Sette anni prima
“Mi era sembrato di vederti” le dico, avvicinandomi a lei accanto al grande albero nella sala delle feste della distilleria. “Johnston” mi dice guardandomi. “Impeccabile come sempre.” “E tu…” Inizio, ma poi guardo il suo vestito scuro, gli occhi gonfi, e l’espressione di una persona che tutto voleva fare fuorché venire a una stupida festa natalizia. “Sembri triste più del solito.” Colpita dalle mie parole fa un passo indietro per prendere le distanze da me. “Scusa, non volevo.” “Non importa” scuota la testa e guarda altrove. “Posso portarti qualcosa da bere per farmi perdonare?” “Solo se mi stenderà dopo pochi sorsi.” Le prendo la mano e lei la guarda mentre faccio scivolare le dita fra le sue. “Vieni con me.”
Entriamo nella warehouse deserta e buia e la trascino con me verso l’angolo bar creato da mio padre. Le indico uno sgabello dove lei si siede e poi cerco tra le preziose bottiglie della sua riserva personale quella giusta. Prendo due bicchieri e li riempio fino all’orlo, ne passo uno a lei e alzo il mio. “Non me la sento di brindare.” “Allora non lo faremo.” Annuisce e poi butta giù il liquido facendo una smorfia. La imito – senza smorfia, io sono un Johnston – e poi riempio di nuovo entrambi i bicchieri. “Questo mi manderà al tappeto per i prossimi tre giorni.” Rido e ne butto giù un altro, anche lei lo fa ma stavolta più lentamente. “E Sam?” Chiedo cauto. “È con suo padre?” “Sam è con Niamh stasera. Dormirà da lei.” Finisce il bicchiere e mi fa segno di versare ancora. L’accontento perché sembra averne bisogno e perché ci sono io con lei. “Non mi ama” dice a un tratto fissando il bicchiere. “Non è mai stato innamorato di me. Io sono solo un mezzo.” “Che stai dicendo?” Trattiene le lacrime ma la voce la tradisce. “Non è voluto venire stasera, non vuole mai andare in nessun posto.” Beve ancora e poi butta fuori l’aria. “Si vergogna di farsi vedere con me.” Solleva gli occhi su di me, sono offuscati dalle lacrime. “Non viene a letto con me” dice sottovoce, come se qualcun altro potesse sentirla. Stringo forte mascella e pugni sul tavolo, non so quale parte della frase sia più difficile da assorbire, se il fatto che lei sia di un altro o il fatto che quest’altro non voglia fare l’amore con lei. “Sai cosa mi ha detto quando gli ho chiesto perché non toccasse mai sua moglie?” Non lo voglio sapere ma lo devo sapere, così avrò qualcosa da dire al giudice quando mi metteranno dietro le sbarre. “Che a nessuno verrebbe voglia di toccarmi o di vedermi nuda e che devo ritenermi fortunata se lui…” La prima lacrima viene giù mentre nella mia testa sto elaborando almeno dieci modi per farlo fuori e per uscirne con le mani pulite. Si versa da sola un altro bicchiere. “Che sono fortunata se lui ci è venuto qualche volta e che dovrei ringraziarlo perché lo ha fatto per farmi un favore.” Lui deve ringraziare il fatto che io sia qui con lei ora, o sarebbe già in una fossa tre metri sotto terra. Butta giù il bicchiere, sbattendo poi con forza il vetro sul tavolo. “Che stupida sono stata” scuote la testa. “Che stupida a pensare che qualcuno potesse volermi.” “Sloan…” Solleva lo sguardo su di me. “Nessuno mi vorrà mai, Reid. Sono… Difettosa.” “No.” “Sono solo una storpia.” “Cazzo, no!” Si alza lentamente e si allontana dal tavolo. “Chi voglio prendere in giro? Non sarò mai una donna come le altre.” “Questa è una stronzata!” Mi avvicino e la prendo per le spalle. “Non permettergli di farlo.” “Cosa? Di umiliarmi? Non è il primo e non sarà l’unico.” Stringo le dita intorno alle sue braccia senza rendermene conto, fino a quando lei non si divincola dalla mia presa. “Mi stai facendo male.” La lascio immediatamente. “Mi dispiace, non volevo.” “Non sarei mai dovuta venire.” Si avvia verso l’uscita ma io le corro dietro e la fermo prima che possa infilare la porta. Si volta di scatto e io poso entrambe le mani contro il legno, all’altezza della sua testa. Fisso le sue labbra e il suo respiro agitato, fisso i suoi occhi lucidi che mi guardano in attesa. “Se io… Se io potessi, Sloan” mi avvicino pericoloso alla sua bocca ma non vado avanti. “Non ci riesci” sentenzia amara. “Non posso” Ripeto allontanandomi. “Non sei…” “Cosa, Johnston? Cosa non sono?” Mia. Non sei mia. Non posso dirglielo o non riuscirò più a vederla andare via. Sloan attende per qualche istante una mia risposta, poi spalanca la porta e sparisce veloce nel buio della notte.
“Ho fatto in modo che restasse fino al tuo arrivo, ma per favore, Johnston, non fare cazzate.” Andy mi avvisa, prima di lasciarmi passare. “Voglio solo parlargli.” “Non qui dentro.” “E dove dovrei andare?” “Nel retro” mi fa segno con la testa. “Sono andati già tutti via.” “Grazie, amico.” “Non farmene pentire.” Mi avvicino a lui che è seduto al bancone da solo, davanti una bottiglia di whiskey pessimo e un bicchiere semi vuoto. “Devo parlarti.” Non mi guarda neanche. “Non è un mio problema.” “Lo è per me.” “Cosa vuoi, Johnston?” “Voglio che ti levi dal cazzo, adesso.” Mi guarda confuso. “Non è una richiesta e non lo ripeterò una seconda volta.”
Lo sbatto contro il muro e poi lo blocco per le spalle. “Che diavolo di problema hai?” “Tu sei il mio unico problema.” “Di che stai parlando?” Trey mi guarda confuso per qualche secondo, poi nei suoi occhi la rivelazione. “Si tratta di lei.” Non gli rispondo. “Che cosa ti ha detto?” “Non ha importanza cosa ha detto lei, ma tu presta attenzione a cosa sto per dirti io.” “Non mi fai paura, Johnston.” “Te lo ripeto un’altra volta” dico, mentre Andy si avvicina a noi, in mano la mia mazza da Hurling. “Te ne devi andare.” “Io non vado da nessuna parte. Quella è mia moglie e quella è la mia famiglia.” “A te non frega un cazzo di loro.” “Non è così semplice.” “Perché, Trey? Perché sei tornato e l’hai sposata?” “Perché non avevo nient’altro.” “Che vuoi dire?” “Non avevo famiglia, non avevo possibilità. Ero un inutile stalliere. Poi lei si è interessata a me e io…” Lo lascio andare e faccio due passi indietro. “Ti sei approfittato di lei?” “Oh andiamo! Chi vuoi che si interessasse mai a lei!” Il primo pugno parte senza che io me ne renda conto. Trey incassa senza reagire, non gli conviene. “L’hai presa in giro” ringhio sul suo volto. “Cercava attenzione e io gliel’ho data.” “Sei un fottuto bastardo!” “Ho solo colto la palla al balzo.” “Stai dicendo che l’hai messa incinta di proposito?” Andy chiede. “No, quello è stato davvero un incidente. E all’inizio non volevo saperne niente, ma poi suo padre mi ha licenziato, io sono rimasto in mezzo alla strada… Non avevo altra scelta.” “Ma non ti fai schifo quando ti guardi allo specchio?” “Non avevo niente, Johnston.” “Non l’hai mai amata.” Scrolla le spalle indifferente. “Andy…” “Reid, lascia perdere.” “Okay, farò senza.” “Reid…” Prima che Andy possa fermarmi, lui è già a terra con me seduto sul suo corpo. “Dimmi cosa cazzo devo fare per liberarmi di te.” “Non è questa la soluzione” Andy mi dice tra i denti. “Se lei dovesse scoprirlo…” “Non lo saprà mai.” “Amico, non farlo. Ci sono altri modi.” “Ne conosco solo un altro, ma tu mi hai impedito di andare avanti.” Andy mi guarda duro. “Non mi piace quello che stai facendo, ma non sarò io a voltarti le spalle.” Annuisco e mi alzo, la vista del sangue sul pavimento mi dà il voltastomaco e mi provoca più di qualche capogiro ma Andy mi sorregge per un braccio. “Ci penso io qui.” “Grazie, Andy.” “Ti dovevo un favore, no?” Sorrido tirato. So benissimo che non lo sta facendo per questo ma fingerò di credergli. Mi avvicino a Trey che intanto si è dato una ripulita cercando di non guardare il sangue sui suoi vestiti o non riuscirò a evitare di finire sul pavimento. Gli passo un assegno e lui lo guarda. “E cosa dovrei fare secondo te, adesso?” “Non è un mio problema.” “Non puoi comprare tutto quello che vuoi, Johnston.” “Sto comprando te, però.” “Non comprerai mai lei.” Mi avvicino e gli parlo sul viso. “Non farmi pentire di averti risparmiato.” “Non lo avresti mai fatto.” “No, ma ti avrei reso la vita un inferno. Conosco la sua famiglia, conosco bene suo padre, basta una mia parola e tu sei di nuovo in mezzo a una strada e stai sicuro che nessuno ti darà mai una mano. È una piccola città e io sono un Johnston.” Lo guardo negli occhi. “E tu non sei che un inutile stalliere.” Stringe forte la mascella. “Tu non sei nessuno, Trey. Cerca di tenerlo a mente.” “Cosa dovrei raccontarle?” “Assolutamente niente. Ora esci di qui e te ne vai. Non rimetterai piede a Letterfrack. Non la chiamerai. Non proverai ad avvicinarti a lei e a quella bambina. O ti spezzerò tutte e due le gambe. Sono stato chiaro?” “Non puoi impedirmi di fare niente.” “Tu prova a farmi incazzare ancora e vedrai quante cose sarò in grado di impedirti di fare.”
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the good man
RandomC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...