Capitolo 13

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La sveglia suona insistentemente.
Mi rigiro dall'altro lato del letto, intenzionata ad ignorare quel suono spaccatimpani, che, però, fa bene il suo lavoro e, quindi, sono costretta ad aprire gli occhi.
Tiro una manata alla sveglia, spegnendola.
<<Rompipalle.>> Borbotto, alzandomi.

Sono le otto e mezza, tra venti minuti Dylan sarà qui, sempre se non arriva in ritardo.
Approfitto della sola presenza di un Seth dormiente in casa per farmi una doccia.
Prendo l'intimo pulito e corro in bagno.

Avendo messo in lavatrice tutti i miei reggiseni comodi, sono costretta ad indossare il reggiseno rosso in pizzo, che odio profondamente perché mi punge dappertutto.
Almeno le mutande coordinate sono indossabili.

Mi lavo più lentamente del dovuto, ritrovandomi bagnata e in ritardo appena esco.
Mi asciugo velocemente e infilo la biancheria.
Sfrego i capelli con l'asciugamano, li pettino e li asciugo a tutta velocità con il phon.
Lavo i denti ed esco di corsa dal bagno, buttandomi a capofitto nell'armadio, alla ricerca dei jeans chiari, larghi e strappati.

<<Hol, sei..? Ma che bel panorama!>> Esclama una voce.
Dylan. Porco schifo.
Caccio un urletto.

<<Che spavento, cretino! E girati!>> Sbotto.

Lui scoppia a ridere, osservando il mio inutile tentativo di coprirmi il più possibile con la prima maglia trovata nell'armadio.
<<Ma come? Mi neghi la vista di un panorama del genere?>> Continua a guardarmi, con un ghigno divertito e malizioso sul viso.
<<girati, idiota!>> Sbotto, lanciandogli una scarpa.
<<Va bene, va bene. Non sclerare.>> Ride, girandosi con le braccia alzate.

Sbuffo, cacciando di nuovo la testa nell'armadio.
Riesco a trovare i jeans e li indosso di fretta. Metto una maglia corta fino all'ombelico, una felpa larga con la zip e le Converse ai piedi.

<<Fatto! Sono pronta. Puoi girarti>> Annuncio e lui si gira.
Non sono sicura che sia stato girato tutto il tempo, dal momento che non ho controllato.

<<Non hai sbirciato vero?>> chiedo, per sicurezza.
<<No, tranquilla. Avevi solo addosso l'intimo più sexy che esista sulla faccia del pianeta, ma io sono gay interiormente e sono andato a spiare Seth. Sai, mi attrae.>> Dice, sarcastico.
Lo guardo male e lui ride.

<<Non è colpa mia, mi è rimasto solo questo da mettere. E poi non sono affari tuoi quale reggiseno ho su!>> Rispondo.
Lui ridacchia.

<<Hai fatto colazione?>> Chiede.
Scuoto la testa.
<<Prenderò qualcosa al volo più tardi.>> Dico.
Lui annuisce.
Prendo lo zaino e infilo dentro qualche matita e penna, più due quaderni.
<<Andiamo.>>

Usciamo di casa e, arrivati al parcheggio, ci aspetta la moto nera di Dylan.
<<Dio mio, ancora?>> Mi lamento.
Lui ridacchia.
<<Avanti, lo so che ti piace abbracciarmi.>> Ghigna, malizioso.
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo, sperando che non si accorga del rossore sulle mie guance.
È vero, abbracciare Dylan è una sensazione paradisiaca, ma spero vivamente di non darlo a vedere.

Salgo a cavallo della moto, dietro Dylan, che mi passa il suo casco -rigorosamente nero- e lo stringo con le braccia per i fianchi.
Mette in moto e partiamo a gran velocità verso la mia nuova scuola.

Arriviamo che sono già le nove e dieci, eppure ci sono ancora molti studenti che vagano per il giardino.
<<Stai tranquilla, ok? Vedi, non sei tanto in ritardo.>>
<<Si, invece! Devo anche passare in segreteria per prendere gli orari.>> Scendo di fretta dalla moto.
<<Appunto, usa la scusa che eri là.>> Dice, alzando le spalle.
Annuisco.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora