Capitolo 28

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DYLAN

<<Cazzo!>> Urlo, sbattendo le mani sul volante.

La guardo andare via in lacrime. L'ho ridotta io così.
Continuo a ridurla così.

<<Fanculo!>> Sbotto, tirando un altro colpo al volante. La osservo, mentre si gira verso di me.
Ho gli occhi lucidi e bruciano, ma non ho intenzione di versare una sola lacrima.

La vedo alzare entrambe le braccia e mostrarmi il terzo dito.
Sarebbe anche buffa, se fossimo in un'altra circostanza.
La vedo varcare il portone e sparire dalla mia visuale.

Butto la testa indietro, appoggiandomi al sedile.
Le ho promesso che quel bastardo non le avrebbe mai più fatto del male, e poi io sono il primo a fargliene.

Mi sono imposto di lasciarla andare, di smettere di correrle dietro, ma non ce la faccio.
Non voglio coinvolgerla nel casino che è la mia vita, ma, per quanto io mi sforzi di starle lontano, di trattarla di merda, alla fine non ce la faccio, perché quella ragazza mi attira peggio di una calamita.
È un casino. Lei è un bellissimo casino. La mia vita è un casino. Io sono un fottuto casino.

Dò un altro colpo al volante con il palmo della mano, poi mi decido a partire e andarmene via da lì, o rischio seriamente di salire a prenderla, in lacrime.

Guido senza sosta, esco da Parkchester, supero i grandi magazzini e arrivo al confine con la zona di Morris Park.
Prendo la strada verso Ovest e supero i soliti fast-food, fino ad arrivare ad una zona completamente in ombra, composta da palazzi.

Parcheggio di fronte al secondo palazzo e scendo dalla macchina, chiudendola da fuori con la chiave.
Apro il portone, che è rotto da una vita, perciò non serve la chiave o il citofono, prendo l'ascensore e salgo al settimo piano.
È un miracolo che ancora questo coso funzioni, fa dei rumori strani e per niente positivi.

Arrivo a destinazione e percorro il corridoio impolverato e grigio.
Mi fermo all'ultima porta e la apro, senza badare a bussare o suonare il campanello.
Entro dentro casa, ma c'è il silenzio totale.

<<Roxy?>> Chiedo, a voce alta.
<<Dylan?!>> Urla una voce. Non faccio in tempo a girarmi, perché questo piccolo uragano dai capelli quasi neri e gli occhi celesti mi salta addosso, abbracciandomi.
Rido. <<Okay, okay. Ho capito.>> La faccio staccare e mi guarda.

<<Ma che ci fai qui?>> Chiede, sorpresa.
Alzo le spalle. In realtà non lo so nemmeno io.
<<Bella domanda.>> Mormoro, andando a sedermi sul divano del piccolo appartamento.
Sono già le sei di pomeriggio.

<<Non sto molto.>> Avviso e lei annuisce.
<<Mi dici che succede?>> Chiede.
La guardo confuso. <<Niente.>> Mento.
<<Conosco quello sguardo, Anderson.>> Dice, guardandomi con gli occhi ridotti a due fessure, come se mi stesse facendo uno scan.
Sbuffo.

Appoggio i gomiti alle ginocchia.
<<Non lo so.>> Dico, prendendomi la testa tra le mani.
Le mie dita si perdono tra i capelli e mi viene in mente lei, quando mi scosta le ciocche ribelli dal viso, quando mi tira leggermente i capelli mentre la bacio.
Solo adesso, mi rendo conto di quanto mi manchino le sue labbra.

<<Ho fatto un casino.>> Borbotto.
<<E ti pareva.>> Sospira lei.
La guardo male e lei alza le spalle.

<<Questa volta è diverso, Rox.>> Dico.
<<Oddio, non dirmi che c'entra una ragazza!>> Esclama, squadrandomi con un ghigno.
Alzo gli occhi al cielo.

<<Ti sei innamorato! Dylan si è innamorato, Dylan si è innamorato!>> Cantilena, saltellando.
<<Finiscila. Non puoi affaticarti, lo sai.>> Dico.
Lei sbuffa e si siede di nuovo sul divano.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora