58 Sloan

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“La tua consegna è qui.” Sollevo la testa di scatto e lo vedo sporgersi verso il bancone. “Sei in anticipo” dico, guardando l’orologio. “Sono uscito prima.” “Avevi fretta di consegnare la tua cassa?” “Avevo fretta di vedere te.” Sorrido come una stupida. Dopo la partita sono tornata al lavoro e sono stata in hotel fino a sera. Reid è andato al pranzo post partita e poi doveva occuparsi di alcune questioni a casa di suo padre. Non ho fatto troppe domande, non voglio stargli addosso, ma mi ha chiamata ieri, sul tardi, e abbiamo avuto una interessante e bollente conversazione telefonica. Non credevo che parlare al telefono potesse essere così eccitante. “E Sam, dov’è?” “Si è fermata a casa di un’amica a fare i compiti, vado a prenderla tra un’ora.” “Siamo soli, quindi?” La sua domanda mi scivola addosso insieme ai suoi occhi. “Siamo in un albergo, Reid” vengo fuori dal banco e gli faccio segno di seguirmi. “Ci sono occhi ovunque.” Mi segue fino al magazzino e attende che apra la porta, la spinge con la spalla e la oltrepassa, posando la cassa per terra in un angolo. Poi si risolleva e si guarda veloce intorno prima di sfilarsi la giacca e saltare su alcune casse impilate contro la parete opposta. “Cosa diavolo stai facendo?” Avanzo verso di lui facendo chiudere la porta. “C’è solo questa?” Chiede, indicando la telecamera. “Sì, ma…” La copre con la sua giacca e poi salta giù dalle casse. “Lo sai che vedranno che sei stato tu a coprirla?” “Non ha importanza” mi prende per un braccio e mi tira verso di lui. “L’importante è che tuo padre non veda cosa sto per fare a sua figlia.” Le sue mani si infilano lentamente sotto il mio vestito, la sua bocca accarezza sensuale la mia. “Hai idea di quante volte ho immaginato di prenderti in questo magazzino?” Inizia a giocare pericoloso con l’elastico della mia biancheria. “Quante?” Chiedo provocandolo. Le dita scivolano lente sul mio sesso e io dischiudo le labbra in attesa che mi baci. “Dio…” Ringhia sulla mia bocca, accarezzandomi con i polpastrelli. Mi spinge indietro con il suo corpo fino a che non tocco con i fianchi degli scatoloni impilati alle mie spalle. Vi poggio le mani sopra mentre allargo le gambe per dargli più accesso. “Sì, così” dice al mio orecchio, prima di scendere con la lingua lungo il collo. Fa scivolare appena la punta delle dita nel mio sesso e poi si ritrae, scostandosi da me. Mi afferra per i fianchi e mi fa voltare, poggio le mani sugli scatoloni d’istinto mentre sento le gambe tremare di attesa e anticipazione. Infila le mani sotto al vestito e afferra il bordo della mia biancheria facendola scivolare fino alle caviglie. Sento il rumore di una cintura e poi il fruscio dei bottoni e poi la punta del suo sesso che preme contro il mio. Mi accascio immediatamente contro gli scatoloni mentre Reid scivola nel mio corpo lentamente tenendomi per i fianchi. “Cazzo” si abbassa su di me e mi scosta i capelli dal viso. “Ho paura di venire con una spinta.” Le sue parole mi portano a spingere il bacino verso di lui, quasi a voler provare la sua tesi. “Se spingi di nuovo il culo verso di me in questo modo la paura diventerà una certezza.” Eccitata dalle sue parole faccio esattamente quello che ha appena detto. “Cazzo, Sloan.” Le sue dita si piantano nelle mie natiche mentre io continuo a muovermi contro di lui. “Hai deciso di uccidermi?” Mi circonda la vita con il braccio e mi porta a sollevarmi e ad appoggiarmi contro il suo petto, con l’altra continua a tenermi per un fianco per accompagnare i miei movimenti. Volto la testa verso di lui e la sua bocca cattura subito la mia. “Vuoi giocare con me, Sloan? Vuoi farmi uscire di testa?” “Sì” ammetto, prima di mordere le sue labbra. “Ci sei riuscita” ansima nella mia bocca. “Puoi avere tutto quello che vuoi” spinge a fondo ma non mi piego. “Sono tuo, cazzo, tuo…” Affonda ancora e le mie gambe quasi cedono. “Fammi sentire come vieni” si sposta dalla mia bocca al mio orecchio. La sua mano sul mio sesso. “Fammi sentire come vieni per me e io ti faccio sentire come vengo per te.” Inizio a muovermi convulsa contro di lui mentre le sue dita picchiano con decisione sul mio sesso. “Cazzo, cazzo, cazzo” lo sento urlare, prima di inchiodare le mani sulle scatole e chiudere gli occhi per godere fino all’ultimo istante dell’orgasmo che scuote i nostri corpi contemporaneamente. “Sono pazzo di te” dice, baciandomi senza più fiato. “Completamente pazzo di te.” Mi aiuta a sollevarmi e mi prende il viso tra le mani. “Hai idea di quanto ti amo?” Chiede, nei suoi occhi ancora il desiderio. “E tu?” Lo bacio impaziente. “Hai idea di quanto ti amo io?” Ride, prima di continuare a baciarmi e io rido, prima di lasciarmi baciare da lui, perché sono felice, perché sono innamorata, perché Reid Johnston mi ha appena detto che posso avere tutto quello che voglio senza sapere, che tutto quello che voglio, è già nelle mie mani. Quando veniamo fuori dal magazzino è chiaro come il sole cosa abbiamo fatto lì dentro. Cerco di sistemare i capelli di Reid mentre lui passa i pollici sotto i miei occhi per eliminare tracce di trucco ormai andato. “Sei bellissima, ma il dopo sesso ti rende irresistibile.” “Non aiuta questo” gli dico sottovoce, mentre saluto una delle cameriere ai piani che ci supera spingendo il carrello degli asciugamani. “Non volevo essere mica d’aiuto.” “Ti credo.” Ride mentre preme la sua bocca sulla mia, poi lascia andare il mio viso e mi prende la mano. Sorrido come una stupida al suo gesto e insieme torniamo verso la reception. “Cosa fate stasera? Sam starà da Silas?” “Staremo da Silas” lo correggo. “Mi ha chiesto una serata insieme e io non me la sono sentita di dire di no. Mi sembra sempre di non dedicarle abbastanza tempo.” “Hai fatto bene” si porta la mia mano alle labbra e la bacia. “Mi mancherai” dico di getto. Lui sospira profondamente. “Anche tu.” Torniamo nella hall dove per fortuna non c’è nessun membro della mia famiglia. “E domani? Avete programmi?” “Non particolarmente.” “Vorrei portarvi in un posto e visto che so che il martedì in realtà non dovresti lavorare anche di pomeriggio…” “Dove vorresti portarci?” Chiedo curiosa. “È una sorpresa.” “Mi piace.” “Passo verso le quattro, cosa ne dici?” “Non stacchi alle cinque?” “Sono il figlio del capo, posso anche staccare un’ora prima una volta ogni dieci anni.” Rido ancora mentre lascia andare la mia mano. “Passo a prendervi a casa.” “Sii puntuale” lo prendo in giro. “Su questo puoi giurarci.”

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