39 Reid

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Quando mi siedo sul mio solito sgabello per il pranzo non devo neanche chiedere, per la prima volta un boccale compare magicamente davanti a me. “Le voci sono già arrivate?” “Mi è bastata la tua faccia.” Sollevo il boccale e faccio alcuni sorsi. “Credevo di fare una cosa buona.” “È questo il tuo maggiore problema.” “Cos’è successo, ha trovato il cadavere nel congelatore?” Non lo guardo neanche. “Okay, non ne parliamo, ma lo sai che tra pochi minuti entreranno i due compari da quella porta e da quel momento in poi sarai solo, amico.” “Certo, perché tu non puoi prendere le mie parti, vero?” “Non vengo mica a letto con te.” “Ci mancherebbe” commento, bevendo un altro paio di sorsi. “Vacci piano, lo sai che non ve ne servo più di una a pranzo.” “Fai sul serio? Lo sai dove lavoro?” “Sì, ma tu sei col farro, non credo che si beva quello, a meno che tu non cerchi di fumartelo. Una volta ci abbiamo provato, ricordi? Eravamo giovani e stupidi e…” “Buongiorno, Veldons.” La voce di Shane lo ferma prima che vada avanti con il racconto. “Buongiorno a te, Johnston.” “Ancora queste sceneggiate?” Mi lamento senza alcun motivo ma io sono Reid, sono fatto così. “Cosa ti dà tanto fastidio, oggi?” Alex chiede sedendosi accanto a me. “Oggi?” Shane dice dalla parte opposta, prima che Andy si sporga sul bancone per baciarlo facendomi risalire la birra in gola. “Forse la malattia lo ha reso più suscettibile del solito.” “Malattia, ora.” “Ieri eri completamente andato, amico” Alex mi ricorda. “Probabilmente le cure di una certa infermiera ti hanno rimesso subito in sesto.” Non gli rispondo neanche. “A meno che l’infermiera non sia scappata a gambe levate al primo lamento, cosa molto probabile a giudicare dalla tua faccia” Shane commenta e non rispondo neanche a lui. “Ehi, gente” per fortuna il barman in lizza per il posto preferito nel mio cuore entra nel locale distogliendo per un attimo l’attenzione dal sottoscritto. “Sempre qui a fare un cazzo?” “Non direi, visto che contribuiamo egregiamente a mantenere in piedi questo posto” Alex dice. “Non darti tante arie” Brian lo rimette a posto. “Da quando si è sparsa la voce che abbiamo un barista gay la clientela è aumentata e si è anche… Come dire… Diversificata.” “Stai attento a quello che dici” Andy lo minaccia. “Che c’è? È la verità! Nei weekend dobbiamo accendere le lampade all’esterno per poter dare un posto a tutti.” “Che vuoi dire? Che siete un bar per gay, adesso?” Alex chiede ma Andy lo guarda male. “Dico solo che ora abbiamo clienti che vengono da fuori in cerca di compagnia.” “Non esagerare, non è mica una casa per appuntamenti.” “No, ma la cosa aiuta.” “Vuoi farlo tacere?” Shane si lamenta. “A lui non va giù” Brian mi dice avvicinandosi a me, come se volesse parlarmi all’orecchio ma tanto lo sentono tutti. “L’attrazione primaria è il suo barista, non so se mi spiego” mi dà una gomitata allusiva in attesa che io continui il lavoro da lui imbastito, ma non sono dell’umore giusto per proseguire su questa strada. “Che ha?” Brian chiede subito, dirigendosi poi dietro il bancone. “L’infermiera lo ha mollato” Alex dice. “Infermiera?” “Nessuno ha mollato nessuno e poi, smettetela con questa storia dell’infermiera.” “Ma cosa è successo?” Brian continua. “Credevo che Shane l’avesse portata da te.” Guardo mio fratello di traverso. “Che vuoi? Erano tutti qui, cosa dovevo fare?” “Vi state divertendo, non è così?” “Sì, molto” Brennan dice, prendendosi uno schiaffo da Andy. “Cosa? Non abbiamo il diritto di gongolare almeno un pochino?” “No dico, lo hai visto?” “Lo vedo tutti i giorni.” Andy incrocia le braccia sul petto. “E va bene, lo guardo meglio” Alex si sporge per guardarmi in viso mentre io gli rivolgo il dito medio. “Lo vedi? Dovrei avere pena per lui?” “Pietà, al massimo” Shane si intromette. “Non mi serve niente da voi.” “Da qualcun altro?” Alex incalza, d’altronde credo di meritarlo ma non lo ammetterò mai, neanche sotto un nuovo attacco di influenza mortale. “Potete continuare per tutto il tempo che volete” bevo un altro paio di sorsi. “Non mi tocca.” “Non si direbbe.” “Sono solo stanco, non sono abituato a stare male, mi sento ancora spossato.” “Quindi non c’entra nulla la visita di una certa donna?” “Ti pare che possa c’entrare qualcosa?” Chiedo ad Alex che mi guarda con attenzione. “In effetti no, anche perché dubito che una ragazza così sensibile e dolce come Sloan si possa interessare a uno stronzo come te.” E qui casca Reid. “Esatto” dico tra i denti. “Quindi perché è venuta qui?” “Ha provato a chiamare per via dell’allenamento, non sapeva se sua figlia avrebbe potuto prenderne parte.” Il solo pensiero che lei abbia davvero pensato di non farmi avvicinare a Sam fa scoppiare una di quelle mine anti uomo rimaste nel terreno direttamente nel mio petto e sono stato io, stupido fino in fondo, a metterci il piede sopra. “Ero praticamente in coma, si è allarmata ed è passata qui per avere informazioni. Il resto è colpa di Andy” dico, chiedendogli con gli occhi di assecondarmi. Andy sbuffa, credo di vedere del fumo uscire dalle narici. “Volevo solo prendermi una piccola rivincita” Andy taglia corto, poi prende a pulire il bancone. Ma bravo, Andy, tu che pulisci il bancone? Vuoi farti sgamare in dieci secondi? “E ora, se possiamo mangiare…” Chiudo finalmente la questione. “Certo, non siete qui per questo?” “Lo vorrei, davvero, credimi.” “Cosa cazzo volete, oggi?” Brian torna nella discussione dopo essersi credo perso tra un set e l’altro. “Andy non si prenderebbe mai una rivincita su nessuno” Shane dice tra i denti, solo io posso sentirlo. “Neanche su di te.” E qui Reid non solo casca, ma precipita nel buco più nero e profondo in cui tutti gli stronzi come me meritano di stare.

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