Capitolo 80

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Mi sveglio con la faccia appiccicata al materasso, la bocca socchiusa e una chiazza di bava umida sotto di essa.
Alzo il viso e cerco di aprire gli occhi, sbadigliando e asciugandomi bocca e mento con il palmo della mano.

Mi volto alla mia sinistra, trovandomi faccia a faccia con il piede di Dylan, che ancora dorme.
Sbadiglio, alzandomi lentamente. Come cazzo ci sono finita al contrario, sul letto?

Mi infilo un paio di mutande e saltello per la camera con l'intento di afferrare la maglia di Dylan dal pavimento, luogo in cui era stata scaraventata ieri notte dallo stesso proprietario, poco prima di sfilarla anche a me.

In punta di piedi, lascio un bacio umido sulla fronte di Dylan, cercando di non svegliarlo mentre gli sposto i ricci.
Sorrido, osservandolo per pochi secondi.
Il labbro sporgente lo fa sembrare un bambino, così come la metà della faccia spiaccicata sul cuscino.

Decido di non rischiare oltre e, prima che si svegli, sgattaiolo in bagno.
Mi faccio una doccia veloce e controllo l'ora: le dieci di mattina.
Bene, Jason passerà di qua tra venti minuti.

Corro in camera in punta di piedi, lanciando l'asciugamano a terra e infilandomi intimo e vestiti puliti.
Infilo le scarpe e mi lego i capelli in una coda piuttosto stortina.

Il mio telefono trilla proprio mentre sfrego lo spazzolino sui denti con una delicatezza che farebbe invidia ad un bue, allungo il collo per leggere il nome: è Jason, che mi dice di uscire.
Almeno ha fatto una cosa astuta e non ha suonato il campanello.

Finisco di prepararmi, afferro il telefono e corro verso la porta.
Appena afferro le chiavi, però, mi ricordo di Dylan.
Va bene che si sveglia tardi, ma se non saremo ancora tornati si preoccuperà nel non vedermi.

Corro nuovamente in cucina e prendo un Post-it.
Trovo un pennarello e gli scrivo un avviso.

Torno tra poco, Dyl. Sono fuori con i ragazzi.
Ti amo.

Finalmente, posso uscire di casa e sul pianerottolo trovo Jason, Tyler, Kylie e i gemelli ad aspettarmi, bisbigliando tra loro per non disturbare i pochi inquilini degli altri locali.

<<Buongiorno, splendore. Muoviamoci!>> Sorride Jason, prendendomi a braccetto.
Ridacchio, salutando tutti, per poi scendere le scale.

<<Se non ci muoviamo, arriveremo tardi. Carlos, mueve tu culo, hermano.>> Sbotta Martin, correndo per le scale, mentre Carlos borbotta qualcosa in spagnolo e alza gli occhi al cielo.

<<Non siamo in ritardo, ragazzi.>> constato.
Entrambi si voltano, facendo quasi volare Tyler dalle scale, che inizia a borbottare insulti come suo solito.

<<Tu no, chica. Noi si. Abbiamo un'audizione tra mezz'ora a Manhattan.>> risponde Carlos.
<<E siamo in ritardo!>> sbraita Martin, gesticolando, prima di aprire bruscamente il portone.

<< Ahi! ¡Jódete, gilipollas feo!» urla immediatamente, portandosi le mani sulla fronte.
Scoppiamo a ridere, mentre Martin continua ad insultare il portone finitogli in faccia.

Tyler riapre la porta perennemente rotta e riusciamo ad entrare in macchina, con un Martin che si lamenta del bernoccolo che gli uscirà sulla fronte.

<<Amico, non credo che il bernoccolo sia la cosa più preoccupante al momento. >> Jason si trattiene dallo scoppiare nuovamente a ridere, mentre il portoricano abbassa il parasole e si guarda allo specchio il taglio obliquo che ha al centro della fronte.

<<Mierda.>> sbraita, mentre Kylie gli lancia un fazzoletto, ridacchiando.
La mora si volta verso di me.
<< Tesoro, vieni qua.>> mi guarda con un'espressione che conosco bene. Ogni volta che mi ha trascinata da lei per truccarmi aveva la stessa aria famelica che ha ora in viso.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora