Capitolo 78

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È l'otto di aprile. Sabato, per la precisione.
E l'otto aprile ed è il compleanno di Dylan. E io l'ho scoperto soltando ieri.

Sono le sei del mattino, Dylan ha ancora la faccia seppellita tra i cuscini, la bocca semiaperta e la coperta attorcigliata nelle gambe.

Sorrido, osservandolo per qualche minuto.
Gli scosto un lungo boccolo dal viso, con estrema cautela, cercando di non svegliarlo.

Sospiro, decidendo che sarebbe meglio se mi alzassi.
Ho un sacco di cose da fare.

Raggiungo la cucina, dopo aver chiuso la porta della nostra camera per non svegliarlo, e inizio a preparare la colazione.

Seguo la ricetta dei pancake su Internet e preparo l'impasto, facendomi andare in cancrena il braccio un paio di volte.
Butto le gocce di cioccolato e mescolo un ultima volta, prima di iniziare a trasferire dosi di impasto sulla padella.

Riesco a finire i pancake un'ora più tardi.
Li impilo in un piatto e faccio scivolare sopra lo sciroppo d'acero.
Oltre ai suoi cereali colorati, Dylan è fissato con i dolci. Li mangerebbe sempre, a qualsiasi ora del giorno, perciò questa montagna di pancake sono sicura che verrà approvata.

Dylan mi ha detto che non voleva una festa, che gli sarebbe bastata una "riunione": io, lui e i ragazzi. Oppure solo io e lui.

Sorrido divertita, mentre tosto il bacon sulla piastra, pensando alla sua espressione maliziosa mentre mi diceva quelle parole.

Strapazzo le uova e metto la colazione nei piatti, iniziando a cercare un vassoio.
Il problema è che qui non abbiamo un vassoio.

Svuoto e metto a posto almeno tre mobili diversi, ottenendo soltanto il rumore metallico delle pentole che cadono e si scontrano l'una con l'altra.

Poi, una volta chiuso l'ultimo mobile, sento la presenza di due grosse mani calde sui fianchi.
Abbasso lo sguardo su quella distesa di tatuaggi e mi maledico per il rumore.

<<Buongiorno casinista.>> mi lascia un bacio sul collo, e posso percepire il suo sorrisetto divertito.
Chiudo gli occhi, continuando ad insultarmi mentalmente, per poi alzarmi in piedi e voltarmi, appoggiando la schiena al bancone della cucina.

Dylan muove le dita sui miei fianchi, coperti dalla sua maglia e mi sorride dall'alto.

<<Auguri ventiduenne!>> sorrido, spalancando le braccia in aria.
Lui ridacchia.
<<Grazie piccola.>> mormora.

<<Ti sei rovinato la sorpresa. Dovevi restare a letto.>> borbotto.
Lui sorride, voltandosi verso l'isola della cucina, sulla quale sono ancora appoggiati i piatti con la colazione.

<<Sei tu che hai fatto un casino e mi hai svegliato.>>
Gli faccio una smorfia e lui sorride, chinandosi sul mio viso per lasciarmi un bacio sulle labbra.
Ricambio il bacio e mi aggrappo al suo collo con entrambe la mani.

Dylan afferra le mie cosce e mi solleva, facendomi sedere sul bancone della cucina.
Si stacca un secondo per riprendere fiato e mi guarda.
<<Non c'è bisogno di sorprese, amore.>> mormora. <<Ho già tutto ciò di cui ho bisogno. Proprio qui.>>

Quasi quasi mi viene da piangere, appena lo dice.
Sorrido come una tredicenne in crisi ormonale, prima di allacciare la gambe al suo bacino e lanciarmi contro la sua bocca.
<<Ti amo!>> riesco a mugolare, tra un bacio e l'altro.
Non risponde. Semplicemente, con un braccio a circondarmi la fine della schiena, mi solleva dal ripiano di marmo e si sposta alla cieca verso la camera da letto.

In meno di due secondi mi ritrovo senza i pochi vestiti che avevo addosso. L'unico suono presente nella stanza è lo schiocco dei nostri baci, mentre cado sul letto sotto il corpo tatuato di Dylan, che mi accarezza la pelle, fino a stringermi le cosce sotto ai glutei per sistemarmi meglio sotto di lui.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora