Capitolo 84

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Sono qui da una settimana.
Una settimana passata, per la maggior parte, a piangere a dirotto, con la faccia incastrata tre le braccia e il petto di mia madre, che mi stringe a sé sul divano.

<<È pronto il pranzo!>> esclama Hero, ma, come da due settimane a questa parte, è come se non avesse detto nulla.
Non ho fame.
Neanche un po'. Continuo a pensare a Dylan, a come, se avesse voluto, avrebbe fatto qualcosa per salvare la nostra relazione.
Era da un po' che litigavamo solo per questo motivo. La gang. È sempre stata la gang il nostro principale problema.

Davvero, la nostra storia è destinata a finire così?

<<Su, tesoro, mangia qualcosa. >> mormora mamma, alzandosi dal divano.
Chinata su di me, mi accarezza il viso, scostandomi i capelli, che dovrei lavare, visto che fanno piuttosto schifo.

Tiro su col naso e scuoto la testa. <<Non ho fame.>> mormoro, fissando il vuoto.

Lei sospira, andando a sedersi accanto ad Hero, che le mette davanti un piatto con due fette di polpettone e un po' di patate al forno.

<<Sei sicura che non ne vuoi un po'?>> chiede mio fratello, sollevando la teglia delle patate.
<<Guarda che sono le patate più buone del mondo>> ridacchia, agitando la teglia, facendomi sorridere tra le lacrime.

<<Sicura, Hero, grazie.>> mormoro.
Mi rannicchio sull'angolo del divano, osservando la tv, che non so cosa stia trasmettendo, ma è un noiosissimo film su un cavallo.

Accendo il cellulare e controllo la barra delle notifiche, piena di messaggi e chiamate perse di Kylie e dei ragazzi.

Apro la chat con Kylie, che mi ha scritto "pomeriggio passo da te", come  fa ogni giorno da ormai una settimana.
Ognuno dei ragazzi è venuto a trovarmi, sia singolarmente che tutti insieme, e ognuno di loro ha fin'ora evitato di parlare di Dylan. Evitano perfino di nominarlo e di questo gli sono grata.

Non le rispondo, ma butto il cellulare sull'altro lato del divano e mi sdraio, rannicchiandomi con le ginocchia al petto.
Improvvisamente, una sensazione di nausea elevata all'ennesima potenza, mi fa rialzare di colpo.

Vedo, con la coda dell'occhio, Hero e mamma voltarsi preoccupati, mentre corro in bagno.
Spalanco la porta, accasciandomi sul vater e rigettando quei pochi fili di pasta che sono riuscita a mettere in bocca ieri sera.

<<Tesoro, va tu–? >> la voce di mia madre si blocca, ancora prima di completare la frase.

Sento i suoi passi veloci e le sue mani fredde mi afferrano i capelli, poco prima di rigettare nuovamente.

Mi alzo dalla tazza bianca e tiro lo sciacquone, per poi, con mia madre che mi massaggia la schiena, lavarmi la faccia e i denti.

<<Oh, mio Dio.>> borbotto, asciugandomi la faccia.
<<Va meglio?>> chiede mamma. Annuisco.

Hero, davanti alla porta, mi fissa.
<<Ricominciamo con la stessa storia, Holly?>> chiede, preoccupato.
Aggrotto le sopracciglia.
<<Quello che mangi scompare magicamente insieme a te.>> mormora.

Abbasso lo sguardo.
Ho sofferto tanto e per anni, per colpa di questa malattia che non è mai andata via. So che non può scomparire da un momento all'altro, ma avere Dylan mi ha fatta sentire meglio e ho iniziato a non aver più bisogno di non mangiare per sentirmi apprezzata da qualcuno.

Solo che, questa volta, non si tratta di vomito autoindotto.

Scuoto la testa.
<<Non mi sento bene, tutto qui.>> mormoro. Lui annuisce.
<<Ti preparo un tè caldo.>>

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora