36 Sloan

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Quando alle cinque e mezza Reid non è ancora arrivato, prendo il cellulare e mi decido a chiamarlo. Di solito è un tipo puntuale, mi piace prenderlo in giro quando ritarda di due o tre minuti perché so che perde le staffe, ma non ha mai fatto così tanto ritardo e inizio a essere preoccupata. Dopo cinque squilli andati a vuoto attacca la segreteria; non ho voglia di parlare a una stupida voce registrata, quindi continuo a provare, sperando che sia in macchina o che lo abbia in tasca e non lo senta e non che stia evitando le mie chiamate di proposito. Non che ci abbia già ripensato su noi due. Dopo la sesta o settima volta in cui non ricevo risposta mi dico che no, Reid non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non si sarebbe negato al telefono come uno stupido ragazzino, non avrebbe evitato di vedermi. Mi dico che non è possibile, che mi ha appena chiesto di fidarmi di lui, non può rimangiarsi tutto in una notte. Nervosa e preoccupata per l’assenza di notizie, decido di fare un passo di troppo, sperando non sia quello sbagliato. Cerco il numero nella rubrica dei nostri contatti e chiamo. “Veldons” mi dice una voce piuttosto familiare dopo due squilli. “Ehm… Io… Sto cercando…” “Ehi, senti, non ho tutta la sera.” “Certo, scusa. Io cercavo Reid, Reid Johnston.” “Prego?” “È per caso lì da voi?” “Con chi parlo?” “Doveva fare una consegna oggi e non è venuto.” “Una consegna.” “E non risponde al cellulare. Chiamo dal Kylemore, l’hotel giusto fuori Letterfrack e…” “Sei Sloan?” Arrossisco fino alla punta delle orecchie. “S-sì.” “Brutto figlio di…” “Come dici?” “Scusa, non ce l’avevo con te. E così stai cercando Johnston.” “Esatto.” “Non credo che si farà vedere oggi. È un uomo distrutto.” “Come dici?” Ride. “Sta male, si è beccato l’influenza o qualcosa del genere.” “Non ci credo.” “Non ci avrei creduto neanche io se non lo avessi visto.” “E come sta?” “Abbastanza di merda.” “Mi dispiace, è tutta colpa mia.” “Tua?” “Deve averla presa da me.” “Interessante…” Commenta allusivo, facendomi arrossire di nuovo. “Perché non passi qua?” Mi chiede a bruciapelo. “Come?” “Se non hai altro da fare.” “No, in realtà non ho nulla da fare. Mia figlia dorme a casa di un’amica, stasera.” “Allora ti aspetto.” “O-okay.” “Ho come l’impressione che abbiamo tante cose da dirci.”

Il locale non è pienissimo e quando apro la porta ho l’impressione che tutti gli occhi siano puntati su di me. Abbasso lo sguardo e mi avvicino veloce al bancone dove trovo Brian, il più piccolo dei fratelli Veldons. Non frequento spesso questo posto o altri della cittadina perché in realtà non esco quasi mai, ma conosco i Veldons e gran parte dei clienti che ci sono qui stasera. “Ciao” saluto Brian che si volta subito verso di me. “Ehi, che ti do?” “Io veramente…” “Lei è qui per me” Andy compare dal retro affiancando suo fratello. “Ci accaparriamo anche i clienti, ora?” “Di che diavolo stai parlando?” “Vuoi essere il barman preferito di tutta la cittadina?” “È qui perché le ho chiesto io di passare, Brian, rilassati. Nessuno vuole toglierti nulla.” Brian guarda suo fratello con circospezione, poi si rivolge a me. “È vero quello che sta dicendo?” Annuisco con sospetto, forse Reid non ha tutti i torti quando parla dei suoi amici. Brian si allontana non senza lanciare un’altra occhiata a suo fratello, poi Andy mi fa segno di sedermi su uno degli sgabelli davanti al bancone, e io mi ci arrampico sopra con qualche difficoltà. “Come sta?” Chiedo subito. “Non saprei, non lo vedo da mezzogiorno.” Guardo l’orologio: le sei e mezza. “Nessuno è andato a vedere come sta? Se ha bisogno di qualcosa?” “Doveva andarci Shane. Io ci sono stato prima di aprire il locale, Alex questa mattina presto. Ellie non può, sai, non vorremmo si prendesse qualcosa.” “Non risponde al telefono, non c’è modo di sapere nulla di lui.” “Tranquilla, l’erba cattiva non muore mai.” Il fratello di Reid si siede accanto a me. “Non dovevi andare tu da Reid?” Andy gli chiede. “Tra un momento. Prima vorrei scambiare quattro chiacchiere con Sloan.” “Con me?” Chiedo in allarme. “È da un po’ che non ci si vede.” “Dall’ultima festa di Natale, credo.” “Quasi un anno.” Scrollo le spalle. “Come mai siamo tanto interessate a Reid?” “Chi è interessato a Reid?” Una voce alla mia destra mi fa voltare di scatto. “Oh Sullivan, ci mancavi solo tu” Shane gli dice. “Ultimamente spunti come un fungo non appena c’è da farsi gli affari di qualcun altro.” “Sono un tipo dai mille interessi.” “Come i cazzi altrui.” “Ehi, ehi, non in presenza di una signora.” Questa voce la riconosco subito. “Alex” lo saluto. “Sloan… Qual buon vento?” “Ho l’impressione che tutti sappiate perché sono qui.” “Perspicace” Shane commenta. “E dimmi, se sei così sveglia, perché non scappi a gambe levate?” “Come dici?” “Reid? Sul serio?” “Io credo che voi abbiate frainteso.” “Ci prova, non cedere, Johnston” Sullivan dice alle mie spalle. “Sei tutti noi, Shane, solo tu puoi cavarci qualcosa. Fallo per me, se torno a casa senza informazioni, lo sai, Ellie…” “Okay” scendo dallo sgabello e mi sistemo il cappotto. “Non credo che sia stata una buona idea venire qui. Grazie per l’informazione, Andy, e buona serata a tutti.” Mi avvio veloce verso l’uscita quando qualcuno mi si para davanti, aprendo poi la porta per me. “Andiamo, ti porto da lui.”

“Devi scusarci” Shane dice davanti casa di suo fratello. “Ci siamo fatti prendere la mano.” “Non importa.” “Tutta colpa di Reid, lui non dice mai nulla.” “Ti sei mai chiesto se ci sia un motivo?” “Non credere che lui con noi ci vada leggero. Non hai idea di cosa ci fa passare.” “E invece lo so.” Mi guarda con circospezione. “Lui parla sempre di voi.” “Sul serio?” Annuisco. “E non nel modo che pensi.” “Non ci credo.” “E io non dovrei dirtelo.” Shane sospira pesante, poi infila le mani nelle tasche della giacca e resta a fissare il cottage di suo fratello. “Vorrei poter dire lo stesso.” Lo guardo. “Vorrei che lui mi avesse parlato di te.” “Non c’è molto di cui parlare.” “Davvero? Eppure sei qui, davanti casa sua. E hai chiamato Andy e ti sei presentata al locale.” “Ero preoccupata.” “Esatto.” “Dove vuoi arrivare?” Sfila una mano dalla tasca e mi porge una chiave. “Qualunque cosa tu stia facendo, ti prego, continua a farla.”

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