Seguo il profumo di caffè fino alla cucina di mio padre, dove lo trovo intento a mescolare qualcosa. “Che stai facendo?” Gli chiedo avvicinandomi alla caraffa del caffè e versandone una tazza. “Sto preparando i pancakes.” “Stai scherzando?” Scrolla le spalle e aggiunge del latte. “Tua madre lo faceva dopo una delle vostre serate.” Ingoio il caffè insieme a quel fastidioso bisogno di piangere che si annoda alla gola. “E i tuoi fratelli?” Cambia subito discorso. “Dormono, ovvio.” “E tu sempre in piedi all’alba.” “Sono abituato, sono vent’anni che mi sveglio a quest’ora. Come te, del resto.” “Io e te non siamo poi così uguali.” “Forse no.” Bevo un sorso di caffè, poi mi avvicino a lui accanto ai fornelli. “Ho fatto una cosa, tanto tempo fa.” “Che tipo di cosa?” “Qualcosa che non avrei dovuto fare. Qualcosa che un uomo non farebbe.” Annuisce lentamente mentre fa colare sulla piastra l’impasto. “Lo hai fatto in buona fede?” Chiede guardandomi. “O lo hai fatto per ottenere qualcosa per te stesso?” “L’ho fatto per proteggere qualcuno.” “Qualcuno a cui tieni.” “Qualcuno che amo.” “Capisco… Ed è qualcosa che ora ti porterà a perderla la persona che ami?” “Persone” lo correggo. Papà sorride. “Sei sempre stato bravo a trovare una soluzione a ogni problema.” “È la stessa cosa che hanno detto Shane ed Ellie.” “Loro ti conoscono, come ti conosco io e come ti conosceva tua madre, sei la persona più affidabile che conosca. Ti affiderei qualsiasi cosa.” “Papà…” Allontana la piastra dal fuoco e mi guarda. “Metterei qualsiasi cosa nelle tue mani, Reid.” “Non sarò mai io a prendere il tuo posto in azienda, papà.” “Ma questo lo so bene.” “Cosa?” “Credevi che parlassi dell’azienda?” “Io… Sì.” “Parlavo dei tuoi fratelli. Se non ci fossi stato tu con loro…” “Cosa stai dicendo?” “Erano nelle tue mani e io ero sereno. Non è stato giusto per te, me ne rendo conto, ma sono stati anni difficili e se non avessi avuto te a badare alla famiglia… Non sapevano da che parte andare e tu hai fatto in modo che non si perdessero.” “Io non ho fatto nulla.” Mio padre sorride. “Non sei fatto per essere a capo dell’azienda e sai perché?” Scuoto la testa stordito dalla piega che sta prendendo la discussione. “Perché sei fatto per la famiglia. Per le serate a casa, davanti al camino. Per le partite della domenica.” “Papà…” “E se io ti affidassi l’azienda, tu la prenderesti come una sfida troppo grande da perdere, ti dedicheresti solo al lavoro, non penseresti più, non vivresti più. E finiresti con il perderti gli anni più importanti delle persone che ami, proprio come me.” “Per Shane e Ellie sarebbe la stessa cosa.” “Lo so benissimo.” “Nessuno dei tre potrebbe.” “Non da soli.” “Cosa vuoi dire?” “A volte le cose si fanno meglio insieme.” “Non capisco…” “Con una guida, magari, qualcuno che abbia la passione giusta ma anche la giusta dose di follia.” Si volta di nuovo verso di me mentre io scuoto la testa incredulo. “Vedo che ci siamo capiti.” “Tu lo hai sempre saputo, non è così?” Scrolla le spalle. “Perché ci hai pressato in quel modo, allora?” “Perché non è una decisione solo mia, questa non è più la mia azienda. Ed è giusto che tutti insieme decidiamo cosa ne sarà del nome di famiglia.” “Non so cosa dire.” “Abbiamo già detto tutto, ora vediamo quanto ci mettono i tuoi fratelli ad arrivarci.” “Arrivare a fare cosa?” Ellie chiede dalla porta della cucina. “Oh mio dio! Sono pancakes?” Inspira profondamente mentre papà ride. “Stai preparando la colazione?” Anche Shane compare in cucina. “Come faceva la mamma” Ellie dice, nella sua voce il tremolio delle lacrime. “Già” papà commenta. “Magari potete mangiarli a tavola per una volta, starete più comodi, non credo che alla mamma dispiacerà se facciamo un piccolo strappo alla regola.” “Io non credo che alla mamma dispiacerà se ne facciamo due di strappi” Ellie dice abbracciandolo. “Magari potremmo fare una piccola modifica.” Mio padre si stacca da lei e la guarda. “Potremmo mangiare tutti e quattro insieme.” Mio padre scuote piano la testa. “Tu e il progresso” dice borbottando e facendoci scoppiare a ridere. “Io apparecchio” Shane dice, cercando le posate nel cassetto. “Io prendo da bere” Ellie si dirige verso il frigo. “Io magari faccio dell’altro caffè” dico, aprendo il coperchio della macchina e gettando il filtro nella pattumiera. “Non vedo l’ora di mettermi in poltrona e vedervi litigare per quel cazzo di gin che lei vuole far produrre” dice borbottando ancora rivolto a me. E io non vedo l’ora di continuare a portare avanti con i miei fratelli il nome della mia famiglia, sperando di avere accanto qualcuno che abbia voglia di condividere tutto questo insieme a me.
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...