Capitolo 47

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<< No, l'ultimo palazzo della via, Dyl.>> Lo avviso, indicando la fine della strada, dove, mio fratello mi ha detto per telefono, abitano lui e mamma.

Dylan accellera e io mi aggrappo alla sua giacca in pelle, finché non accosta accanto al marciapiede.
Scendo dalla moto, mi levo il casco e glielo porgo.

Ci troviamo ad Harlem -tanto per cambiare-, di fronte ad un edificio malmesso in una strada inquietante.
Dylan mi afferra la mano, mentre faccio un respiro profondo.
<< Stai tranquilla, piccola.>> Mormora, con un lieve sorriso.
Sorrido anch'io e annuisco, mordendomi il labbro.
Citofono a nome Jones e saliamo fino al quarto piano, trovandoci di fronte ad una porta ingrigita.
<< Pronta?>> Mormora. Annuisco.
<<Se sei pronto tu.>> Sussurro, in ansia.

Sto per incontrare mia madre. Sono emozionata, ma in ansia. Molto in ansia.
Sono anni che non ho sue notizie, anni che sono rimasta a convivere con il senso di colpa per averla lasciata, anni passati con la convinzione di averla persa per sempre, senza averla nemmeno salutata e averle detto, come ultima cosa, un: "È la mia vita, non potete impedirmi di viverla.", prima di sbattermi alle spalle la porta dell'unica casa in cui avrei dovuto vivere, invece di seguire quel pezzo di merda, che mi aveva riempito la testa di bugie.

Dylan mi sorride, stringendomi di più la mano e poi suono il campanello.
Pochi secondi dopo, la serratura scatta e la porta si apre, rivelando mio fratello che ci sorride sulla porta.

<< Siete venuti!>> Esclama, abbracciandomi.
Ricambio il saluto, per poi spostarmi e lasciare che saluti Dylan, con una stretta di mano e un mezzo abbraccio.
Ci fa entrare nel piccolo appartamento dalle pareti color crema e, da qui, riesco a vedere la cucina aperta sul salotto, con la tv accesa e un divano verdognoli occupato da una donna bionda.
Mamma.

Alza lo sguardo e mi osserva, alzandosi.
<< Holland?>> Sussurra, incredula.
Mi salgono le lacrime agli occhi e le corro incontro, abbracciandola.
<<Mamma.>> Mormoro, odorando i suoi capelli che, come sempre, sanno di miele.
Non è cambiata di un solo centimetro, è solo un po' più magra e con qualche rughetta in più, ma è sempre bellissima.
Capelli biondi, postura dritta e composta, figura slanciata, pelle perlacea e occhi verdognoli, sfumati con un marroncino chiaro.

Ci stacchiamo, dopo il nostro lungo abbraccio e siamo entrambe in lacrime.
<< Oh, cielo. Sei proprio tu.>> Mormora, accarezzandomi la guancia con affetto.
Annuisco, singhiozzando.

<<Mi dispiace mamma. Mi dispiace tanto. Per tutto. È colpa mia, me ne sono andata.>> Mugolo.
Lei scuote la testa.
<< Non importa. Mi avevano detto che eri morta, tesoro. Ma ora sei qui.>> Piange lei. <<La mia bambina.>> Sussurra, abbracciandomi ancora.

Appena si stacca nuovamente mi squadra. << Sei cresciuta, tesoro.>> Sorride. << Dio, sei un fantasma, Holland..>> mormora, carica di preoccupazione.
Mi mordo il labbro.
<<Ci sono stati dei problemi..>> borbotto.
Lei preme le labbra in una linea sottile.
<< È stato lui, vero?>> Sibila. Abbasso lo sguardo, annuendo e mi scende una lacrima.
<<Ormai è acqua passata mamma, te l'ho detto.>> Si intromette Hero, a pochi metri da noi.

Ci voltiamo a guardarlo e, solo ora, mamma nota la presenza di Dylan accanto a mio fratello, che ci guarda con un angolo della bocca sollevato all'insù.

Mia madre aggrotta la fronte e il mio cuore aumenta il battito. E se non le piacesse?
Dylan è diverso da Travis.

<< E lui chi è?>> Chiede, perplessa e curiosa.
Sorrido. << Sono Dylan, signora Stevens.>> Si presenta, avvicinandosi.
Trattengo una risata, nel vederlo così impacciato e ansioso.
<<È il ragazzo di Holly, mamma. Mi ha chiamato lui e ci ha fatti incontrare.>> Dice Hero.
Mia madre sorride.
<< Oh, non chiamarmi così, chiamami pure Crystal.>> Dice, andando ad abbracciarlo.
Dylan mi guarda con gli occhi sgranati, non sapendo come reagire.
Ricambia impacciato l'abbraccio e mia madre lo guarda negli occhi dal basso, non appena si stacca.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora