Capitolo 30

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Mi sveglio accaldata. Troppo accaldata.
Apro gli occhi e, subito, mi si apre la visione celeste di un Dylan che dorme beatamente, con la testa chinata di lato sul cuscino.
Alzo la faccia dal suo petto e sbadiglio.

Perché la sveglia non ha suonato? Guardo l'ora sul telefono: le dieci e mezzo.
<<Cazzo!>> Esclamo.

Mi alzo di colpo, rimanendo a cavalcioni su Dylan.
<<Dylan! Dylan, svegliati porca troia!>> Borbotto, cercando di non urlare troppo. Non mi sente, anzi, biascica qualcosa di incomprensibile al genere umano e si gira su un fianco, facendomi cadere sul letto.

<<Dylan!>> Urlo, saltandogli addosso.
Colpisco più volte la sua spalla e lo vedo sul punto di svegliarsi per il fastidio, così gli dò il colpo di grazia, tirandogli uno schiaffo sulla faccia.
<<Svegliati!>> Dico a voce alta, nel suo orecchio.
<<Oh, ma sei fuori di testa? Dove sono finiti i bacini?>> Borbotta, assonnato, aprendo gli occhi.
Rido.

<<È tardissimo, Dylan! La sveglia non ha suonato. Sono le dieci e mezzo. Se ci muoviamo arrivo in tempo per la terza ora!>> Quasi urlo.

<<Calmati, calmati. L'ho spenta io la sveglia.>> Ammette, ridendo.
<<Cosa?! Perché?>> Sbotto.
<<Ti ho detto che dovevo portarti in un posto, ti ricordi?>> Chiede.
Annuisco. <<Saremmo potuti andare oggi pomeriggio!>> Gli ricordo.
<<Non c'era bisogno di sabotarmi la giornata di scuola! E la verifica di storia!>> Aggiungo.

Lui ride. <<Sopravviverai.>> Dice, afferrandomi le cosce con le mani.
Scorre su e giù con le mani, spingendosi sempre più sotto la maglia ogni volta che risale.
Lo blocco, con un ghigno.
<<Non ci provare.>> Mormoro.
Lui alza un sopracciglio. <<Me la stai facendo pagare per la sveglia?>> Chiede.
<<Assolutamente no.>> Rispondo, con un sorrisetto.
Ok si, lo sto facendo soffrire per avermi sabotato la sveglia senza dirmi niente.
Ma sono troppo contenta per essere arrabbiata con lui, finalmente mi svelerà una parte della sua vita!

<<Bene, vado a farmi la doccia.>> Annuncio, alzandomi.
Lui scatta in piedi.
<<Ti seguo a ruota.>> Dice.
<<Non ci pensare neanche! So lavarmi anche da sola, grazie.>> Rido.

Lui mette il broncio.
<<Un bacio me lo dai, almeno?>> Chiede.
Scuoto la testa. <<Devo lavarmi i denti.>> Avviso.
<<Oh, chissene frega. Vieni qui.>> Mormora, afferrandomi per il polso e spingendomi addosso a lui, per poi far combaciare le nostre labbra.
Ricambio il bacio e gli permetto di approfondirlo, dandogli l'accesso con la lingua.
Sorrido, staccandomi.

<<Ehi!>> Mi fa il labbruccio. Rido e corro verso la cassettiera per prendere l'intimo pulito.
Lui mi affianca, prendendo tra le mani un reggiseno.
<<Se vuoi te lo presto, vedo che ti piace tanto.>> Ironizzo.
Lui mi guarda male.
<<Penso che mi piacerebbe di più su di te.>> Dice, sventolandomi in faccia il reggiseno di pizzo rosso.
<<Scordatelo. Non lo metto quel coso.>> Dico, tirandone fuori uno nero.

<<L'altra volta l'hai messo,però.>> Ghigna.

<<È il reggiseno d'emergenza. Mi dà fastidio, prude da tutte le parti.>> Sbotto, prendendo le mutande nere.
<<Mh, hai ragione, il nero è meglio. Si, il pizzo nero è ufficialmente il mio preferito!>> Sorride, osservando ciò che ho in mano, per poi buttare nel cassetto quello rosso.

Sbuffo, scuotendo la testa. Lo supero per andare in bagno, ricevendo una pacca sul sedere.
Mi giro e mi fa l'occhiolino, e io ridacchio, alzando gli occhi al cielo.

Dopo essermi fatta una doccia, stranamente nel silenzio più totale, esco e torno in camera a vestirmi.
Dylan non c'è, sarà un cucina a fare colazione, probabilmente, oppure sulla scala antincendio a fumare la sigaretta mattutina.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora