Mi apre la porta distratta e poi resta immobile a fissarmi, come se non fosse sicura di avere di fronte chi pensa. Sollevo prontamente la busta con le medicine. “Sono il tuo infermiere.” “Stai scherzando?” “Affatto. Sono passato all’hotel, Silas mi ha detto che non stavi bene e così…” Attendo qualche secondo ma lei non si muove. “Non mi fai entrare?” “Oh… Tu volevi entrare?” Mi chiede agitata, continuando a reggersi alla porta. “Se la cosa ti disturba ti lascio queste e me ne vado.” “Non è… Non mi disturbi.” Si guarda alle spalle e poi torna su di me. “La casa è un disastro.” Rido e mi rilasso. Avevo paura che davvero non mi volesse qui. “Non sai cos’è la casa di mia sorella.” Sorride ma la vedo ancora impacciata. “O-okay” si scosta dalla porta e solo allora mi accorgo che ha una stampella e capisco il motivo per cui non voleva farmi entrare. “Non mi aspettavo visite” si giustifica subito. “Sapevo che Silas sarebbe passato per lasciarmi le medicine, ma…” “Ho portato anche da mangiare” le faccio vedere la busta di carta preparata da Andy per sollevarla dall’imbarazzo anche se non vorrei che si sentisse così con me. “Non è opera mia” dico in fretta. “È stata Cloe.” Metto un piede in casa e avanzo nel salotto mentre lei chiude la porta. “Cloe?” “La cuoca del Veldons.” “Oh…” “Porto tutto in cucina.” “Grazie.” “Spero tu abbia fame” dico mentre mi dirigo verso il tavolo. La sento avanzare lentamente. “Non proprio a dire il vero.” “Devi mangiare, devi prendere le medicine.” “Non sono una bambina, so prendermi cura di me.” “Non lo metto in dubbio.” “Sono solo stanca e mi scoppia la testa.” Apro la busta della farmacia e tiro fuori del paracetamolo. “Con questo andrà meglio, ma non te ne darò neanche una se non mangi almeno un po’ di zuppa.” Si lascia cadere sul divano e appoggia la testa all’indietro. “È solo influenza, mi basterà dormirci su e domani sarò come nuova.” “Ti lascerò dormire solo dopo che mi sarò assicurato che tu abbia mangiato, che abbia preso le medicine e che la febbre sia scesa.” “Come fai a dire che ho la febbre?” “Ti scoppia la testa.” “Sono stata una stupida” dice, mentre piano si stende sul divano su un fianco. “Non avrei mai dovuto andare a fare surf con questo tempo.” “Sei andata a fare surf?” Mi affaccio dalla cucina con piatti alla mano. “Avevo un’ora libera.” “Non hai più l’età per certe cose.” “Senti chi parla… Non sono mica una nonnetta come te.” Rido mentre cerco qualcosa su cui appoggiare il piatto e il bicchiere. Apro alcuni mobili della cucina fino a che non trovo un vassoio e lo tiro fuori. “Che diavolo stai combinando lì dentro?” Mi chiede dal salotto. “Abbi fede.” Sistemo la zuppa sul vassoio, il cucchiaio, il tovagliolo, un bicchiere ricolmo d’acqua e due compresse di paracetamolo, poi mi dirigo verso il salotto. “Cosa ne hai fatto del mio Reid?” Chiede stanca. “Il tuo Reid?” Per poco non faccio cadere il vassoio sui miei piedi. “Sì, cosa ne hai fatto di quel burbero, musone, odio tutti allegramente che migliora le mie giornate?” Mi siedo sul divano accanto a lei. “Un tipo così non allieterebbe le giornate di nessuno.” Mi guarda. “Le mie sì.” “Siamo già a questo punto? Al delirio e alle convulsioni?” Ride mentre cerca di tirarsi su, io poggio il vassoio sul tavolino e l’aiuto, sistemando due cucini dietro la sua schiena, poi prendo la coperta ormai accartocciata sul divano e la distendo. “E ora” dico, prendendo il vassoio e posandolo sulle sue gambe. “Se provi a imboccarmi ti uccido.” “Non lo farò, ma controllerò che ingoi ogni cucchiaio.” Lo prende e lo fa girare nella zuppa per un po’, poi mi guarda. “Perché sei qui?” “Perché sei malata e hai bisogno di cure.” “Torniamo alle bugie, adesso?” “No” le dico subito. Non voglio dirle altre bugie, ma ho bisogno di tempo per capire come dirle tutte le mie verità. “Sono qui perché non ti ho vista all’hotel. E io non posso andare a casa se non ti vedo.” Il suo viso si rilassa. “Davvero?” Le sorrido. “In questo caso, credo che darò una chance alla tua zuppa.” “Non è mia, te l’ho detto, l’ha fatta Cloe. E poi, detto tra noi, viene dal Veldons.” “E quindi?” “Non posso assicurarti nulla.” “Ma non ci mangi tutti i giorni?” “Appunto.” Ride ancora ma poi si sfiora la fronte. “Mi sembra di avere qualcosa nel cranio che martella.” Sollevo una mano e la sfioro anche io, proprio accanto alla sua. “Sei bollente.” Sloan mi guarda con gli occhi lucidi, non so se solo per la febbre, ma io spero vivamente di no. “È solo influenza, te l’ho detto.” La mano scivola via lentamente e lei sospira. “Lascia che mi prenda cura della tua solo influenza.” “Perché?” “Perché ho bisogno di una scusa per stare con te.”
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...