Capitolo 41

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Mi rigiro per l'ennesima volta tra le coperte, sentendo un po' d'aria pungermi la pelle. Rabbrividisco e cerco di trovare una posizione che mi tenga al caldo, ma sento solo il materasso freddo che sembra non finire più.

Apro gli occhi e, dopo aver fatto abituare gli occhi alla luce che illumina la stanza, mi guardo intorno: sono sdraiata ai piedi del letto in orizzontale –sicuramente dovuto al mio continuo rotolare– e questa non è certamente camera mia, anzi, sono nella camera di Dylan alla confraternita, con il piccolo particolare che Dylan non c'è.

Mi alzo e la stoffa nera della maglia gigante che indosso mi copre le cosce.
Quando ho messo la maglia?
Da quel che ricordo, ieri notte ci siamo addormentati vestiti...apparte Dylan che indossava solo i jeans.

Alzo le spalle e, senza farmi più domande, decido di aprire la porta e andarlo a cercare, probabilmente starà facendo colazione.

Il corridoio è deserto e mi chiedo che ore siano.
Percorro le scale e mi trovo in salotto, dove due ragazzi stanno bisticciando per non so cosa.
Mi vedono e tacciono immediatamente, così gli faccio un saluto con la mano e vado verso la cucina, dove trovo il tizio di colore di ieri notte, Ben; quello che mi chiama Mowgli, Ken..qualcosa; e altri tre ragazzi in piedi dietro al bancone, intenti a preparare qualcosa di elaborato.

<<Mowgli, buongiorno!>> Esclama il moro.
Mi siedo su uno sgabello dietro al bancone e gli faccio un sorriso, giusto perché non mi va di mostrarmi felice quando alla mattina la felicità è veramente poca.

<<Dov'è andato Dylan?>> Chiedo, facendo uno sbadiglio.
<<O è scappato o è in bagno. Non è sceso.>> Risponde un altro.
<<Omelette?>> Mi chiede uno, alzando un uovo.
<<C'è del caffè?>> Storcio il naso e lui annuisce, per poi versarmi il caffè in una tazza bianca.
La passa a quel Ben, che allunga il braccio e la posiziona di fronte a me.
<<Grazie.>> Borbotto, assonnata.
Qualcuno mi passa lo zucchero e un cucchiaino, così inizio a girare distrattamente dentro alla tazza.

<<Allora, tu, precisamente, chi saresti?>> Mi chiede un ragazzo, alle prese con del bacon sulla piastra.
<<Holly.>> Rispondo.
<<È la ragazza di Dylan.>> Dice Kennedy, Kendall..boh, qualunque sia il suo nome, insomma!
I ragazzi emettono un "aahh" di gruppo, per dire che hanno capito.
Sorrido, nascondendomi dietro alla tazza.

<<Hol?>> Urla qualcuno. La voce di Dylan.
<<Sono qui!>> Dico, a voce alta.
Sento i suoi passi pesanti scendere di fretta le scale.
<<Parli del diavolo..>> mormora Ben.
Lo guardo male, ma lui è concentrato sulla sua omelette.

Mi volto appena in tempo per ammirare un Dylan appena uscito dalla doccia, con i capelli ancora umidi e con addosso un paio di jeans neri, una maglia bianca e le sue solite Jordan.
Gli sorrido e lui si avvicina per darmi un bacio, ma lo blocco, alzando una mano tra le nostre facce.
Lui mi guarda, stranito.

<<A-asp..>> non riesco a finire di parlare, perché il naso mi pizzica in maniera esagerata e gli occhi bruciano, ormai umidi. Apro la bocca, respirando a fatica, per poi starnutire rumorosamente, emettendo un "etcì" acuto.

I ragazzi ridono, compreso Dylan, che mi osserva dall'alto.

<<Oddio..>> mormoro, riprendendomi dall'enorme sforzo.
<<Ok, ci sono>> sorrido e mi volto di nuovo verso Dylan, che mi afferra la nuca e mi schiocca un bacio sulle labbra.
Si stacca pochi secondi dopo, lasciandomi con un sorriso sul volto.

Apre il frigo e, mentre tira fuori il cartone del latte, io finisco il mio caffè.

<<Tieni.>> Mi lancia una brioche confezionata.
Arriccio il naso.
<<Non mi piace!>> Mi lamento. Lui sospira e apre un mobile, tirando fuori un sacchetto di Starbucks.
<<Viziata.>> Borbotta, passandomi un muffin, che non ho idea di quando abbiano comprato.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora