rimprovera. “Sempre il solito stronzo.” Ah io? E quello che lui cercava di fare a me non conta? “Sei bravo” Sullivan commenta sottovoce. “A fare lo stronzo? Sì, me lo dicono spesso.” “A distogliere l’attenzione da te.” Sorrido mio malgrado prima di fare un sorso di birra. “Non troverai sempre uno stratagemma, prima o poi ti toccherà.” “Cosa? Non ti pare che mi prendano abbastanza per il culo?” “Ti toccherà venire a patti con te, Johnston. E con gli altri.” La sua voce diventa seria. “Spero solo che per quel giorno tu sia pronto ad affrontarlo.”

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