Capitolo 81

8.8K 245 56
                                    

Chiudo bruscamente l'anta del mobile dei cereali, facendolo quasi riaprire da solo.
Sbatto sulla cucina il barattolo di biscotti e mi volto a prendere il latte, senza degnare di uno sguardo il mio qui presente ragazzo, seduto sullo sgabello della penisola a mangiare una brioche appena comprata, fissando il vuoto.

Sbatto sul ripiano anche la bottiglia del latte, giusto per sottolineare la mia rabbia nei suoi confronti.

<<La vuoi finire?>> sbotta, in tono calmo e misurato.
Gli lancio un'occhiataccia. <<Sto facendo esattamente ciò che hai fatto tu.>> sibilo, girandomi per versare il latte nella tazza.

<<Io non ho passato la mattina a sbattere cose sul ripiano della cucina, Holly.>> mormora, per poi dare un altro morso alla brioche, della quale rimane solo la punta finale.

<<No, infatti. Hai ben pensato di sparire e andartene chissà dove a farti gli affaracci tuoi, senza dirmi un cazzo!>> alzo la voce.
<<Non urlarmi addosso! Se non ti ho detto un cazzo c'è un motivo.>> sbraita, alzandosi dallo sgabello.

Abbandono la tazza e i biscotti sulla cucina e lo raggiungo, posando le mani sul lato opposto a lui del ripiano della penisola.

<<E quale sarebbe, eh?>> sbotto. <<Se avessi fatto io una cosa del genere avresti chiamato l'intera gang per venirmi a cercare, magari spaccando la faccia a chiunque ci fosse stato nei paraggi!>> gesticolo, ormai urlando.

<<E cosa ci sarebbe di male nel preoccuparsi?>> sbraita.
Sbuffo rumorosamente. <<Niente, se solo non fossi così soffocante!>> urlo. <<Ma non cambiare discorso.>> aggiungo, prima che possa replicare.
<<Dove cazzo eri 'sta mattina?>>

Lui sbuffa, girandosi e uscendo dalla cucina.
Sgrano gli occhi e lo inseguo. <<Dylan!>> urlo. Si volta.
<<Fatti i cazzi tuoi, Holland!>> urla, facendomi sussultare.

<<Torniamo ancora a queste litigate?>> sbotto, cercando di non scoppiare a piangere come una bambina.
<<Stiamo insieme da più di sei mesi e ancora ti ostini a nascondermi le cose, Dylan, io non ce la faccio più!>>

Lui si passa le mani tra i capelli e sbuffa, chiudendo gli occhi. Inspira profondamente e li riapre, guardandomi.

<<Ero ad Harlem, cazzo! Non devo dirti ogni singola cosa che faccio.>> sbraita.
<<Bene. Allora anch'io da oggi inizierò a prendere e andarmene senza dirti niente.>> sibilo, ricacciando dentro le lacrime.

<<Porca troia, Holly! Ma ti ho appena detto che sono stato ad Harlem!>> sbotta.
<< Appunto. Un'ora dopo essere tornato e avermi fatta preoccupare. E poi, perché eri solo? I ragazzi erano tutti a casa, quando ho suonato a Seth.>>

Dylan ringhia. <<Cazzo, quanto sei pesante!>> urla.
<<Io sarei pesante?>> sbraito, scoppiando inevitabilmente a piangere, mentre mi indico. <<Tu sei insopportabile.>> urlo, asciugandomi le guance.

<<Io devo fare quello che dici tu, sempre e comunque, ma tu puoi fare il cazzo che ti pare. Vaffanculo, Dylan!>> sbotto.
Lo lascio lì impalato e corro in camera nostra, sbattendo la porta con violenza.

Tra le lacrime, prendo i miei vestiti e un borsone da sotto al letto, per poi cacciarli dentro alla rinfusa.

La porta si apre, mentre cerco di infilare una felpa troppo grossa per lo spazio già di per sé ridotto.

<<Che cazzo stai facendo?>> chiede.
Non lo guardo nemmeno, tiro su col naso e riesco a ficcare la felpa nel borsone.
Ingoio l'enorme groppo che mi trovo in gola e, con gli occhi appannati per le lacrime, tento di chiudere la mia valigia improvvisata.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora