Mi faccio una doccia veloce per rendermi parzialmente presentabile e anche per lavarmi via di dosso il panico crescente ad avere una persona in casa mia, e non parlo di una persona qualunque. Sono anni che nessuno entra nel mio appartamento, non che io lo abbia esplicitamente vietato, ma diciamo che è il posto meno ospitale in tutti i senti. E poi, non è che la casa di Shane sia più frequentata o che siamo mai andati a casa dei Veldons, più che altro andavamo a casa Brennan, quindi non si è mai posto il problema. Con gli anni, poi, ho sviluppato questo senso di solitudine, la necessità di starmene per conto mio, di avere i miei spazi liberi da invasori, di non lasciare che gli altri mettano il naso nella mia vita e fino a oggi ha funzionato, e iniziavo a credere che non ci fosse più motivo di cambiare le cose. E ora lei è qui, in casa mia, l’ultima persona che credevo avrebbe mai fatto parte della mia vita. E mi sento sul punto di svenire. Mi asciugo in fretta e infilo dei vestiti puliti, tampono i capelli con un asciugamano e mi lavo i denti. Mi do un’occhiata allo specchio e mi dico che ce la posso fare, posso non dare di matto, accettare il cambiamento, restare concentrato sull’obbiettivo che non sto qui ora a spiegarvi, perché perderei altro tempo e lei potrebbe pensare che io mi stia nascondendo o che sia fuggito o che sia semplicemente fuori di testa, e tutte e tre le opzioni, credetemi, sono plausibili e percorribili. Apro la porta e convinto torno di là credendo di trovarla in salotto ma di lei non c’è alcuna traccia. Vado alla finestra e do un’occhiata fuori, la macchina è ancora parcheggiata davanti casa, quindi non è scappata come io stesso le avrei consigliato, ma non è dove le avevo chiesto di aspettarmi. La cucina è vuota, la vedo chiaramente da qui e in bagno non c’era perché c’ero io. Restano due opzioni: la camera da letto e l’altra stanza, ma sono sicuro che non sia la seconda, le ho detto di non toccare nulla, di non curiosare, di non… E poi lo sento, quel brivido di paura che ti percorre la schiena, la consapevolezza di essere spacciato. Percorro i passi che mi separano dalla fine senza neanche disturbarmi prima di constatare che davvero non sia nella mia camera da letto e mi fermo davanti la porta dell’ultima stanza che trovo socchiusa, la spingo facendola cigolare e lei è qui, in piedi a fissare la sua vita, la loro vita, attaccata alle pareti della mia camera dei desideri. Cosa credevate, che ci tenessi nascosto davvero un cadavere? “Non ti spaventare, non è quello che pensi. Posso spiegare.” “Non so cosa dire.” “Non prenderla dal verso sbagliato, non sono quello che credi, non l’ho fatto con l’intenzione di nuocervi o di spiarvi.” Si volta a guardarmi, nei suoi occhi l’incredulità mista alla paura. “Non farlo. Non…” Mi supera e di corsa si avvia verso il salotto, pronta a guadagnare l’uscita. “Sloan, per favore, lascia che ti spieghi!” Le corro dietro, lei apre la porta e veloce raggiunge la sua auto ma poi si ferma. “Non sei venuto” dice restando di spalle e io mi blocco. “Al mio matrimonio. Non sei venuto.” Si volta lentamente verso di me. “Ricordo di averti cercato in mezzo alla gente.” “Perché?” Scuote piano la testa. “Difficile da spiegare, so solo che cercavo una conferma e l’ho avuta.” “Una conferma?” “Non averti visto lì è stata la mia conferma.” “Di che stai parlando?” “La conferma che tu non fossi quello che credevo, che le tue parole erano solo stronzate, che mi hai aspettato nel parcheggio del Veldons la sera del mio addio al nubilato solo perché avevi paura di perdermi, non perché volevi tenermi con te.” “Cosa?” “Se avessi davvero pensato quelle cose, Reid, mi avresti impedito di farlo.” “Tu non hai idea di cosa mi è costato dirti quelle cose e non dirti il resto.” “Quale resto, Reid? Mi hai detto solo qualcosa riguardo i traguardi e il non fermarsi al primo, riguardo al fatto che c’è sempre una nuova corsa o una nuova sfida e che tu avresti voluto vedermi affrontarle tutte. Un po’ lo stesso discorso del fienile.” “Sloan…” “Hai ragione, non ho idea di cosa ti sia costato o di cosa realmente volessi dirmi e sai perché? Perché tu non dici mai quello che pensi, quello che provi.” “Mi sembra di essere stato chiaro l’altra sera a casa tua.” “Lo credevo anch’io, ma poi vengo qui e tu sei… Tu sei così” agita le mani verso di me. “Sei questa corazza di cinismo e durezza ma poi fai delle cose o dici delle cose che fanno a botte con il tuo modo di fare e io non riesco a capire perché. Mi confondi.” “Io non sono una corazza, io sono esattamente quello che vedi. Lo sono sempre, anche se con te ci provo.” “Provi cosa?” “A essere migliore, a essere…” “Sai cosa? Lasciamo stare, ora non ha più importanza” si volta e apre la portiera mentre io la raggiungo cercando di fermarla. “Lasciami andare, Reid, o giuro che non ti farò più avvicinare a Sam.” Mi blocco immediatamente e indietreggio di due passi per permetterle di entrare in auto e di sparire nella notte in tutta fretta, consapevole di aver come sempre rovinato ogni cosa senza averci neanche provato.
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the good man
DiversosC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...