Capitolo 15

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Due giorni dopo

Due giorni. Due fottuti giorni. Due giorni che sono passati con una lentezza estrema, quasi infinita. Nei quali non ho fatto altro che sentirmi fisicamente debole e mentalmente confusa. Sono a pezzi.
Ieri sono svenuta durante biologia, l'altro ieri mi si è bloccato il respiro in un terribile attacco di panico mattutino, dopo che mi è sembrato di vedere Travis per i corridoi.

Due giorni. Oggi, anzi, è il terzo. Il terzo giorno di una lunga sessione interminabile di ore in cui Dylan mi ignora. Non mi parla.
Dal momento in cui, tre giorni fa ormai, mi ha riportata a casa dopo la consegna dei pacchi di droga, non si è più fatto vedere. Nemmeno a casa per salutare i ragazzi.

Credevo gli fosse successo qualcosa, prima che Seth mi dicesse che stava bene, ma, semplicemente, voleva starsene per conto suo.
Lo fa spesso, mi ha detto.
Eppure non riesco a fare a meno di pensare che, questa volta, la causa sia proprio io.

Oggi è venerdì, finalmente.
Come le precedenti due mattinate, chiedo a Logan un passaggio, visto che Dylan è fuori uso.

Non faccio nemmeno colazione, non ho fame.
Seguo il ragazzo fino alla sua auto, salgo al lato del passeggero e lui parte.
Durante il viaggio, il nostro silenzio è interrotto solo dal rumore della radio a basso volume. Non è come stare in auto con Dylan, che tiene il volume quasi al massimo, solitamente un po' più della metà, ascoltando sessioni di CD di canzoni rap in una riproduzione casuale di album e cantanti.
Arriviamo davanti alla mia scuola, ringrazio Logan e scendo dall'auto velocemente.

Come ogni giorno a partire da mercoledì, mi incontro con Ray e Adeya, accanto al parcheggio riservato alle moto.
<<Cos'hai alla prima?>> Chiede Ray.
<<Scienze.>> Rispondo.
<<Fantastico. Anch'io!>> Rispondo loro in coro.
Rido.
È la prima volta che abbiamo una lezione comune a tutti e tre.

La campana suona e tutti gli studenti si riversano dentro.
Vengo spintonata da un idiota tutto muscoli con la giacca dei colori della nostra scuola. È un giocatore di football.
Alzo gli occhi al cielo e lui mi guarda con un ghigno.

<<Tu sei quella nuova..Ally.>> mi dice, appena riusciamo ad oltrepassare il portone all'ingresso.
<<Holly.>> Lo correggo, a denti stretti.
Probabilmente si sentiva anche fiero di aver azzeccato il nome.
Mi fa un sorrisetto sbilenco.

<<Sono Adam Jefferson, ma probabilmente lo sapevi già.>> Dice, fiero di sé.
<<In realtà non ho idea di chi tu sia, ma se vuoi resta pure nella convinzione di essere il mio primo pensiero mattutino. Ciao Adam.>> Dico, raggiungendo Ray e Adeya in lontananza.

<<Jefferson ti ha rivolto la parola, non sei entusiasta?>> Sorride Ray, prendendolo in giro, mentre Adeya annuisce, sognante.
<<Entusiasta di aver avuto la controprova del fatto che ha un cervello da nocciolina dentro quella testa da montato? Certo, un entusiasmo stellare!>> Ironizzo, facendolo scoppiare a ridere.
<<Beh, è il capitano della squadra di football, diciamo che più o meno tre quarti della scuola gli corre dietro.>> Dice Adeya.
La guardo, con un sopracciglio alzato.
<<Tra quarti della scuola è abbagliata dai muscoli, a quanto pare. Quel ragazzo ha i neuroni nel pallone.>> Rispondo, facendoli ridere entrambi.
<<Su, andiamo in classe, o arriveremo in ritardo.>> Dice Ray.

Riusciamo ad arrivare in classe prima dell'arrivo del professore, che, appena entrato, ci annuncia che il lavoro di oggi si svolgerà in gruppi da quattro.
Fantastico.
Bryanna è in questa classe, e ci sono persino Adam e Nolan, il secondo più voluto della scuola, vicecapitano della squadra di football. Spero non mi capiti uno di loro, o peggio, tutti e tre.

<<I gruppi, ovviamente, li sceglierò io, perché qua non c'è nessuna forma di democrazia, ma solo la mia bella dittatura.>> Continua il prof. Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo.
Sento le due secchione della classe ridere per la sua terribile ironia.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora