Capisco che qualcosa bolle in pentola appena metto piede al Veldons per pranzo. In realtà il primo sentore della merda che circola intorno al sottoscritto l’ho avuto in macchina durante il tragitto, tragitto percorso in assoluto silenzio, cosa senza dubbio impossibile quando sei in compagnia di Shane e Alex. Faccio comunque il discreto e mi siedo sul solito sgabello, Alex e Shane prendono posto accanto a me, ognuno a un lato, come due avvoltoi in attesa che tu esali l’ultimo respiro prima di lanciarsi sul tuo corpo ancora tiepido. “Johnston numero uno, Johnston numero due, Johnston infiltrato.” Andy ci saluta di buonumore. Andy Veldons. Di buonumore. La merda di cui parlavo poc’anzi sta per travolgermi come una valanga. “Che mi raccontate di bello, oggi?” No, non vi illudete. Non è una domanda innocente e senza alcuna allusione. “Di bello non lo so” Alex commenta, mentre Andy posa un boccale sotto al suo naso. “Ma se vuoi possiamo parlare del fatto che Reid ha fatto tardi al lavoro.” Che vi avevo detto? Non hanno neanche fatto finta di parlarne per caso. “E che c’è da dire al riguardo?” Brian compare al bancone riprendendosi di diritto il posto di mio barman del cuore. “Non è mai successo” Alex continua. “In vent’anni, anno più, anno meno.” “Senza contare il fatto che stamattina la sua auto non era parcheggiata davanti casa.” “Continuo a non capire.” Ah Brian, ho paura che in quella testa continuerà a rimbombare l’eco dei tuoi pensieri per molto tempo ancora. “Vediamo se posso mettere ordine in questa faccenda” Andy poggia i gomiti sul bancone e si sporge verso di me. “Stamattina hai fatto tardi al lavoro.” “Posso almeno avere da bere?” Chiedo ignorandolo. “E sempre stamattina, la tua auto non era parcheggiata nel viale, questo vuol dire che non eri a casa.” “Davvero?” Chiedo sarcastico. “E se non eri a casa perché non eri al lavoro?” “È arrivato alle otto e mezza” Brennan si immischia. “Addirittura dopo di me.” “La storia si fa interessante” anche Brian poggia i gomiti sul bancone in attesa del resto. “Dove vogliamo arrivare?” Chiedo, magari velocizziamo la cosa, ci siamo già giocati i primi dieci minuti della pausa pranzo. “A questo punto” una voce fuori dal coro ci fa voltare tutti. “La domanda fondamentale è un’altra.” “Ma da quando sei sempre qui?” Chiedo a Sullivan in piedi sulla porta. Attraversa la sala vuota lentamente e si siede accanto ad Alex. “La domanda è…” Si rivolge a me. “Ieri sera sei tornato a casa?” Gli farei un applauso se non stesse cercando di incastrarmi. “A questo posso rispondere io” Andy annuncia trionfante. Diavolo di un barista. Lui e i suoi orari di merda. “Non ho dormito a casa ieri sera.” Lo dico io e basta. “E stamattina mi sono alzato tardi.” “Perché eri stanco?” Sullivan allude, al che lo guardo di traverso. “Chiedevo… Se uno non si alza.” “Non ho messo la sveglia.” “Troppe informazioni” Brian dice tra i denti. ‘Fanculo anche a te. “E hai dormito a casa di una donna?” Alex chiede sporgendosi verso di me. “Mi sembra ovvio” Sullivan beve alcuni sorsi della sua pinta che… Aspetta un momento. Tutti hanno avuto da bere tranne il sottoscritto? “Non devo dare spiegazioni a nessuno di voi su quello che faccio.” “Questo è da vedere” Shane mi provoca. Senti da che pulpito. “E comunque quello che non dici si viene sempre a sapere.” Se fossi in Brennan non mi darei tante arie, posso scoprire il sesso di suo figlio in dieci secondi e tappezzare la cittadina di palloncini del colore esatto. “Non vorrei infilare il dito nella piaga” Sullivan continua, “ma le spiegazioni ce le stai dando lo stesso.” “Non capisco quando sei entrato a far parte della compagnia” Alex dice, “ma è bello averti a bordo.” “Cosa devo fare per avere da mangiare e da bere senza per forza dover parlare con voi?” Chiedo spazientito. “Il Lodge, in fondo alla strada” Brian dice. “Ti conviene provare lì.” E si guadagna uno schiaffo dal fratello. “Che c’è? Ha chiesto!” “Se ti do da bere poi ci dai qualche particolare?” “Da quando sei diventato così impiccione, tu?” Mi rivolgo a Andy. “Scherzi?” Shane lo guarda. “Lui?” “Che vorresti dire?” “Per favore, sei a conoscenza dei cazzi di tutta la cittadina.” “Questo perché quando la gente beve parla e io sono qui, sono un barista, gli servo da bere, che devo fare?” “Be’ allora servi da bere anche a lui, magari poi parla” Alex gli fa notare. “Forse dimentichi che è un Johnston.” Alex gli fa il verso. “Allora dovresti anche sapere che difficilmente i Johnston si fanno scappare qualcosa” Sullivan gli fa notare tornando per un attimo con discrezione nelle mie grazie. “Basta così” a sorpresa il meno utile della compagnia si fa sentire. “Avete rotto abbastanza con questa storia, non è più interessante.” “No hai niente da fare?” Alex si lamenta. “A parte prendere i vostri cazzo di ordini?” Alex sbuffa. “Non dovete tornare alla distilleria? Nessuno lavora in quell’azienda?” “Sei diventato noioso, Veldons” Alex gli fa notare. “Mai quanto te.” Brian e Alex iniziano a litigare su chi dei due è più noioso mentre io finalmente vengo lasciato a me stesso e ai miei pensieri. Quasi era meglio essere la portata del giorno. “Ti è andata bene” Andy si avvicina a me. Ora anche Shane sta discutendo con Alex e Brian. “Ma io non mollo.” Posa una pinta di birra sul bancone sotto il mio naso. “Non è mai successo prima” mi fa notare. Sospiro. “Lo so.” “Stiamo finalmente andando nella giusta direzione, Johnston?” “Non lo so.” “Be’, vedi di capirlo alla svelta, come tu ben sai, le voci qui girano in fretta e…” Mi guarda serio. “Non solo qui.” Mando giù qualche sorso di birra cercando di ignorare il mio pensiero, lo stesso che continua a tenermi sospeso, lo stesso che continua a dirmi che a certe cose non è possibile rimediare, neanche se ti ci metti d’impegno.
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...