59 Reid

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“Non ci credo!” Sam poggia le mani contro il finestrino. “Non siamo venuti a fare quello che penso, vero?” Parcheggio accanto a un altro pick up e spengo il motore. “Tu cosa credi?” “Oh mio dio!” Urla eccitata, prima di aprire lo sportello e di catapultarsi fuori. “Posso scegliere quello che voglio?” “Assolutamente.” “Posso andare a dare un’occhiata, mamma?” “Certo, tesoro.” “Non allontanarti troppo” le dico prima che scappi via. “Questo posto è enorme.” Sam si allontana di corsa mentre Sloan si volta verso di me, il suo sguardo è indecifrabile, non so se ho fatto una cazzata di troppo o se ho fatto una cazzata e basta. “Cosa?” Le chiedo, poggiando le mani sulle sue spalle. “Perché siamo qui?” “Vuoi la versione ufficiale o quella che mi sto inventando in questo momento?” “Voglio la verità.” “Ieri sono stato qui con Shane e Alex, mio padre ha mandato noi per scegliere gli alberi per l’azienda e ho pensato che magari… Okay, non è proprio tutto. C’era questa famiglia, padre, madre, una bambina di quattro o cinque anni, e lei era incinta e stavano scegliendo un albero.” Il suo sguardo si addolcisce. “E io ho solo pensato che volevo portarvi qui e che volevo vedere nei vostri occhi…” “Ne ho trovato uno bellissimo!” Sam torna da noi correndo. “Devi vederlo, mamma, è altissimo e ci sono tanti rami e profuma come un albero vero.” “Forse perché è vero” le dice di rimando. “Non abbiamo mai avuto un albero vero.” “Adesso puoi avere quello che vuoi” le rispondo di getto. “E possiamo anche prendere delle nuove decorazioni?” Chiede rivolta a me. “Tutto quello che vuoi” le ripeto, mentre nel mio petto c’è una rock band intenta a fracassare il mio inutile cuore. “Oh mio dio!” Urla ancora, prima di sparire tra gli alberi un’altra volta. “Questo” dico, mentre Sloan si volta di nuovo verso di me. “Era esattamente questo di cui parlavo.” “Volevi vederla felice” dice, le lacrime pronte nei suoi occhi. “Volevo vedervi felici entrambe.”

Sam ha scelto l’albero più alto e pieno di tutto il vivaio, Sloan è preoccupata che non entri in salotto, ma io ho con me la motosega, nel caso dovesse servire. Abbiamo sempre avuto alberi veri in casa, molti sono sopravvissuti agli anni e sono felicemente sistemati nella terra di famiglia. Mia madre non amava quelli di plastica, non profumavano, diceva, non davano l’idea che fosse davvero Natale e anche dopo la sua morte, abbiamo continuato ad assecondare il suo pensiero e il suo desiderio, a casa come in azienda. Non ho mai avuto una grande simpatia per il Natale, come per tutte le feste in generale – non vi dico cosa faccio al mio compleanno per evitare auguri, abbracci, baci e spegnimento di candeline – ma quest’anno sento che potrei forse fare una piccola eccezione per le due donne meravigliose che sono adesso sedute in auto con me. Sloan è rimasta silenziosa per la prima parte del viaggio, non so se stia riflettendo sul mio gesto o se stia riflettendo su di noi in generale. “A cosa pensi?” Le chiedo, approfittando del fatto che Sam si è appisolata. “Non ne sono sicura.” “Non volevo metterti a disagio, volevo solo fare qualcosa di carino per voi.” “E lo hai fatto.” Le prendo la mano e me la porto alle labbra. “Non voglio stravolgere nulla o creare problemi. Voglio solo esserci.” “Esserci.” “Far parte di voi. Voglio che tu capisca che puoi contare su di me, che sono qui per voi e con voi. Che non devi fare più tutto da sola.” “Io non sono sola, ho la mia famiglia.” “Un uomo, Sloan. Voglio che tu possa contare su un uomo che sta al tuo fianco, che vi porta a scegliere un albero, che lo carica sul suo pick up e che poi lo porta in casa, che ti aiuti ad addobbarlo, che ti baci sotto il vischio, che passate le feste aiuti Sam a piantarlo in giardino, di modo da poter ricordare per sempre questo, il nostro primo Natale insieme.” Una lacrima scende lenta sulla sua guancia. “Mi piace” Sam dice. Sloan si affretta ad asciugarsi il viso. “Cosa, tesoro?” “Avere qualcuno su cui poter contare.” Sloan si volta verso di lei. “Credo che possa piacere anche a me.”

“Lo sapevo che ci stava!” Sam dice. “Hai occhio, ragazzina.” “È perfetto.” “Magari nel weekend possiamo andare a scegliere delle decorazioni.” “Davvero?” Chiede speranzosa a sua madre. “Posso prendermi mezza giornata, parlerò con zio Silas.” “Sì!” “A proposito di weekend” mi intrometto nella discussione. “Visto che ne stai parlando… Ci sarebbe una serata.” “Una serata?” Sam chiede curiosa. “Al Veldons. Suoniamo.” “Tu suoni?” Sam chiede spalancando la bocca. “Sì, strimpello, niente di serio. Musica celtica.” “Hai una band?” “Non esageriamo. Si tratta di Andy, Alex e Shane.” “Tu lo sapevi, mamma?” “Gira una voce in città.” “Possiamo andarci?” “Potete restare fino alle nove e trenta, orario adatto ai minorenni, sennò poi mi tocca litigare con Andy e ultimamente è così di buonumore…” “Possiamo, mamma?” “Perché no.” “E ci sarà anche Justin?” Cerco di mascherare il mio disappunto. “Immagino di sì.” “Gli scrivo subito” dice troppo felice, prima di allontanarsi verso la sua stanza. “Quel cellulare sta diventando un problema, così come Brennan Junior.” “Tu stai diventando un problema” mi dice seria. “Oh… Scusa, non credevo che…” Posa un dito sulle mie labbra e io d’istinto le bacio. “Non credo che ti lascerò tornare a casa tua stasera.” “Ah no?” Scuote la testa. “Vuoi farmi ubriacare e poi approfittarti di me?” “Vorrei farti mangiare in modo che tu abbia abbastanza energie.” “Energie… E per cosa?” “Qualcuno una volta mi ha parlato di una regola speciale creata a posta per me.” Sorrido. “Sai che sono un tipo preciso che segue sempre le regole e che farebbe di tutto purché vengano applicate.” “Eccome se lo so.” “In questo caso” faccio scivolare le mani lungo le sue natiche e poi premo il suo corpo contro il mio. “Sono il tuo uomo. Chiedi qualsiasi cosa e ti sarà dato.”

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