22 Reid

3 0 0
                                    

Spalanco gli occhi al primo rumore sospetto proveniente dalla stanza accanto. Resto disteso immobile in attesa di capire cosa possa essere e lentamente metto a fuoco la camera in cui mi trovo, camera che non è di sicuro la mia anche se mi sembra familiare. Riconosco l’ambiente che mi circonda. Mi volto su un fianco e poi mi metto seduto sul divano sul quale sono crollato, facendo scivolare via la coperta che avevo addosso. Guardo verso la cucina da dove provengono i rumori che mi hanno svegliato e mi sembra di vedere l’ombra di qualcuno ai fornelli. Strofino il viso con le mani e mi do una rapida sistemata ai capelli, poi mi metto in piedi e mi dirigo verso la cucina e verso una delle scene più belle che io abbia mai visto e che arrivato a questo punto della mia vita, credevo che non mi si sarebbe mai presentata davanti agli occhi. “Ehi” il suo sorriso è un po’ imbarazzato, ed è ancora più vero. “Ti ho svegliato.” Scuoto la testa. “Ho preparato la colazione.” “Per me?” Annuisce mordendosi un labbro. “Non dovevi” le dico subito per uscire dal mio di imbarazzo. “Non mi devi nulla.” “Io volevo farlo” mi interrompe e mi guarda come se quello che mi sta dicendo fosse vero. “Mi sono addormentato” dico da idiota che sono. “Lo avevo notato.” “Grazie per la coperta.” “Reid.” “Mmm?” Scosta una sedia. “Vieni a sederti.” “O-okay” mi muovo lentamente e prendo posto dove mi ha detto. “E Sam?” “Si sveglierà tra pochi minuti.” Annuisco mentre lei mi passa una tazza di caffè. “Poco zucchero e poco latte” mi dice. “Esatto” non so dove sto prendendo l’aria per rispondere. Sloan si siede accanto a me. “Prendi tutto quello che vuoi.” Tutto quello che voglio, Sloan, non posso prenderlo, non in questo momento, ma ti giuro che è diventato il mio unico pensiero e il mio unico desiderio. La mia mano si muove da sola e si posa sulla sua. Sloan non solleva la testa, il suo sguardo è inchiodato sulla mia mano che tiene la sua ferma sul tavolo della cucina. “Sono passati vent’anni dall’ultima volta in cui qualcuno mi ha preparato la colazione.” Ce la faccio. Lo giuro. “Ed è passato più o meno lo stesso periodo di tempo da quando qualcuno si è seduto a fare colazione con me.” Il suo sguardo si solleva lentamente su di me e mi devo correggere, cosa che odio fare, ma è questa l’immagine più bella che io abbia mai visto e la vedo proprio nei suoi occhi: il desiderio e la speranza di sedersi con me tutti i giorni che verranno. “Buongiorno” Sam entra in cucina interrompendo questo momento di bellissima follia. Dà un bacio a sua madre e poi viene verso di me. “Felice di vederti ancora qui” mi sorride, prima di dare un bacio anche a me e qui non mi resta che correggermi ancora una volta, perché quando si siede accanto al sottoscritto dal lato opposto, sono convinto di essere davanti all’immagine più bella al mondo e sono ancora più convinto, oggi come non mai, che questo sia l’unico posto a cui voglio appartenere.

“Ci sono ancora uova?” Sam chiede a sua madre. “Nella padella.” Sam si alza e va verso i fornelli. “Brava, proteine, quello che ci vuole per affrontare la giornata con la carica giusta.” “È rimasto anche del bacon” Sloan dice. “Ah sì?” “Non ti lascerei mai senza.” Cazzo quanto ti amo. “A te coach” Sam fa scivolare tre fette di bacon nel mio piatto. “Oh grazie” dico un attimo sopraffatto da tutte queste premure. “E a che ora attacchi a lavorare?” Sam chiede infilando poi una forchettata di uova in bocca. “Mmm?” Chiedo masticando il mio bacon. “La mamma ha detto che ti alzi presto per andare al lavoro.” “Lavoro.” Mi guarda stranita. Lavoro… Lavoro…. “Oh cazzo!” Balzo in piedi urtando il tavolo e rischiando di far rovesciare le tazze. “Che ore sono?” “Le sette e mezza” Sam dice. “Oh diavolo di una…” Mi muovo veloce in casa in cerca delle mie cose. “Dio mio, sono in un ritardo mostruoso” trovo il cellulare sul divano e le chiavi dell’auto sul tavolino. “Dovevo essere al lavoro due ore e mezzo fa.” “Oh porca miseria” Sam esclama. “Mi dispiace, ti abbiamo trattenuto noi” Sloan si scusa mortificata al che mi fermo un attimo e la guardo, negli occhi è tornata la paura di aver fatto un passo sbagliato, la stessa che leggo ogni volta che io distruggo ogni suo tentativo di essere quello che è con me. Mi avvicino di nuovo a lei e appoggio le mani sulle sue braccia richiamando la sua attenzione. “Non mi ha trattenuto nessuno” dico, lanciando un’occhiata a Sam che attende in silenzio. “Sono rimasto perché volevo.” Il suo viso si rilassa. “E ho dimenticato completamente il lavoro perché…” Guardo di nuovo Sam che mi incita ad andare avanti. “Devo andare” concludo nel peggiore dei modi. Ero ancora in errore. Non ce la faccio. “Certo.” Sloan fa un passo indietro e io ne faccio almeno millecinquecento. Sam alza gli occhi al cielo e io a testa bassa mi avvio verso la porta. “Grazie di essere rimasto con Sam” mi dice quando la apro. Annuisco e mi dirigo all’esterno verso il mio pick up. Apro lo sportello e mi siedo al posto di guida, metto in moto con le solite difficoltà e abbandono la loro casa e la vita che vorrei, per tornare bruscamente alla mia realtà e alla vita che invece ho scelto, con la stupida speranza di non pensare più al fatto che lei ha detto sì a qualcun altro e non a me.

the good manDove le storie prendono vita. Scoprilo ora