“Dimmi che mi credi” la guardo in ansia. “Dimmi che mi perdoni.” Le accarezzo il viso agitato. “Dimmi che mi riprendete con voi.” “Sì” dice tra le lacrime che io bacio. “Sì” dice mentre le asciugo con le mie labbra dal suo viso. “E ancora sì” mi getto sulla sua bocca e la consumo fino a quando non sento più il sapore delle lacrime. “Stai gelando” le dico staccandomi da lei e sfilandomi la giacca. Gliela poso sulle spalle e lei mi guarda ancora, con il viso arrossato dal freddo e la bocca viola a causa della mia. Dopo la mia esibizione siamo usciti all’aperto per avere un po’ di privacy, anche se sono tutti con il viso attaccato alle vetrate che danno sul giardino davanti l’albergo. Non che la cosa mi preoccupi, credo di essere già fottuto da qui all’eternità, ma volevo baciarla come si deve senza gli occhi delle famiglie addosso e volevo essere sicuro di essere stato perdonato. “Stai benissimo in smoking, Reid Johnston.” “E tu stai benissimo nuda.” Scoppia a ridere. “Che ho detto?” “Avresti dovuto farmi un complimento sul vestito.” “Che ci posso fare se nuda sei da togliere il fiato?” Sloan sospira. “Mi sei mancato da morire.” “Oh dio, anche tu” prendo di nuovo il suo viso tra le mani e la bacio. “Avevo paura che non sarebbe più andato via questo dolore.” “Mi dispiace.” “Ho creduto di non farcela e non voglio sentirmi più così.” “Mai più, te lo giuro, Sloan.” “Okay.” “E ora, posso portare le mie donne a casa?” “A casa.” “Non crederai mica che possa lasciarvi da sole.” “No?” Scuoto la testa con vigore. “Non esiste, Sloan. Ricorda che hai acconsentito a un per sempre con me.” “L’ho fatto davvero?” “Puoi giurarci e io sono un tipo preciso, lo sai. Non si ritratta nulla qui.” Ride e mi circonda il collo con le braccia. “Andiamo a prendere Sam e torniamo a casa. Insieme.” Insieme. Non credo che ci sia parola più bella a questo mondo.
Quando imbocco il viale di casa Sloan spalanca la bocca incredula mentre Sam stampa la fronte contro il vetro. “Cosa hai fatto…” “Mi ha aiutato la famiglia.” “Lo adoro” Sam dice guardando la casa piena di luci e addobbi natalizi. “È stupenda, vero mamma?” “E non è finita qui.” “Cosa?” “Perché non vai a dare un’occhiata all’interno?” Sam si precipita fuori dall’auto e corre verso la porta di casa. “Io non so cosa dire” si volta verso di me. “Reid…” Scrollo le spalle. “Sono solo due luci.” “C’è un babbo Natale gonfiabile di almeno due metri nel mio giardino. E tu odi il Natale.” Sospiro e la guardo “Come faccio a odiare qualcosa che a lei piace così tanto?” “Hai deciso di farmi piangere tutta la sera?” “Ho deciso di amarti tutta la vita.” “Davvero?” “Lo sai che sono un tipo preciso.” “Inizia a piacermi proprio tanto la tua precisione.” “La precisione ha i suoi vantaggi” sorrido contro la sua bocca. “E tu ne sarai l’unica beneficiaria.”
La mattina seguente accade una cosa strana: quando apro gli occhi e guardo l’orologio sul comodino, mi rendo conto che sono le otto del mattino e che per la prima volta in non so quanti anni, non sono saltato giù dal letto all’alba. Volto la testa di lato in cerca di Sloan ma non la trovo al mio fianco. Mi sollevo stordito e ancora assonnato e poggio i piedi sulla moquette. Raccolgo i miei jeans e li infilo alla svelta, poi apro la porta della stanza e le voci delle mie donne insieme al profumo di bacon e caffè mi colpiscono così forte che rischio di mettermi a piangere prima che possa capire come si fa a imparare a respirare da capo. Mi muovo a piedi scalzi lentamente, rasentando la parete del corridoio, quasi a sorreggermi contro di essa, poi arrivo al salotto e da qui posso intravedere Sloan e Sam muoversi in cucina. Ce la faccio. Lo giuro. Colmo la distanza che mi separa da loro e mi fermo sulla porta della cucina. Loro non si sono accorte ancora di me. Nell’aria risuona una canzone natalizia, sul fuoco ci sono due padelle con bacon e uova, nel forno delle salsicce e del pudding e la tavola apparecchiata per tre. Al centro un vaso con dei fiori. Le luci dell’albero in salotto si riflettono contro i vetri mentre loro canticchiano insieme All I want for Christmas is you. “Ehi” Sloan è la prima ad accorgersi di me. “Ben svegliato.” Indossa una maglietta e un paio di pantaloncini, ed è senza la protesi. Prende una stampella che era poggiata contro il mobile della cucina e viene verso di me. “Buongiorno” dice sulle mie labbra. “Buongiorno” dico miracolosamente senza piangere. “Cosa… State…” “Prepariamo la colazione” Sam dice con una spatola in mano. “Oggi è sabato, non devi andare al lavoro.” “No, non devo.” “Vieni a sederti” Sam scosta una sedia e io mi avvicino lentamente, poso una mano sul legno e mi siedo. “Va tutto bene?” Sloan chiede preoccupata del mio evidente stato confusionale. La guardo e mi trovo a dovermi correggere ancora. Questa è in assoluto l’immagine più bella che abbia mai visto. Il futuro, il nostro, che scorre nei suoi occhi e sulla mia pelle, che si respira in questa casa, che trapela dalle pareti e riflette sui vetri. Il futuro che io avrei voluto dare a loro e che invece sono loro a donare a me. “Venite a sedervi con me” dico, con il cuore che batte a mille contro le costole. “Arriviamo” Sam porta con sé un piatto ricolmo di salsicce e bacon, mentre Sloan torna ai fornelli per prendere le uova, torna verso il tavolo saltellando su una gamba e si siede accanto a me, Sam dalla parte opposta. “Oh diavolo! Ho lasciato il caffè sul ripiano!” Poso una mano sulla sua. “Ci penso io.” Mi alzo e prendo la caraffa, poi torno da loro e ne verso due tazze. “Magari potrei occuparmi io del caffè la prossima volta.” “Come dici?” “Potrebbe essere qualcosa da fare… Che so, il sabato mattina.” “Dici preparare la colazione tutti insieme?” Annuisco. “Come una tradizione di famiglia” Sam dice. Annuisco ancora, non posso fare altro o scoppierò a piangere come uno stupido. “Mi piace” Sam dice convinta. “Tu che ne dici, mamma?” Mi volto a guardare Sloan, nei suoi occhi la risposta e la mia vita che acquista un nuovo significato. Nei suoi occhi la promessa di qualcosa che non osavo neanche toccare e che ora non posso più lasciar andare. Nei suoi occhi l’amore, quello per me, quello per sua figlia e per quello che possiamo vivere insieme. “Io dico che dovremmo proprio tenercelo.” E a me non resta che acconsentire implicitamente alla sua affermazione.
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the good man
AléatoireC'era una volta un uomo burbero e solitario che trascorreva le sue giornate a osservare il mondo circostante senza attirare mai gli sguardi su di sé. C'era una volta un uomo che se ne stava in disparte a immaginare di vivere la vita di qualcun altro...