Percorro il viale principale della proprietà e parcheggio nello spiazzale proprio di fronte la casa di mio padre. Non lo vedo da venerdì pomeriggio e con il freddo arrivato all’improvviso e il tempo di merda previsto per la prossima settimana, sarà meglio che faccia un salto dentro per assicurarmi che abbia abbastanza legna e che non abbia bisogno di qualcosa. Mio padre esce di casa solo per andare in azienda e per andare a giocare a poker con alcuni dei suoi dipendenti, se gli serve qualcosa passa alla Spar sulla via del ritorno o in alternativa si arrangia. Non è più un ragazzino e con gli anni, le preoccupazioni, la famiglia e l’azienda sulle spalle, sembra sempre più stanco, vecchio e solo. Apro la porta principale con le mie chiavi e mi reco verso la cucina, dove sento crepitare la legna nel camino. Lo trovo seduto sulla sua poltrona come al solito, vecchia almeno quanto lui. Accanto la poltrona che era della mamma e che è rimasta lì a fargli compagnia, come se potessero ancora sedersi insieme, la sera, davanti al fuoco. Lei a leggere un libro, lui a fare uno dei suoi amati cruciverba. Non ne ha fatto più uno da quando la mamma è morta, ma continua a sedere davanti al fuoco con la sua pipa e spesso con una delle sue bottiglie. Non è un alcolizzato, è semplicemente un Johnston, l’originale. Neanche mio nonno credo possedesse tutte queste caratteristiche, men che meno il nonno di mio padre. “Oh Reid” dice accortosi della mia presenza. “Non ti avevo sentito.” “Sono passato a vedere se avevi bisogno di qualcosa, che so, di caricare un po’ di legna. Domani sono previsti quattro gradi.” “Sono a posto” indica con la pipa una riserva di legna accanto al camino e facendo vagare lo sguardo verso la porta che dà sull’esterno, posso vedere un altro paio di quintali impilati davanti all’entrata. “Ci ha pensato Andy” dice un po’ a disagio. Mio padre non è abituato a chiedere aiuto, tantomeno a riceverlo, ma Andy non è una persona con cui puoi ragionare, quindi… “Da quando lo chiami Andy?” Gli chiedo curioso, credo sia la prima volta che lo sento rivolgersi a lui così, di solito lo chiama Veldons o quel barman pieno di strani segni o quel nullafacente di un barista. Insomma, negli anni lo ha chiamato in tanti modi, ma non è stato mai così intimo. “Non è così che si chiama?” Mio padre finge di non capire il significato della mia domanda e io fingo di non badarci, perché noi siamo i Johnston e mantenere la nostra facciata solida e invalicabile fa parte del nostro DNA oltre che del nostro cognome. Prendo un bicchiere dalla credenza e mi siedo sulla poltrona della mamma accanto a lui. Mio padre prende la bottiglia e riempie il mio bicchiere, prima di versare un paio di dita di whiskey anche nel suo. “Tua sorella mi ha fatto di nuovo quel discorso.” “Di che parliamo, esattamente?” “Vuole allargare la produzione. Gin, vodka e chissà che altra merda.” Rido, non posso evitarlo. “Neanche ci lavora in azienda. No, lei doveva scegliere la sua strada, fare di testa sua” respira stanco. “Io sono vecchio per queste cose, Reid.” “E allora dille di no.” “Non si tratta più solo di me. Ci siete voi e questo nipote e immagino ce ne saranno altri.” “Probabilmente, sempre che parliamo di Ellie perché lo sai, Shane e io…” “L’idea non mi aveva lontanamente sfiorato.” “Meglio mettere le cose in chiaro, non si sa mai.” “E tu? Cosa ne pensi?” “Del fatto che Ellie sfornerà per me una nuova squadra di GAA o del fatto di produrre altri intrugli?” Mio padre mi guarda sollevando un sopracciglio. “Non posso rispondere a questa domanda, papà” torno serio. “Come tu ben sai, non sarò io a prendere le redini dell’azienda” gli dico ancora una volta. Qualche mese fa mio padre ha iniziato a fare strani discorsi sul volere andare in pensione e sul fatto che noi tre fratelli Johnston dovessimo decidere chi avrebbe preso in mano il marchio di famiglia. Ovviamente nessuno dei tre ne ha intenzione né è in grado di farlo, cosa che ha reso mio padre più pensieroso del solito e anche più ombroso. Capisco le sue paure riguardo il futuro, ma non posso caricarmi di questo peso. Non la voglio questa azienda, non voglio essere il capo, non voglio altre responsabilità. “Cosa dovrei fare? Vendere?” “Non ho detto questo.” “Io ho solo voi.” “Troveremo una soluzione, solo non adesso, così… Non c’è alcuna fretta.” Mio padre vuota il suo bicchiere e poi resta a guardare il fuoco davanti a noi. “Qualche tempo fa la caricavo da solo la legna.” Si alza dalla poltrona e si avvicina alla porta a vetri che dà sull’esterno. “Non voglio che tu diventi come me.” Mi volto di scatto verso di lui. “Quando questa discussione ha cambiato soggetto?” Mio padre ride sotto i baffi. “C’è sempre stato un solo soggetto in questa discussione e lo sai anche tu, altrimenti non saresti passato.” “Sono venuto solo a vedere se il mio vecchio padre aveva bisogno di qualcosa, ma ora me ne pento. La prossima volta ti lascio alle amorevoli cure del tuo presunto genero.” Mio padre mi lancia un’occhiataccia da sopra la spalla. “Che c’è? Va bene che ti accatasti la legna ma non che diventi parte delle famiglia?” “È già parte della famiglia.” “Wow, sta facendo passi da gigante.” “La smettiamo, Reid?” Si volta completamente verso di me. “Di fare cosa?” “Di cercare di distrarre gli altri da te.” “Non so di cosa tu stia parlando” mi alzo e mi avvio verso il salotto, pronto a tornarmene a casa e ai fatti miei. “Fai un fischio se hai bisogno, okay? Oppure se preferisci puoi chiamare la new entry della famiglia.” Raggiungo la porta che immette nel salotto e la sua voce mi coglie di sorpresa. “Porta i miei saluti al vecchio Kylemore” mi blocco sulla soglia. “E ovviamente alla sua famiglia, la prossima volta che farai una delle tue consegne.” Scuoto la testa. “Credi di sapere tutto, non è vero?” “Quello che succede nella mia azienda di sicuro.” Ci voltiamo entrambi nello stesso momento. “Mi piacerebbe anche sapere cosa accade ai miei figli.” “Non ti bastano i due gioielli di famiglia?” “Qui di gioielli non ne vedo, ma ci sono tre meravigliose pietre grezze che hanno bisogno di essere levigate.”
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...