Capitolo 4

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Apro gli occhi di scatto, sentendo un dolore alla testa.
<<Cazzo!>> Sbraita qualcuno.

Mi accorgo pochi nanosecondi dopo di non essere più accoccolata sul sedile della macchina di Dylan, ma sono, invece tra le braccia muscolose di qualcuno che mi sta sballottolando su e giù.

Alzo lo sguardo e un turbine d'inchiostro appare sulla scena. Il collo di Dylan è più vicino di quanto non l'abbia mai visto in questa giornata movimentata: lui, con la mascella contratta e ferma, guarda davanti a sé concentrato.

Mi accorgo di essere tra le sue braccia muscolose, appoggiata al suo petto e con il collo dolente.

<<Mh. Dove siamo?>> Chiedo, flebilmente, con voce impastata.
<<Sh, dormi. Ti ho accidentalmente fatta sbattere contro al muro con la testa. Ti sto portando a casa.>> Bisbiglia, con voce roca.

Mi lancia un'occhiata, che mi fa rabbrividire, con quei suoi occhi grigi tra le ciglia lunghe e scure.
Sposta lo sguardo davanti a sé e continua a salire le scale.

Mi aggrappo a lui, sentendomi cadere nel vuoto, e appoggio la mia testa al suo petto, chiudendo nuovamente gli occhi, senza però addormentarmi.
Sento il cuore battergli nel petto, che si alza e si abbassa a ritmo irregolare, per la fatica, probabilmente.

Si ferma e cerca di abbassare la maniglia della porta di casa tenendomi in braccio.
La porta si rivela chiusa, perciò Dylan sbatte il piede contro di essa, non molto delicatamente.

<<No ma butta giù la porta già che ci sei..>> si lamenta Seth, aprendo la porta.
<<Oh, sta zitto. Dov'è la sua camera?>> Chiede Dylan, brusco.

Intanto, io apro gli occhi e guardo Seth, che mi rivolge un'occhiata veloce e poi fa' cenno a Dylan di seguirlo dentro.

Arriviamo in camera mia e Dylan mi posa sul letto.
<<Non vi hanno beccati, vero?>> Chiede Seth.
<<No. A voi? Hanno preso qualcuno?>> Chiede Dylan.
<<No. Martin ha intercettato le radio della polizia dal computer. Dovrebbero aver preso due tizi di Harlem.>> Risponde.

Il resto della conversazione si fa sempre più  incomprensibile, perché sprofondo nuovamente nel sonno.

*****

Appena apro gli occhi, una luce abbagliante mi acceca.
Mi copro la faccia con le braccia, mi stropiccio gli occhi e mi alzo, sentendo delle voci roche provenire dal salotto.

Cammino mezza addormentata verso la cucina, accorgendomi di non avere più addosso i jeans a vita alta di ieri sera, né il top corto, bensì una tuta larga e una maglia altrettanto larga e lunga. Devo sembrare una barbona.

Arrivo in cucina, dove alcuni dei ragazzi stanno parlando seduti sugli sgabelli intorno all'isola della cucina, e alcuni seduti sul bancone.

<<Oh, ¡buenas dìas princesa!>> Esclama Carlos, sorridendo divertito.
Gli faccio un sorriso tirato.

<<Ho bisogno di una tanica di caffè.>> Mormoro, con voce impastata.
Tyler ride.

Wow. È la prima volta che lo vedo ridere, e penso seriamente che abbia una risata da far diventare etero anche una lesbica, soprattutto per il sorriso stampato in volto, quando mostra i denti e la sua espressione corrucciata e seria sparisce.

<<Ecco a lei, Madame>> dice Logan, ridacchiando, mentre mi porge una tazza di caffè fumante.
Annuso, beandomi del suo odore inebriante.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora