47 Sloan

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“Sto morendo di fame” Reid dice mettendosi in piedi completamente nudo. “C’è una cena che ti attende.” Fa il giro del letto e mi tende una mano per farmi alzare. L’accetto e mi metto in piedi mentre le sue braccia si stringono intorno alla mia vita. “Queste sono parole che mi piace sentire.” “Devo solo riscaldarla, ci vorranno pochi minuti.” “Posso fare qualcosa?” “Potresti aiutarmi a cercare i miei vestiti.” “Stai benissimo così.” Rido e scuoto la testa mentre lentamente mi lascia andare. Mi siedo di nuovo sul letto e raccolgo la protesi dal pavimento. “Non devi farlo per me.” “È più semplice” dico, sistemandola sulla coscia. “È facile muoversi in casa senza saltellare da una parte all’altra o senza stampella.” “Com’era?” Chiede all’improvviso. Lascio andare il respiro. “Com’è stato prima?” Aggiusta la domanda, ma io avevo capito lo stesso. “Non è stato” dico appena un po’ triste. “Ho sempre usato le stampelle.” “Lo ricordo.” “Non potevo fare niente, non ero… Io. Lo so che è difficile da capire, ma ero stanca. Degli ospedali, delle operazioni, dei rimedi momentanei e delle terapie. Ed ero stanca del dolore.” “E adesso? Non ne hai più?” Mi volto verso di lui. “Sono un po’ di anni che non ho infezioni e che non faccio più terapia.” Mi sorride sollevato. “Non devi preoccuparti per me” mi alzo e mi avvicino a lui, anch’io sono ancora nuda. “Sto bene, ho fatto la scelta migliore che potessi fare.” “E io la rispetto e la condivido” mi accarezza i capelli. “E la amo. Come amo tutto.” Si china posando la fronte sulla mia. “Mi dispiace di aver detto di no nel fienile.” “Non era il momento.” “No.” “E adesso?” Sollevo gli occhi su di lui. “Adesso lo è?” “Adesso è tutto dannatamente perfetto. A parte il fatto che tu senta il bisogno di rivestirti.” Rido mentre mi lascia andare. “Ma forse…” Corruga la fronte. “Ho trovato un compromesso.” Si volta e fa il giro del letto, poi raccoglie qualcosa dal pavimento e torna da me porgendomi la sua camicia. “Puoi mettere questa, ma senza mutande.” Rido mentre la prendo. “E non abbottonarla, cazzo no” dice, scandagliando il mio corpo con attenzione e facendomi avvampare. La infilo lentamente e la lascio davvero come lui ha detto. Mi arriva a coprire quasi le cosce per intero. “E tu?” Si guarda intorno e raccoglie i suoi jeans da terra, li infila senza indossare prima i boxer e li abbottona. “Un pezzo io, un pezzo tu.” “Non vale, tu sei tutto coperto in pratica.” “Vuoi dire che ti interessa solo del mio cazzo?” Scoppio a ridere coprendomi il viso con le mani. “Mi piace tanto.” “Cosa?” Chiedo asciugandomi gli occhi. “Questo. Tu che indossi la mia camicia, tu che ridi alle mie stronzate, io che posso guardarti senza rischiare di essere arrestato.” “Piace tanto anche a me.”

“Ce ne sono altri due, se vuoi” dico, guardandolo mentre spazzola il suo piatto in pochi minuti. “Non scherzare con i miei sentimenti.” “Ci sono anche delle altre patate nel forno.” “Cosa vuoi fare? Incatenarmi qui? Trattenermi per la gola?” Rido mentre mi alzo per andare a prendere la teglia, torno a tavola e metto nel suo piatto un altro petto di pollo alla parmigiana. “Sai che se mi sfami mi ricarichi e poi…” “Cosa?” Chiedo, bevendo poi un sorso di vino. “Sai…” Dice, tagliando il suo pollo. “Quella regola non è proprio fissa.” Lo guardo curiosa. “Non devono essere per forza tre.” “Pensavo fossi un tipo preciso.” “Vero, ma sono anche uno a cui piace sforare. E poi ti ho fatto una promessa o sbaglio?” “Di che promessa parli?” Guarda alle sue spalle. “Ti avevo giurato che avremmo usato quel ripiano.” Il suo tono scende mentre un calore mai provato prima si concentra tra le mie gambe. “Ci sono almeno tre o quattro modi in cui vorrei usarlo.” Sono costretta a mantenermi salda ai bordi del tavolo anche se sono seduta. “Non so se possiamo sperimentarli tutti stasera, ma abbiamo tempo, no?” Sorrido. “Ne abbiamo?” Posa le posate accanto al piatto e mi guarda. “Lo hai capito, vero, che io non me ne vado? Che io non vi lascio” e il solo fatto che abbia usato il plurale provoca una strana morsa alla gola. “Non esiste.” “No?” Scuote la testa. “E tu lo sai, vero, che non sarà sempre così? Che le volte in cui saremo soli si conteranno sulle dita di una mano? Ho una ragazzina di dieci anni, Reid. Sono una madre, non posso giocare a fare l’adolescente che ha preso una cotta per il ragazzo più grande.” “Io non voglio che sia sempre così. Mi piace questo, vederti nuda a tavola con me e sentirti godere a gran voce” abbassa di nuovo il tono. “Ma voglio anche tutto il resto.” Sorrido felice. “So benissimo chi sei e per tutti questi anni non ho fatto altro che desiderare di essere parte di questo.” “Avresti potuto avere chiunque, farti una famiglia…” “Io voglio questa famiglia.” Trattengo il respiro mentre i suoi occhi mi confermano una per una le sue parole. “E non la lascerò mai” stende una mano sul tavolo in cerca della mia. “Per nessuna ragione al mondo.”

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